Re Magi, una lunga catena di enigmi

È quasi un giallo la visita dei Re Magi alla grotta di Betlemme, e da oltre duemila anni storici e sapienti, astronomi e dotti cercano una spiegazione per giustificare il loro (presunto) lungo viaggio seguendo una stella. Sulle loro tracce si è messo anche Massimo Centini, professore di antropologia culturale in varie università e istituti italiani, che da anni analizza le scritture sacre e i libri apocrifi: «Il mio interesse per i Re Magi – commenta – è determinato dal fatto che mi sono sempre occupato di antropologia della religione, e di conseguenza queste figure riescono a mediare gli aspetti eminentemente religiosi con quelli più vicini agli aspetti umani, nel senso che i Magi coinvolgono anche aspetti legati alla ricerca dell?uomo di risposte su motivazioni, volontà, necessità di dare una faccia umana alla divinità. Aggiungerei la ricaduta sul piano esoterico, però un esoterismo che non vuole essere brutalmente e banalmente calato sugli aspetti peggiori dell?esoterismo, ma vuole anche studiare un pochino gli aspetti più profondi e complessi del linguaggio esoterico». Studioso dell?argomento da alcuni decenni, Massimo Centini ha scritto sui Re Magi, sovrani e astrologi che portarono i simbolici doni a Gesù appena nato (oro, incenso e mirra), ben tre saggi: «I tre saggi e la stella. Mito e realtà dei Magi» (1999 con Franco Cardini e Andrea Piras); «Magi d?Oriente. Filosofia, magia e mistero tra paganesimo e cristianesimo» (2004); «La ricerca dei Magi» (2012), ma su di loro i misteri sono ancora tanti e si è ben lontani dall?aver definito quale fu il loro ruolo nell?ambito della Natività. «Gli enigmi scaturiscono a catena – sostiene Centini – quando si osserva la vicenda dei tre misteriosi magusei (dall?aramaico magusayê), che da Oriente andarono a Betlemme. Ad esempio: dove sarà quell?Oriente indicato dall?evangelista Matteo come loro terra di origine? Si tratta di un?indicazione generica senza nessun riferimento geografico oggettivo? Nel passato molti credevano che mai si sarebbe ritrovato questo mitico Paese. E invece si è scoperto che non si tratta di un?invenzione letteraria, ma di un luogo presente nelle antiche carte geografiche». Descritti da Matteo in pochi versetti presenti nei Vangeli canonici, i Re magi sono ampiamente trattati nella letteratura apocrifa, soprattutto in quella vicino-orientale. In questi numerosi scritti da un lato sono stati umanizzati e dall?altro sono stati avvolti nel mito, in uno spesso reticolo di leggende e questo, come sottolinea Centini, li rende «un mondo di conoscenze antiche come l?uomo, di tradizioni e segreti adagiati in un passato così lontano che spesso è difficile far riemergere tra le pieghe delle memorie giunte sino a noi». Se restiamo al Vangelo di Matteo (2, 1-12), i Magi non sono re, così come non sono necessariamente tre. Il problema è che la tradizione cristiana sulla Natività di Cristo è fondata più sulle notizie degli Apocrifi che sul testo canonico. Questo non è un problema, ma indica come si sia prestata poca attenzione alla principale ed essenziale fonte evangelica. La regalità dei Magi è una vicenda che si afferma sul finire dell?età tardo-antica e si consolida pienamente nell?alto Medioevo, per poi diffondersi dopo il Mille, in particolare con la traslazione delle presunte reliquie dei Magi a Colonia. L?evangelista si guarda bene dall?offrirci una soluzione, dato che la sua narrazione resta molto essenziale e solo allusiva rispetto allo scenario a lui contemporaneo (quello della fine del I secolo d.C.). Le possibilità, in linea teorica naturalmente, sono due: o si tratta di iranici o di arabi (nel secondo caso per via del riferimento all?incenso). Ma gli argomenti già esposti lasciano sospettare che nelle intenzioni dell?autore si volesse far riferimento ad una cultura amica: il mondo iranico con la sua comunità ebraica, o quella residente in Babilonia sin dai tempi dell?esilio, era un obiettivo molto importante. Per Mauro Pesce, docente di Storia del cristianesimo a Bologna, la vicenda dei Magi è «un artificio letterario-propagandistico. Matteo scrisse intorno all?anno 80, quando la nuova religione si stava diffondendo fuori dalla Palestina. Probabilmente il suo Vangelo volle lanciare un messaggio ai non-Ebrei, dicendo che Gesù si era rivelato anche e soprattutto a loro». Il medievista Franco Cardini ha invece sostenuto in varie occasioni che molto probabilmente la presenza dei Magi sia storica, ma che gli altri evangelisti inizialmente l?abbiano ritenuta compromettente e lasciata cadere. Il discorso poi è stato ripreso nei secoli successivi perché negli ambienti cristiani si sono resi conto che c?era bisogno della presenza di pagani accanto agli ebrei per simbolizzare l?apertura del cristianesimo anche ai non ebrei. I Magi, probabilmente, sono caduti sotto la censura di una parte cospicua del mondo cristiano delle origini che non si voleva staccare dalla tradizione ebraica (la parte che faceva capo a San Pietro e a San Giacomo), e poi sono rientrati perché ha vinto la linea di San Paolo dell?apertura ai pagani. Da allora in poi, i Magi hanno avuto la funzione teologica che gli competeva: quella dei primi pagani che accettano il messaggio di Gesù. «Seguendo le tracce dei Magi – rivela Centini – sono tornato indietro nel tempo, e ho avuto modo di valutare gli aspetti meno noti della cultura e del sapere di uomini che nei primi secoli della nostra era, vollero tramandare la conoscenza dei loro predecessori con il linguaggio dell?esoterismo».