Speciale elezioni europee

«Ribelliamoci alla dittatura di Bruxelles»

A Praga Tomio Okamura, Geert Wilders e Marine Le Pen danno corpo al progetto politico di un fronte europeo allargato lanciato dal leader leghista Matteo Salvini - Un accenno anche alla Confederazione: «Gli svizzeri hanno rifiutato di aderire all’UE perché non è democratica» - FOTO e VIDEO
(foto CdT/AC)
Andrea Colandrea
29.04.2019 10:11

PRAGA - Da Milano a Praga per dar corpo al progetto politico di un fronte sovranista allargato ufficialmente lanciato lo scorso 8 aprile dal vicepremier italiano Matteo Salvini in vista delle elezioni europee del 26 maggio. Giovedì pomeriggio è stato Tomio Okamura, leader di Svobodna a prima democracie (SPD), Partito della libertà e della democrazia diretta, a dar corpo all’obiettivo del leader leghista di creare «il gruppo più numeroso dell’Europarlamento» nella simbolica piazza San Venceslao, dove in nome della libertà, il 1. gennaio 1969 s’immolò Jan Palach, per protestare contro l’invasione della Cecoslovacchia dai carri armati sovietici l’anno prima. L’ex imprenditore ceco-giapponese, leader del partito anti-europeista e anti-immigrazione nazionale che fa capo all’ENF, è stato il primo a prendere la parola in una gremita conferenza pubblica organizzata dallo stesso SPD intitolata «Per un’Europa delle nazioni sovrane», che ha visto anche la partecipazione di due relatori di grande richiamo politico: la leader del Rassemblement National Marine Le Pen e il capo del Partito per la libertà, l’olandese Geert Wilders (Salvini ha salutato il pubblico e i colleghi con un videomessaggio in italiano sottotitolato in lingua ceca).

Il pubblico, diverse centinaia i presenti, ha fatto capolino verso il palco montato nel centro cittadino, con striscioni, bandiere e magliette con il simbolo dell’SPD. Il primo a prendere la parola è stato Tomio Okamura, che ha subito messo il dito nella piaga denunciando «continue e forti pressioni da Bruxelles che difende l’immigrazione clandestina». Un atteggiamento, ha specificato, che va contro il volere delle nazioni: un modo di agire «antidemocratico» e che «non risponde alla volontà degli Stati europei», i quali hanno conquistato a fatica la loro libertà, e che non sono disposti a sottomettersi alla «dittatura dell’UE» guidata «dall’ubriacone Jean Claude Juncker». Poi un accenno, molto applaudito, alla Svizzera. «Gli svizzeri hanno rifiutato di aderire all’UE perché non è democratica». E ancora: «Libertà è vera democrazia, rifiutiamo categoricamente qualsiasi restrizione che svantaggi la Repubblica Ceca». Secondo Geert Wilders, «il 26 maggio combattiamo per la nostra esistenza». Si tratta di una sorta di referendum pro o contro l’UE. I timori principali del leader populista olandese sono «i milioni di africani che vogliono raggiungere l’Europa e la terribile minaccia del terrorismo islamico». Un pericolo, ha sottolineato, che «ha già fatto migliaia di vittime innocenti in Europa ed espropriato buona parte dei nostri paesi in Olanda e che si fa sempre più minaccioso su scala nazionale e internazionale». «Lo abbiamo potuto vedere nuovamente anche fuori dall’Europa (quasi i 300 morti per l’attacco in Sry Lanka): l’Islam è un pericolo e va fermato prima che sia troppo tardi». Infine Marine Le Pen, ha denunciato la “sottomissione dell’UE all’immigrazione organizzata”. Il progetto politico dei sovranisti, ha rimarcato, è “restituire la libertà ai popoli europei”, attualmente governati da un «superStato antidemocratico e contrario alle libertà individuali». «Un’entità che è una vera e propria dittatura dall’alto e che va dunque smantellata». Il 26 maggio, ha concluso la leader della destra francese, è «un’occasione per tutti i patrioti d’Europa per cambiare e per riformare a fondo l’assetto del nostro Continente nel rispetto delle identità nazionali e della cooperazione tra gli Stati sovrani».