Risicatissimo voto contro misure anti-radicalizzazione islamica

BERNA - Con una maggioranza risicatissima, ovvero 92 voti (ottenuti grazie al «no» decisivo della presidente della Camera Marina Carobbio) contro 91 e 8 astenuti, il Consiglio nazionale ha respinto una mozione del gruppo UDC che chiedeva misure per meglio sorvegliare le moschee e gli imam e limitare i rischi di radicalizzazione di stampo islamico.
«Tutti i movimenti radicali, che siano di sinistra o di destra, sono oggetto di sorveglianza», ha sostenuto in aula la consigliera federale Karin Keller-Sutter, ricordando le misure già prese dalla Confederazione (espulsioni, divieto di entrata) e le revisioni legislative ancora in corso. «Prendiamo le cose sul serio», ha sottolineato, ricordando comunque che la sorveglianza preventiva delle moschee non è consentita.
La mozione era stata presentata nel 2017 per evitare la diffusione dell’Islam radicale e il pericolo che in Svizzera nascesse una società parallela. Gli obiettivi dell’atto parlamentare erano cinque: il divieto di finanziamento dall’estero di moschee e organizzazioni islamiche; un controllo di questi enti; un rafforzamento dello scambio di informazioni in quest’ambito fra le autorità; assicurarsi di mettere a disposizione, per i controlli, un numero adeguato di specialisti con le giuste competenze linguistiche; il divieto di concedere ulteriori visti a imam stranieri che intendono entrare temporaneamente in Svizzera per predicare. «Ci sono stati già vari casi di predicatori dell’odio in Svizzera. Ad esempio a Winterthur, Ginevra e Bienne. Sono avvenuti anche reclutamenti di jihadisti», ha affermato il primo firmatario dell’atto parlamentare, il deputato UDC solettese Walter Wobmann, secondo cui il Governo non farebbe ancora abbastanza. «Sono curioso di sapere quali saranno le proposte del Consiglio federale per le nuove misure preventive nell’ambito della polizia, attese per fine anno», ha aggiunto il democentrista.