«Ristorazione in ginocchio? Il nostro appello è rivolto anche alla politica»

Un grido d’allarme, non il primo. GastroTicino, in questo caso, parla addirittura di un settore, quello della ristorazione, «in ginocchio». E promette di coinvolgere «le principali realtà economiche, politiche e turistiche del Cantone» in modo da «reagire alla crisi». Massimo Suter, il presidente, parla di una «crisi a 360 gradi», che tocca tutte le regioni turistiche, non una soltanto, con più problematiche sul tavolo, dall’inflazione al maltempo.
«Condizioni quadro»
Suter ammette che il comunicato inviato questa mattina alle varie redazioni altro non è che «un grido d’allarme». Ma rivolto a chi? «Al grande pubblico, affinché ci sia una presa di coscienza del problema, ma anche ai nostri partner commerciali ed economici di altri settori legati al turismo. I pernottamenti non rappresentano il solo metro di giudizio. Vi è stato un netto calo, è vero, ma di riflesso soffre anche la ristorazione. Non soltanto quella legata al ramo alberghiero, il problema è generale, ed è preoccupante». La memoria corre al periodo COVID, a tutto quel che ne è seguito. Nel comunicato si parla di una crisi che non si registrava, «in queste proporzioni, almeno da un ventennio». E oggi non vi sono neppure quegli aiuti emersi nell’immediato post-pandemia, fa notare l’associazione mantello del settore.
Insomma, la questione sembra chiamare in causa anche la politica. Massimo Suter lo fa direttamente, anche se premette - in effetti - che il pensiero non va a quegli «aiuti finanziari» che avevano caratterizzato la crisi pandemica. Qui si parla di condizioni quadro. Il «tavolo di crisi» suggerito, è mirato a quello, a «implementare misure che portino a condizioni quadro atte a garantire un futuro dignitoso a migliaia di famiglie». Il brainstorming richiesto ha proprio questa finalità. «Tutti gli attori coinvolti dovranno individuare le principali cause rispettive di crisi. Perché ognuno ha una propria “causa”. Dopo questo lavoro, servirà una road map, in modo da intraprendere e implementare gli interventi mirati a risolvere queste crisi». E il mondo politico, secondo Suter, «non deve esimersi dal dare una mano al settore, anche perché non può dirsi esente da responsabilità. Tra i problemi vi è infatti anche la perdita in termini di potere d’acquisto per i cittadini e le famiglie. I costi che gravano su ogni famiglia sono diretta conseguenza dei bilanci disastrati di uno Stato che non è più in grado di autofinanziarsi. La migliore soluzione non può essere quella di attingere dalle tasche dei cittadini».
«C’è stata anche autocritica»
Nel comunicato si fanno anche alcuni numeri. Si parla di «un calo di cifra d’affari che negli ultimi sei mesi è in media tra il 20 e il 50%». Stessa perdita, nel dettaglio, per il Bellinzonese e Valli, «con punte del 70%». E per il Mendrisiotto si dice che «non si ricordano crisi di questo genere». Per non parlare del caso eccezionale dell’Alta Vallemaggia. Insomma, la mappa della crisi è piuttosto uniforme. Si ventilano anche chiusure imminenti. Suter aggiunge: «La cartina al tornasole è il mercato del lavoro: e non si assume, non vi è lavoro da dare. Poi sì, ci sono alcune situazioni più a rischio di altre. Penso ai grotti, ai lidi, agli esercizi che non hanno avuto entrate in questi mesi di maltempo. Se gli esercizi in Vallemaggia avranno gli aiuti del caso, i piccoli grotti, magari in zone discoste, si sentono soli. E allora dobbiamo reagire e trovare soluzioni, anche al di là del meteo. L’unica via d’uscita sta nel confrontarsi». Chiediamo a Suter se, in queste riflessioni, abbia trovato posto anche l’autocritica. «Ci siamo guardati allo specchio, sì. Non tutti i mali vengono dall’esterno. Non siamo esenti da colpe. Ma d’altra parte dobbiamo trovare soluzioni che tutti noi possiamo applicare senza troppe complicazioni. Per intenderci, non usciremo da questa crisi semplicemente abbassando i prezzi. Andranno fatte più riflessioni». Poi cita un esempio: «La viabilità. Spesso gli spostamenti diventano impossibili (nel comunicato si cita anche la linea ferroviarai rallentata del San Gottardo, ndr), e poi alcuni cantieri infiniti penalizzano ristoratori che vengono dimenticati. Ecco, occorre più dialogo».