Ristrutturazione di FFS Cargo: «Nessuno verrà lasciato a casa»

Oggi, in Ticino, è arrivato anche il direttore di FFS Cargo Alexander Muhm. «Abbiamo scelto il Ticino per questa comunicazione perché la porta sud riveste, e continuerà a rivestire, un’importanza strategica». Parole, quelle di Muhm, pronunciate per rassicurare chi, in questi mesi, ha sollevato dubbi e timori riguardo a un progetto che i sindacati non esitano a definire un vero e proprio «smantellamento». In realtà, la lista di chi ha espresso i propri timori è lunga, e comprende non solo i sindacati, ma anche il Consiglio di Stato ticinese, alcuni parlamentari e alcuni Comuni.
Muhm ha aperto il suo intervento senza eludere i nodi più critici: «Per assicurare un futuro al traffico merci è necessario riorganizzarlo, rendendolo economicamente sostenibile». Non si scappa. Oggi questa attività genera infatti perdite milionarie: lo scorso anno circa 76 milioni di franchi. «In futuro il traffico merci dovrà diventare economicamente autosufficiente, come richiesto dalla Confederazione in veste di proprietaria delle FFS». Liberalizzato nel 1999, il traffico merci su rotaia deve infatti fare i conti con la concorrenza, ha detto Muhm. Il quale, tuttavia, non si è sottratto agli aspetti più spinosi della riorganizzazione, in particolare quelli legati al personale. «Una riduzione dell’organico è inevitabile», ha detto. «A tutti i collaboratori toccati in Ticino sarà comunque garantita una soluzione alternativa», ha spiegato dal canto suo Roberta Cattaneo, direttrice regionale FFS, Regione Sud. Come comunicato lo scorso maggio, con il riorientamento del traffico merci, FFS Cargo ha infatti prospettato una riduzione di circa 65 posti di lavoro in tutta la Svizzera entro la fine del 2025, di cui circa 40 in Ticino.
«Per due terzi del personale ticinese è già stata trovata una soluzione interna», ha chiarito oggi Cattaneo. «Questi collaboratori si trasferiranno nelle divisioni di FFS Infrastruttura e FFS Viaggiatori in Ticino, oppure andranno in pensione. Per i collaboratori rimanenti, nelle prossime settimane saranno formulate offerte di trasferimento a TILO». In alternativa, le FFS offrono la possibilità di un impiego volontario temporaneo in altre regioni, Svizzera tedesca o francese, in cui sussiste attualmente un fabbisogno, ha aggiunto Cattaneo, sottolineando che si tratterà di una scelta «assolutamente» volontaria: «Non obblighiamo nessuno». Una precisazione che indirettamente risponde alle critiche dei sindacati per i quali la proposta di trasferirsi oltre San Gottardo non è sempre praticabile. «Ripeto, nessuno è obbligato. Esistono soluzioni alternative. Per tutti».
Muhm ha quindi illustrato i motivi della ristrutturazione, spiegando in quali settori del traffico merci occorre intervenire.
Il primo segmento è legato al traffico combinato, ossia il trasporto merci che combina treno e camion: «Con un fatturato di 18 milioni di franchi, attualmente le FFS registrano perdite annue di 12 milioni. È in questo settore che si sente maggiormente la concorrenza con i camion», ha detto Muhm. Di qui, la necessità di intervenire rimodulando l’offerta «per renderla più redditizia». In particolare, per stabilizzare finanziariamente il traffico combinato, altrimenti deficitario, FFS Cargo ha deciso di concentrarsi sull’asse nord-sud, incrementando i movimenti su questa tratta, tra il terminal di Dietikon e quello di Stabio. La scelta, come noto, comporta la rinuncia dei terminal di Cadenazzo e Lugano, puntando su una tratta più lunga con base nel Mendrisiotto. «Abbiamo scelto di puntare sul terminal di Stabio in quanto è la struttura più vicina al confine italiano. In questo modo, possiamo offrire ai clienti una tratta più estesa, togliendo al contempo dalle strade parte del traffico pesante». Muhm ha sottolineato che si tratta di un test. «Se questo servizio avrà successo, ovvero se riuscirà a essere competitivo e sostenibile, estenderemo l’offerta del traffico combinato in tutta la Svizzera, sull’asse est-ovest». Per la prima volta, quindi, si inaugura il collegamento (più lungo) tra Dietikon e Stabio, rinunciando a Cadenazzo e Lugano. «Il riposizionamento avviene ridisegnando una nuova rete più vicina al confine e su una tratta più lunga».
Per quanto riguarda il terminal di Cadenazzo e Lugano, Roberta Cattaneo ha sottolineato che non verranno chiusi: «Le FFS sono attualmente in trattativa con la Posta. In futuro, quest’ultima intende infatti prendere in locazione il terminal di Cadenazzo e gestirlo in autonomia». E Lugano Vedeggio? «Se qualcuno fosse interessato a portare treni a Lugano Vedeggio, si può entrare in discussione, ma l’operazione deve essere economicamente sostenibile».
Accanto al traffico combinato, FFS Cargo punta a intervenire anche sul traffico «a carri isolati o singoli», cioè quel tipo di trasporto merci in cui un cliente spedisce solo pochi vagoni anziché un treno intero. «Si tratta di un traffico in perdita: la nostra rete è molto ampia e i prezzi negli ultimi dieci anni non sono stati adeguati», spiega Cattaneo. «Inoltre, abbiamo perso circa il 30% del volume di traffico».
All’inizio di quest’anno, la Confederazione ha deciso di sostenere temporaneamente questo segmento del traffico merci con un aiuto finanziario di 50 milioni all’anno. «FFS Cargo è ora in trattativa con i principali clienti, all’incirca una quindicina, per un aumento dei prezzi e un rimodellamento della rete più efficiente. Anche noi, come FFS, siamo chiamati a contribuire, ridisegnando la rete, riduzione che purtroppo comporterà anche tagli di posti di lavoro», sottolinea Cattaneo.
Un rimodellamento della rete e dell’offerta che, assieme alla conseguente riduzione dell’organico, comporterà anche un necessario riversamento di camion sulle strade. Il comitato «No alla ristrutturazione FFS Cargo», che venerdì scenderà in piazza a Mendrisio chiedendo alle FFS di fare un passo indietro, stima fino a 100 mila veicoli in più sulle strade, considerando anche la chiusura anticipata dell’autostrada viaggiante Rola. «Siamo consapevoli di possibili effetti sul Mendrisiotto, ma non possiamo quantificarli. Sul lungo periodo, l’obiettivo resta comunque di ridurre il traffico su strada in Ticino», ha infine concluso Cattaneo.