Rosi Mauro blocca la Lega

L'espulsione dal movimento complica la sua presenza al Senato
Ats
16.04.2012 07:00

ROMA - La scopa imbracciata da Roberto Maroni sul palco di Bergamo ha ramazzato quel che poteva, ma si é dovuta fermare sulla soglia del potere istituzionale. L'espulsione di Rosy Mauro dal partito ma non ancora dal gruppo rimane un rompicapo e tale è destinata a rimanere ancora per qualche tempo. Il vicepresidente vicario del Senato è la figura più rappresentativa della Lega Nord nelle istituzioni «romane». Da lì non può essere rimossa perché, come ha ricordato ancora ieri il presidente Schifani, l'istituto della sfiducia non è previsto per la sua carica (come non lo era, a suo tempo, per il presidente della Camera).

Intanto Maroni, in un'intervista, fa sapere che «dopo Bossi non verrà un nuovo Bossi» perché «un leader carismatico è per sua natura insostituibile». Verrà «un nuovo assetto e una nuova squadra» ma a guidarla potrebbe anche non essere Roberto Maroni. Resta il fatto che Bossi padre e figlio si sono dimessi, da segretario del Carroccio e da consigliere regionale, evitando così di complicare il lavoro di pulizia (educato eufemismo, per non parlare di una più concreta epurazione).

Dovrebbe toccare domani a Monica Rizzi, assessore lombardo allo Sport. E poi scendendo per i rami. Ma per Rosy Mauro, dopo la sua espulsione dal partito decretata giovedì 12 aprile dal Consiglio federale, la macchina della pulizia leghista si è dovuta arrestare sulla soglia del Senato. Per mille ragioni. Alcune oggettive, come l'impossibilità di sfiduciare il vice presidente vicario, istituto non previsto né dal Regolamento e meno che mai nella Costituzione.