La sentenza

Roxana Ruiz, la messicana condannata per avere ucciso il suo stupratore

Dovrà scontare sei anni e due mesi di carcere per eccesso di legittima difesa – Insorgono le associazioni per i diritti delle donne
© KEYSTONE (AP Photo/Eduardo Verdugo)
Red. Online
20.05.2023 11:18

Nel 2022, in Messico, 3.754 donne sono state uccise. Sono 11 ogni giorno. Solo un terzo di questi casi, 947, è stato classificato come femminicidio. Gli altri 2.802 sono stati catalogati come omicidi volontari. Dati allarmanti, che negli ultimi giorni vengono ampiamenti sollevati nel Paese del Nord America. Perché c'è un altro caso, l'altra faccia della medaglia si potrebbe dire, che sta facendo scalpore. È quello di Roxana Ruiz, 23 anni, condannata a sei anni e due mesi di carcere per eccesso di legittima difesa. Ha ucciso l'uomo che l'aveva stuprata e minacciata di morte, a Ciudad Nezahualcoyotl. Il tribunale l'ha ritenuta colpevole, condannandola anche a pagare un'ammenda di 280 mila pesos.

Il caso sta suscitando dibattiti e polemiche, legate soprattutto al ruolo della giustizia nella lotta alla violenza di genere, una piaga profonda in un Paese dove, come detto, stando ai dati ufficiali muoiono per mano altrui 11 donne ogni giorno.

«Ha minacciato di uccidermi. Era la mia vita o la sua», ha raccontato Roxana Ruiz in un’intervista rilasciata a El Pais. La 23.enne è stata condannata al massimo della pena prevista. E i suoi avvocati promettono battaglia. La donna, che ha già scontato nove mesi di custodia cautelare, viene descritta come una venditrice ambulante di patatine fritte, diventata madre a 14 anni, vittima di violenze sin dall’infanzia. Fino a quando la sentenza non avrà passato tutti i gradi di giudizio, non dovrà tornare in carcere.

Si mobilitano associazioni e opinione pubblica

«Qui il prezzo per non lasciarsi stuprare e uccidere è il carcere», è lo slogan che sta accompagnano la vicenda. Al fianco di Roxana Ruiz si sono schierate, infatti, le associazioni messicane di difesa dei diritti delle donne. L'episodio è avvenuto nella regione del Messico in cui si conta il maggior numero di femminicidi: 138 nei dodici mesi dello scorso anno. «La giustizia non dovrebbe trattare così le donne – ha dichiarato commossa la 23.enne –. Come ci vestiamo o a che ora usciamo dal lavoro non possono giustificare la mancanza di rispetto o gli attacchi. Chi subisce violenza sessuale non dovrebbe essere arrestata perché si è difesa».