Ruby Belge e le sue origini aramaiche

Sono nato a Lugano ma i miei genitori hanno cercato di trasmettere a me e alle mie sorelle la lingua aramaica portandoci sempre alle messe con la nostra liturgia e sforzandosi di tenerci legati alle tradizioni e alle radici. Purtroppo però da ragazzino ho vissuto a lungo una specie di rigetto e di rifiuto nei confronti di quella cultura e quindi, per esempio, anche con i parenti aramaici, mi impuntavo e quasi per ripicca rispondevo sempre in italiano. Ho perso così a lungo la capacità di parlare la lingua e l?interesse per tutto ciò che mi ricordava le mie origini. Poi però da adulto mi sono riavvicinato. Dopo esserci stato da bambino, sono tornato a venticinque anni di distanza nella nostra terra d?origine con i miei familiari. È stato importante rivedere quei luoghi e poter tornare a immergermi nell?atmosfera di quella terra. Ho parlato con gli anziani e con gli ultimi esponenti di una comunità millenaria rendendomi conto di quello che chi è rimasto ha dovuto passare negli ultimi decenni. Il mio, quindi, è un riavvicinamento progressivo che mi sta portando ad avere molti più contatti con la comunità della diaspora anche in Svizzera e in Europa a cui ero rimasto, anche per via dei miei impegni sportivi, piuttosto estraneo. L?unico legame che ho sempre mantenuto è stato quello della religione poiché non manco mai la nostra messa di rito siriaco. Ora ho di nuovo amici e conoscenti aramaici e li frequento con interesse. Ho cambiato il mio atteggiamento nei confronti della mia cultura di origine anche nei contatti con le persone quando viaggio in Francia, in Germania, in Olanda e in Belgio. Se posso parlo l?aramaico e anche se mi faccio capire e riesco a sostenere un dialogo, gli anni di lontananza mi rendono ancora insicuro e ansioso di migliorarmi. Posso dire che in Svizzera e in Ticino siamo molto ben integrati. Certo non abbiamo una nazione e di noi si sa poco. Molti non sanno nemmeno cosa sia un arameo, qualcuno, forse per via della comune religione cristiana ci confonde qualche volta con gli armeni. Tuttavia l?interesse non manca e giornate come quella di oggi possono essere un valido spunto in questa direzione. Siamo a giusta ragione ben visti dagli svizzeri anche perché non abbiamo mai creato problemi e siamo dei gran lavoratori. Poi qui siamo comunque in pochi rispetto a certe realtà come quella tedesca o svedese che magari sentendosi autosufficienti tendono a chiudersi. Questo, se da un lato attenua un po? i legami con la tradizione, dall?altro facilita l?integrazione dei giovani. Nelle grandi comunità della diaspora invece ci vorranno più generazioni. Però guardiamo avanti con fiducia. D?altronde anche i miei genitori sono nati e cresciuti nella terra degli antenati ma ormai mi accorgo che sono sempre più assimilati alla mentalità ticinese. L?eredità più affascinante che ci rimane oltre alla lingua, per la storia che ha, credo che sia il nostro carattere. Siamo straordinariamente ospitali e aperti agli altri, amiamo stare tra la gente e incontrare il prossimo. Siamo molto devoti e molto legati alle tradizioni. Per tanti versi direi che siamo simili alla gente dell?Italia meridionale, ai siciliani. Io sono molto orgoglioso e fiero di appartenere a questo popolo e di approfondirne le usanze e la storia. La sofferenza di questa gente, perché non dimentichiamo che questo è un popolo che ne ha passate di tutti i colori, è adesso anche la mia. Con la mia testimonianza, in caso di occasioni importanti come quella odierna spero di poter dare un contributo affinché i ticinesi ci conoscano meglio.