Svizzera

Sacchetti di plastica a pagamento nei negozi: i commercianti vogliono rescindere l'accordo

La Swiss Retail Federation, l'associazione delle imprese di vendita al dettaglio, sarebbe intenzionata a fare marcia indietro e vorrebbe eliminare il monitoraggio della distribuzione dei sacchetti a pagamento visto che gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti da tempo a suo dire
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Red. Online
09.06.2025 23:36

Rescindere l'accordo che ha fatto sì che nei negozi i sacchetti di plastica non fossero più gratuiti? È quanto vorrebbe la Swiss Retail Federation, l'associazione delle imprese di vendita al dettaglio. A riportarle la notizia è la SonntagsZeitung. Vediamo allora di capire che cosa sta succedendo.

Che l'introduzione di una tassa sui sacchetti abbia contribuito a ridurre notevolmente le quantità di plastica in circolazione sembra fuor dubbio: nel 2016 i sacchetti di plastica monouso distribuiti erano 417 milioni, mentre l'anno scorso erano solo 51 milioni. Tutto merito di un accordo di settore che aveva impedito che la questione venisse regolata a livello legale. Nel 2012, infatti, le Camere federali avevano incaricato il Consiglio federale di vietare i sacchetti di plastica monouso per proteggere l'ambiente. Nell'autunno del 2016, però, il Parlamento aveva fatto marcia indietro lasciando al settore del commercio al dettaglio il compito di garantire che venissero messi in circolazione meno sacchetti monouso. L'accordo stipulato all'epoca, tuttavia, prevede che ogni rivenditore debba conservare e presentare statistiche sui sacchetti alla fine dell'anno.

Ebbene, oggi è proprio questo aspetto a far storcere il naso ai commercianti elvetici. La Swiss Retail Federation vorrebbe eliminare il monitoraggio della distribuzione dei sacchetti a pagamento visto che gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti da tempo, come del resto indicano le statistiche. L'accordo fra l'associazione e la Comunità di interesse per il commercio al dettaglio – che raggruppa Coop, Denner e Migros – era stato concepito fin dall'inizio per durare solo fino al 2025 se gli obiettivi fossero stati raggiunti, ricorda Dagmar Jenni, direttrice della Swiss Retail Federation.

Allo stesso tempo, l'associazione intende anche annullare un secondo accordo di settore simile. Nel 2019, i rivenditori si erano impegnati a non distribuire più gratuitamente grandi sacchetti di plastica riutilizzabili alle casse.

Un quadro complicato, insomma. E, a complicarlo ulteriormente, ci hanno pensato Coop e Migros le quali non fanno parte della Swiss Retail Federation ma dispongono di una propria struttura associativa, la IG Detailhandel. Ebbene, i due giganti, dal canto loro, hanno annunciato l'intenzione di proseguire con gli accordi di settore ora indigesti all'associazione diretta da Dagmar Jenni.

I consumatori che intravedono già l'eventualità che presto i sacchetti di plastica tornino ad essere gratuiti nei negozi, però rimarranno probabilmente delusi. Jenni precisa infatti che non si tratta di togliere la tassa attualmente in vigore, ma piuttosto di esentare i commercianti dal tenere statistiche sulla diffusione dei sacchetti. Detto ciò, comunque, non è ancora chiaro quali conseguenze potrebbe avere un eventuale ritiro dall'accordo da parte della Swiss Retail Federation.

Statistiche contestate

Le statistiche sulla diffusione dei sacchetti di plastica non lasciano comunque perplessi solo i commercianti, che si vedono costretti a raccogliere una grande quantità di dati, ma anche la politica e le organizzazioni ambientaliste. I numeri, infatti, si basano su autodichiarazioni dei rivenditori e per questa ragione sono stati ripetutamente messi in discussione, anche da membri del parlamento. E Fabienne McLellan dell'organizzazione ambientalista Oceancare afferma: «È semplicemente impossibile dimostrare quanti sacchetti monouso siano stati effettivamente risparmiati. Perché i dati dei rivenditori non possono essere né monitorati né verificati».

Anche Greenpeace non crede alle promesse dei rivenditori. L'organizzazione ambientalista internazionale ritiene che l'attuale accordo di settore non sia sufficiente. «Stiamo affogando nella plastica», afferma Joëlle Hérin, esperta di consumi ed economia circolare di Greenpeace Svizzera. «L'accordo attuale non copre tutti gli imballaggi problematici. È solo un modesto inizio. Il commercio al dettaglio svizzero non dovrebbe recedere dall'accordo attuale, ma piuttosto estenderne l'ambito di applicazione per includere tutti gli imballaggi monouso».

Secondo Greenpeace, se gli attuali accordi di settore venissero aboliti, si correrebbe il rischio di una «rottura della diga». Greenpeace auspica pertanto che il Consiglio federale tiri il freno d'emergenza e, con un «divieto di imballaggi monouso», impedisca che il numero di sacchetti di plastica consegnati aumenti nuovamente invece di continuare a diminuire.