Lugano

Sale la tassa per il doposcuola, ma perché pagano solo i genitori?

Fa discutere il balzello da 20 franchi deciso dalla Città, che spiega le sue ragioni – Ma nelle Linee di sviluppo...
© CdT/Gabriele Putzu
Giuliano Gasperi
07.06.2024 06:00

La tassa amministrativa per iscriversi al doposcuola, a Lugano, è aumentata da 70 a 90 franchi e questo ha suscitato domande e malumori. Sarebbe un peccato, tuttavia, limitarsi alla necessità di aggiungere un bigliettone rosato con disegnate le farfalle. Il tema offre altri spunti di rilievo. Alcuni emergono dalla recente risposta del Municipio alla consigliera comunale liberale radicale Lara Olgiati che, insieme a Giovanna Viscardi, aveva chiesto lumi sui perché del balzello. Sindaco e colleghi hanno messo sul tavolo alcune cifre: negli ultimi otto anni, nonostante il numero delle famiglie iscritte al doposcuola sia cresciuto di oltre 350 unità, le unità lavorative impegnate in questo servizio sono rimaste le stesse: 1,7. Il volume di lavoro è aumentato anche in seguito alla scelta di coprire i ponti scolastici e due settimane in agosto, senza dimenticare che negli ultimi anni si è consolidata la presenza annuale di oltre 700 bambini alla colonia estiva diurna Vivi Lugano e di circa 300 piccoli iscritti all’asilo estivo fra giugno e luglio. In poche parole: c’è sempre di più da fare e le forze sono quelle che sono. L’Esecutivo fa poi notare che i servizi extrascolastici della Città siano tra i più flessibili in Ticino, dando la possibilità ai genitori di modificare giornalmente il piano di presenza dei figli. Una flessibilità – conclude il Municipio – che implica un grosso sforzo organizzativo e amministrativo. A Olgiati l’aumento di venti franchi pare comunque eccessivo, soprattutto pensando alle famiglie con più figli iscritti. A questo punto però dobbiamo allargare il discorso.

Quanto vale un obiettivo?

«Conciliabilità famiglia-lavoro tramite un adeguamento delle strutture extrascolastiche» è uno degli obiettivi scritti in grande e in grassetto nel documento con le Linee di sviluppo della Città. È qualcosa in cui il Municipio, quindi, crede molto. E il doposcuola è indubbiamente un servizio chiave per aiutare mamme e papà che devono districarsi fra gli orari professionali e quelli familiari. Ma se l’obiettivo è così importante per rendere più attrattiva Lugano, perché quei 90 franchi non sono sostenuti da tutta la collettività? Il discorso potrebbe essere esteso, almeno in parte, alle rette. Al momento, per una famiglia in cui ambedue i genitori lavorano al 100% e guadagnano complessivamente 140 mila franchi l’anno (che in tutto non è un salario da capogiro), un doposcuola completo da 30 ore settimanali costa attorno agli 800 franchi mensili. Per tutto ciò, Lugano applica il principio della causalità – volendo fare un esempio estremo, è come quando ordiniamo un prodotto online da un altro Paese, il pacco è oggetto di un controllo doganale e noi, che abbiamo «provocato» quel controllo, dobbiamo versare alcune decine di franchi per finanziarlo – ma è giusto? Secondo il municipale responsabile della scuola Lorenzo Quadri, sì. «Per quest’anno, le spese per mense, doposcuola, e altre attività scolastiche delle elementari sono state quantificate in quasi 3,8 milioni, mentre le relative entrate in circa 1,4 milioni. La scuola dell’infanzia a orario prolungato, invece, prevede costi per oltre 1,8 milioni e ricavi per 555 mila franchi. Quindi, al contribuente, il settore extrascolastico costa già, al netto dei ricavi, circa 3,7 milioni annui, e la cifra sale con l’aumento dei partecipanti». Quanto alle rette, Quadri le ritiene «alquanto sociali», «nel senso che i redditi bassi pagano davvero poco, mentre anche le rette massime – tema su cui è pendente una mozione – non coprono comunque il costo reale del servizio. Decidere di ridurre queste ultime è una scelta politica e bisogna essere consapevoli che le varianti non sono molte: o si aumentano le rette delle fasce di reddito basse, o si aumenta l’onere a carico dei contribuenti. In quel caso, a mio parere, occorrerebbe compensare risparmiando su altre voci di spesa della Città. Oppure si opta per una combinazione delle due cose». Di margini per ridurre le spese del settore, il capodicastero non ne vede: «I costi del servizio extrascolastico sono in massima parte composti da spese per il personale educativo, il cui numero è stabilito da leggi superiori, e per gli alimenti». La contabilità non perdona, ma una domanda resta sospesa: quanto vale, per la Città, l’obiettivo di favorire la conciliabilità lavoro-famiglia?

In tema di scuole comunali, il Municipio ha un’altra gatta da pelare: trovare un terreno dove realizzare l’asilo nido che avrebbe dovuto sorgere vicino al Capannone di Pregassona. Ubicazione, quest’ultima, che non ha superato l’esame del Consiglio comunale. La domanda resta alta e l’offerta, nonostante qualche nuova apertura, è insufficiente. Cosa farà il Municipio? Si era parlato di anticipare la costruzione delle nuove scuole di Viganello, che prevedono anche un asilo per i piccolissimi. «È una possibilità che va esaminata all’interno del piano finanziario – risponde Quadri – ma il nido, a mio parere, non può essere l’unico argomento a giustificazione dell’anticipo, visto che le nuove scuole comportano un investimento attorno ai 28 milioni, di cui solo una piccola parte sarebbe destinata al nido. Stiamo valutando delle opzioni per un ulteriore nido pubblico ma, a meno che spunti per magia un terreno idoneo a replicare il ‘modello Pregassona’, non si tratterà più di un investimento dell’ente LIS, bensì della Città, con tempi e costi ben più alti e, verosimilmente, un’ubicazione meno interessante».