Salvatore Baiardo a Massimo Giletti: «Lei sta rischiando parecchio»

Sulla stampa italiana è stato definito «l'uomo della "profezia"». Perché due mesi fa, ai microfoni della trasmissione Non è l'Arena su La7, aveva dichiarato: «Che arrivi un regalino? Magari presumiamo che un Matteo Messina Denaro sia molto malato e faccia una trattativa per consegnarsi lui stesso per fare un arresto clamoroso?». Stiamo parlando di Salvatore Baiardo, che gestì la latitanza dei fratelli Graviano. A Massimo Giletti aveva detto che la cattura del boss sarebbe stato un «regalino al nuovo Governo», guidato da Giorgia Meloni, «un fiore all'occhiello». Aveva parlato di un tentativo di accordo da parte dei boss con lo Stato italiano sulla cancellazione dell’ergastolo ostativo. Dall'arresto dell'ex latitante, il 16 gennaio, il nome di Salvatore Baiardo ricorre spesso sui giornali del Belpaese e le ospitate televisive non mancano.
Ieri, ancora a Non è l'Arena su La7, Baiardo ne ha sparato un'altra. «Matteo Messina Denaro non ne ha per molto. Altrimenti non succedeva quanto è successo, almeno questo presumo». E ha aggiunto che la sua fonte sullo stato di malattia di Messina Denaro «arriva dall'ambito palermitano, e non dai Graviano», «ci sono altre persone». Parole che, così come quelle di novembre, lascerebbero intendere il coinvolgimento dello Stato, di una «trattativa». Baiardo, anche ieri, ha sostenuto che Messina Denaro si sia semplicemente fatto prendere: «Sappiamo bene che non è tutto finito. È finito con l’arresto di Denaro quel tipo di epoca. Stiamo dando troppa credibilità ai pentiti. Trovatemi un pentito che si sia pentito da uomo libero. Tutti si sono pentiti per non fare galera. Io non sono un pentito. Non l’ho mai fatto. Ho fatto 12 querele contro chi mi chiama pentito» (Baiardo ha scontato quattro anni di carcere per favoreggiamento e riciclaggio di denaro a favore dei Graviano, ndr.).
Massimo Giletti ha «difeso» Baiardo in quanto ospite della sua trasmissione. Perché c'è chi obietta il fatto che si dia spazio a colui che ancora oggi viene considerato il portavoce dei fratelli Graviano. Anche se, è indubbio, fa audience. «Ai dubbi e agli interrogativi si deve sempre dare risposta - ha detto -. La storia delle catture di grandi boss negli anni ha sempre poi raccontato verità nascoste. Penso solo a quella di Totò Riina. Intanto c’è chi cerca di sporcare la qualità di Baiardo: molti colleghi, anche quelli più attenti e presenti per quanto concerne il sistema mafioso, dicono che Baiardo non è credibile e questo non è vero, oppure è parzialmente vero». A questo punto il presentatore si è rivolto direttamente a Baiardo: «Dicono che sono i Graviano a suggerirle di andare da Giletti per dire quello che ha detto, è vero?». La sua risposta? «Si chieda, Giletti, perché Riina, Provenzano, Messina Denaro sono stati arrestati in Sicilia e i Graviano a Milano: i fratelli Graviano si stavano facendo un’altra vita. Se si sono trasferite nel febbraio del 1992 al Nord non è per continuare a delinquere e fare i mafiosi: vogliono tirarsi via da un certo ambiente, come facevano a sapere di Messina Denaro? Non ci sono solo i Graviano, ci sono anche altri. Io non parlo per bocca dei Graviano».
«Lei sta rischiando»
Ma la serata si è chiusa con una frase che sta facendo molto discutere sul web. Giletti ha accusato Baiardo di difendere (ancora) i fratelli Graviano, come fossero brave persone. Lui ha risposto che le sue parole non cambiano le condanne che hanno ricevuto. Ma ha voluto smentire le accuse che vari pentiti hanno rivolto a Giuseppe Graviano, il terzo per età dei quattro fratelli, indicato come colui che ha azionato il telecomando dell'autobomba che uccise il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina, il 19 luglio 1992. «Giuseppe Graviano non era lì, come dicono i pentiti», ha voluto precisare Baiardo. Ed è qui che ha raggelato lo studio: «Io le dico una cosa, Giletti. Lei fa del buon giornalismo. Ma lei sta rischiando parecchio. Ma rischiando a 360 gradi. Non parlo, magari, del Filippo Graviano che nell'ora d'aria può dire "ci sta scassando la m*****a" riferendosi alla sua trasmissione. Lei sta rischiando a 360 gradi, non solo a livello mafia. Questo glielo dico».
Un «messaggio d'allerta» che ha lasciato senza parole l'ex questore Calogero (Rino) Germanà, collegato in video, sopravvissuto a un attentato il 14 settembre del 1992, quando un commando di killer di Cosa Nostra composto da Matteo Messina Denaro, Leoluca Bagarella e Giuseppe Graviano, tentò di ucciderlo mentre era Commissario di Polizia di Mazara del Vallo. Massimo Giletti, in evidente imbarazzo, alle parole di Baiardo non ha saputo come reagire. «Germanà, se è libero venga un po' giù, dai». Per poi zittire il suo ospite - che aveva iniziato una nuova frase con «intanto i suoi colleghi dovrebbero...» -, prima di chiudere la trasmissione: «Senta, Baiardo, ha già detto troppo. Voglio andare a letto tranquillo stasera».