Sanità ticinese per Campione: il Cantone mette un paletto

La forma «sperimentale» di assistenza sanitaria ai cittadini di Campione nelle strutture ticinesi, prorogata fino al prossimo mese di settembre, è al centro di una corrispondenza cartacea fra Lombardia e Ticino. E non manca qualche disaccordo.
Confermando «la disponibilità delle istituzioni e degli operatori a fornire prestazioni agli abitanti dell’enclave», il Cantone chiede di poterlo fare «in un quadro giuridico, gestionale e finanziario chiaro e consolidato: presupposto raggiunto lo scorso anno con grande dispendio dopo una fase di deplorevole incertezza». Bellinzona si dice quindi disposta a partecipare, insieme alle autorità d’oltre confine, a un tavolo tecnico «che possa facilitare l’implementazione degli aspetti operativi», ma non a «definire le modalità di incasso della compartecipazione volontaria alla spesa sanitaria»: misura in forza della quale è stato consentito sperimentalmente l’accesso dei campionesi alle strutture sanitarie ticinesi.
Però si tratta di un accordo di natura internazionale, ben più che transfrontaliero, per cui ogni discussione sarà da condurre non tanto con il Cantone, quanto a livello federale, con l’Ufficio federale delle assicurazioni sociali.
Indipendentemente da ciò, a Palazzo delle Orsoline non mancano perplessità circa l’auspicio della Regione Lombardia che a riscuotere il tributo, per quanto volontario, a carico dei campionesi, sia la Svizzera tramite l’istituzione comune LAMal.
Verso un tavolo tecnico
La partecipazione a titolo volontario era stata stabilita un anno fa con l’obiettivo di contenere i maggiori costi dell’assistenza sanitaria ai campionesi rispetto alla disponibilità dei Servizio sanitario nazionale italiano, ed era stata anche argomento del XIV dialogo italo-svizzero avvenuto il 24 gennaio scorso a Bellinzona.
Invece l’ipotesi che possa competere alla LAMal l’incasso della compartecipazione alla spesa sanitaria, cui «hanno aderito molti cittadini residenti» nell’enclave, secondo la Regione Lombardia avrebbe raccolto «il favore della controparte italiana del Ministero degli affari esteri e cooperazione internazionale e del Ministero della salute».
Sulla scorta di queste indicazioni, la Regione aveva dunque proposto la costituzione di un tavolo tecnico «per analizzare i possibili contenuti operativi di un futuro accordo». Il Cantone, come detto, è disponibile, ma in un ambito circoscritto. Altri, ovviamente, furono i tempi in cui il Comune di Campione bandiva la gara per assicurare con una cassa malati l’intera comunità dell’enclave, dove la sanità non poteva essere che «svizzera».