«Scandalo delle nascite controllate» in Groenlandia: dalla Danimarca arrivano le prime scuse

Nel bel mezzo delle tensioni, la Danimarca ha fatto un passo verso la Groenlandia. Ieri, la primo ministro danese, Mette Frederiksen, si è scusata per la prima volta per quello che, nel tempo, è diventato famoso come «lo scandalo delle nascite controllate».
I fatti risalgono agli anni '60 e '70, ma sono stati riportati alla luce solo lo scorso anno, quando alcune donne hanno testimoniato, raccontando quanto subirono da adolescenti e facendo causa al governo danese. Nello specifico, tra il 1966 e il 1970 a circa 4.500 donne e ragazze vennero applicate spirali contraccettive senza il loro permesso o senza che ne fossero a conoscenza. Una vera e propria «discriminazione sistemica» nei confronti delle donne groenlandesi – per usare le parole scelte, nelle sue scuse, da Frederiksen – che attuò il sistema sanitario danese, causando «danni sia fisici che psicologici» nelle giovani.
Alcune ragazze, infatti, avevano solo 12 anni quando vennero prelevate da scuola e portate all'ospedale dove, senza ricevere alcuna spiegazione, fu loro impiantato un dispositivo intrauterino. Un contraccettivo che aveva lo scopo di «ridurre la popolazione della Groenlandia».
Nelle scorse ore, dunque, la Danimarca ha riconosciuto le sue colpe nella vicenda. Ma oltre alle scuse ufficiali – formulate in una dichiarazione congiunta firmata dal primo ministro groenlandese, Jens-Frederik Nielsen – è prevista anche la pubblicazione di un'indagine sulla questione. Indagine che, verosimilmente, dovrebbe essere divulgata a settembre. Lo scorso anno, sono state 143 le donne groenlandesi che hanno citato in giudizio lo Stato danese per 43 milioni di corone danesi, sostenendo di essere state sottoposte all'inserimento della spirale contraccettiva senza il loro consenso o a loro insaputa. Una condizione che le vittime definiscono «una violazione dei loro diritti umani».
«Anche se non abbiamo un quadro completo della situazione, il fatto che così tante donne groenlandesi riferiscano all'unanimità di aver subito abusi da parte del sistema sanitario danese ha fatto una grande impressione sul governo», ha dichiarato, a tal proposito, la premier Frederiksen. «Non possiamo cambiare ciò che è successo. Ma possiamo assumerci la responsabilità. Pertanto, a nome della Danimarca, vorrei dire: mi dispiace».
A seguire, ha rivolto le sue scuse alle vittime di questa vicenda. «Chiedo scusa alle ragazze e alle donne che hanno subito una discriminazione sistematica. Perché sono groenlandesi. Per aver subito danni sia fisici che psicologici. Per essere state deluse». Nielsen, dal canto suo, ha affermato che, a nome del suo governo, si scusa «per i danni e gli abusi che potrebbero essere stati inflitti a diverse donne dopo che abbiamo assunto le responsabilità del nostro sistema sanitario». Il suo governo ha rivelato di star lavorando, da gennaio, a un programma di risarcimento per le donne colpite.
Le reazioni
Dal canto suo, Naaja H Nathanielsen, ministro della Giustizia e delle Pari opportunità della Groenlandia, ha commentato le scuse della Danimarca, definendole «più che appropriate» e, al tempo stesso, «inevitabili». «Le scuse sono rivolte alle ragazze e alle donne che hanno subito una pratica inaccettabile con un chiaro profilo colonialista. Credo anche che sia opportuno un risarcimento da parte dello Stato danese», ha dichiarato.
Entusiasta anche la reazione di Aaja Chemnitz, membro del parlamento danese per il partito groenlandese Inuit Ataqatigii. «Le scuse sono importanti per rinnovare le relazioni tra la Groenlandia e la Danimarca», ha affermato Chemnitz, ricordando che sulla questione ha «combattuto a lungo».
Anche le donne coinvolte in prima persona nella faccenda, ossia coloro che hanno citato in giudizio il governo per i maltrattamenti subiti in passato, non hanno mancato di esprimere la propria gioia. Tra di loro, Bula Larsen si è detta «molto soddisfatta» di aver finalmente ricevuto delle scuse. «Mi dà pace chiudere finalmente questo capitolo buio della mia vita», ha dichiarato al Guardian.
La donna, oggi 66.enne, aveva 14 anni quando il responsabile del suo dormitorio a Paamiut, nel sud-ovest della Groenlandia, le ordinò di andare in ospedale senza fornirle ulteriori spiegazioni. Nei mesi scorsi, la donna aveva raccontato di ricordare ancora lo shock e il «dolore tremendo» provato quando il medico le inserì con forza una spirale. Un'esperienza terribile, che le sembrò una vera e propria «aggressione». Bula dichiarò di aver provato così tanto dolore da avere la sensazione che qualcuno le avesse frantumato del vetro nell'addome. Anni dopo, ormai adulta e sposata, quando aveva cercato di avere un bambino, aveva scoperto che la procedura l'aveva resa sterile.
Qualche perplessità
Le scuse danesi, sicuramente, sono state apprezzate. Ma qualcuno non ha fatto a meno di notare la tempistica con cui sono arrivate. Ossia, poche ore dopo che la Danimarca aveva convocato l'incaricato d'affari statunitense per una riunione urgente su una presunta campagna di influenza in Groenlandia. Campagna che, secondo Copenhagen, sarebbe volta a plasmare l'opinione pubblica e il futuro del territorio artico.
Il governo, infatti, aveva dichiarato, in precedenza, che avrebbe atteso l'esito delle indagini prima di presentare le proprie scuse. Ma ieri, Frederiksen ha affermato che la Danimarca riconosce che il caso è «fonte di rabbia e tristezza per molti groenlandesi e molte famiglie in Groenlandia». E, proprio per questo motivo, ha «un impatto sulla percezione della Danimarca e del regno».
A tal proposito, il governo prevede di ricevere «presto» i risultati delle indagini sullo scandalo. Quando ciò avverrà, i governi danese e groenlandese lavoreranno insieme per «imparare dalle conseguenze concrete dei capitoli oscuri della nostra storia comune e affrontarle». Secondo la premier, è possibile che venga offerto anche un risarcimento finanziario alle vittime. «Si tratta di un lavoro molto importante. Dobbiamo conoscere meglio il nostro passato comune. Non perché possiamo cambiarlo, ma perché dobbiamo riconoscerlo e imparare da esso».
Frederiksen ha quindi fatto riferimento ad «altri capitoli bui» che riguardano la «discriminazione sistematica nei confronti dei groenlandesi in quanto groenlandesi», risalenti al passato coloniale della Danimarca. «Le mie scuse a nome della Danimarca sono anche scuse per questi altri fallimenti di cui la Danimarca è responsabile», ha aggiunto.