Ciclismo

Scatta il Tour de Suisse, la parola a Fabian Cancellara

L'edizione numero 86 del Giro della Svizzera, «il nostro Tour de France» dice Spartacus, non toccherà purtroppo il Ticino
© CdT/Archivio

Otto tappe. 23 squadre. 161 ciclisti di 30 nazionalità diverse. 1097 chilometri da percorrere da oggi a domenica prossima 18 giugno. Si parte con la cronometro Einsiedeln-Einsiedeln (12,7 km) per giungere alla gara conclusiva contro il tempo, San Gallo-Abtwil (25,7 km) che consacrerà il vincitore dell’86esima maglia gialla del Tour de Suisse. 

Edizione che vede all’orologio di partenza grandi corridori come il super favorito belga e campione del mondo Remco Evenepoel e il connazionale Wout Van Aert, secondo rispettivamente terzo nella classifica mondiale UCI. Ai due fuoriclasse, e solo per citarne alcuni,  si aggiungono lo statunitense Neilson Powless (12.), il danese Mattias Skjelmose (17.) e il britannico Thomas Pidcock (21.).

In gara anche 12 ciclisti di casa: oltre a Mauro Schmid (39.), Stefan Bissegger (224.), Marc Hirschi (41.), Gino Mäder (218.), Stefan Küng (18.), Silvan Dillier (996.), Michael Schär (727.), Reto Hollenstein (1174.), anche quattro corridori del Tudor Pro Cycling Team selezionati dal proprietario Fabian «Spartacus» Cancellara (vincitore di 11 tappe e di una generale al TdS), Joel Suter (467.), Yannis Voisard (291.), Roland Thalmann (556.) e Sébastien Reichenbach (323.).

Il Tour de Suisse di Fabian Cancellara

«Spartacus» che abbiamo raggiunto di ritorno da New York con il suo Team e che da oggi si appresta a seguire quello che lui ha definito «un po’ il nostro Tour de France». Per iniziare, una considerazione. Cosa pensa il vincitore del Tour de Suisse del 2016 del fatto che l’86esima edizione non faccia un’escursione in Ticino? «Onestamente mi dispiace, ma non sono io che organizzo le tappe e la gara. Ogni anno capita a qualche regione di essere esclusa. Penso che anche per gli organizzatori sia un compito molto difficile studiare il percorso e probabilmente anche a loro dispiace non coinvolgere tutte le zone del Paese visto che si tratta del Giro della Svizzera». 

A proposito di favoriti Cancellara non si esprime, mentre sulla partecipazione della sua squadra, quali sono le aspettative? «Sono già contento che la nostra squadra possa partecipare. Poi i risultati si vedranno sulla strada. Per il momento faccio del mio meglio dietro le quinte per aiutare gli atleti». Il proprietario del Tudor Pro Cycling Team non seguirà infatti le tappe sulle «ammiraglie» ma sarà a disposizione come una sorta di «mentore». 

Che cosa significa il Tour de Suisse? Significa avere la grande opportunità di gareggiare lungo le strade di casa. Incontrare i tifosi, i tuoi tifosi, la tua gente, e poi la famiglia e tutti coloro che nelle diverse federazioni promuovono il nostro ciclismo

Cosa significa per la «Locomotiva di Berna» il Tour de Suisse? «Significa avere la grande opportunità di gareggiare lungo le strade di casa. Incontrare i tifosi, i tuoi tifosi, la tua gente, e poi la famiglia e tutti coloro che nelle diverse federazioni promuovono il nostro ciclismo. Occorre una forte dose di patriottismo quando si parla di Tour de Suisse. Per me è davvero «la gara» per antonomasia alla quale ho preso parte dapprima come professionista e oggi come presidente di una squadra. In sintesi, il Tour de Suisse ha una grandissima importanza, è un po’ il nostro Tour de France». 

Un’86esima edizionedel Giro della Svizzera che darà modo ai diversi specialisti di mettersi in luce, con solo i migliori scalatori che potranno ambire alla vittoria finale alla luce delle impegnative tappe di montagna di  Villars-sur-Ollon, Leukerbad e La Punt. La seconda tappa con arrivo a Nottwil dovrebbe dare modo agli sprinter di scatenarsi mentre gli specialisti delle classiche avranno strade per le loro ruote con la sesta e settima tappa (arrivo a Oberwil-Lieli e Weinfelden) dal profilo collinare. 

Ticinesi al TdS, per ora «solo» in un libro

Come accennato, il Ticino quest’anno starà a guardare così come per vedere gareggiare un ciclista ticinese - manca dal 2016, quando partecipò il ticinese d’adozione Oliver Zaugg - per il momento non si può fare altro che s-correre le pagine dello spettacolare libro fresco di stampa curato da Giancarlo Dionisio per Fontana edizioni. L’appassionato cronista di vicende sportive e ciclistiche ha raccolto le voci dei 37 ciclisti ticinesi che hanno partecipato al Tour de Suisse, con menzione particolare a Luigi Luisoni, il primo ad avervi preso parte nell’edizione numero uno del 1933, e ad Attilio «Tilo» Moresi, l’unico corridore nostrano a essere salito sul gradino più alto del podio nel 1961 (e per due volte terzo nella generale). Emozioni a raffica, come quelle che il ciclismo sa sprigionare.

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