Scintille sulla riforma

«Fisco e fischi». In pratica, due tifoserie opposte si sono date appuntamento a La domenica del Corriere, su Teleticino, sul tema della riforma fiscale in votazione il 9 giugno. La puntata, condotta da Gianni Righinetti, non ha mancato di riservare parecchie «sportellate» da una parte e dall’altra. Gli ospiti? Christian Vitta, direttore del DFE, i due ex consiglieri di Stato Paolo Beltraminelli e Manuele Bertoli così come Samantha Bourgoin (co-coordinatrice dei Verdi). Insomma, un inedito confronto tra chi è in Governo e chi c’è stato in passato.
Dopo i quattro punti salienti della riforma riassunti da Vitta, la parola passa a Bertoli che spiega come il Parlamento - per la parte fiscale del pacchetto - abbia aggiunto sgravi su sgravi. «Il vero problema, l’elemento contraddittorio che ha portato al referendum popolare, sono i 31 milioni a favore dei contribuenti ricchi». «In realtà il referendum contesta due aspetti: l’aliquota massima, il cui effetto a regime sarà solo nel 2030, e il taglio lineare dell’1,6% per compensare il ritorno al 100% del moltiplicatore cantonale», precisa Vitta. Per Bertoli, invece, la vera criticità sta nel non aver «spacchettato» la riforma. «Si potevano mandare avanti le cose condivise, senza raccontare la bugia ‘‘meno tasse per tutti’’». «Non meno tasse, evitiamo però di aumentarle», replica ancora Vitta.
Battaglia di cifre
Di «bugia» parla anche Bourgoin. Se passasse la riforma, infatti, per la deputata «il risparmio di chi guadagna 50 mila franchi all’anno sarebbe di 50 franchi in 12 mesi. Per chi guadagna 1 milione, invece, il risparmio è di 50 mila». «Qualsiasi riforma fiscale favorisce chi paga più imposte», evidenzia invece Beltraminelli. «Il Ticino, va ricordato, è fra i Cantoni a distribuire più sussidi. I ricchi non hanno bisogno del Ticino, ma il Ticino ha bisogno dei ricchi. Perché è evidente che sono pochi a pagare tante imposte». E allora, ben vengano più contribuenti ricchi. «Si enfatizza troppo questa manovra». «L’obiettivo è quello di aumentare chi può contribuire all’erario statale», evidenza Vitta. «Inoltre i ricchi pagheranno sempre di più anche in proporzione rispetto a chi ha meno, com’è giusto che sia. Così facendo, inoltre, non rimarremmo agli ultimi posti in materia di concorrenza fiscale intercantonale». Bertoli, tuttavia, non ci sta. E parla di sgravio «profondamente ingiusto, in un periodo in cui a tutti gli altri si chiede di tirare la cinghia. Anche la Confederazione sta facendo delle economie, che si ripercuoteranno sui Cantoni». «Ogni volta che si parla di sgravi c’è chi si oppone, e a me questa cosa disturba un po’», risponde Beltraminelli».
E i Comuni, che impatto avranno? Inizialmente, si era pensato a un referendum anche da parte loro. Ma poi, ultimamente, la posizione è stata smussata. Tanto che ora in molti sembrano favorevoli alla riforma fiscale. Per Bourgoin, parecchi Comuni ne pagheranno le conseguenze. «Per le persone giuridiche è stato introdotto il moltiplicatore differenziato per permettere ai Comuni che lo vorranno di compensare ciò che avverrà nel 2025 con l’aliquota», sottolinea invece Vitta. «È legittima un po’ di preoccupazione degli enti locali per il taglio dell’1,6% che compensa il ritorno al 100% del moltiplicatore cantonale. Ci sono Comuni che riusciranno a farne fronte: in media, questa misura pesa per circa 1,3 punti percentuale del gettito complessivo dei Comuni. Prendo atto che sul fronte del sì alla riforma ci sono oltre 40 sindaci o municipali». Piccolo inciso chiesto da Righinetti a Beltraminelli: Il Centro, infatti, ha preso posizione sulla riforma fiscale in Comitato, lasciando libertà di voto. «Mi sembra di poter dire che la tendenza è piuttosto positiva sulla riforma», spiega Beltraminelli. Bertoli torna invece subito sul tema dei Comuni: «Dipende dalle realtà», dice. «Chi ha grossi contribuenti sta bene e ha già un moltiplicatore basso. Il problema ci sarà nei Comuni più ‘‘poveri’’: verranno toccati i servizi». In conclusione, uno sguardo puramente politico. Per il PS, e i Verdi di conseguenza, quella sul fisco sembra la madre di tutte le battaglie della legislatura. «Non è una questione di partito, ma della popolazione», rilancia Bourgoin. All’orizzonte, infatti, i prossimi preventivi parlano ancora di tagli. Vitta, in conclusione, fa una precisazione. Qualunque sarà l’esito delle votazioni, l’impatto sul Preventivo 2025 sarà in ogni caso blando.