Se il Cantone riapre il borsellino

BELLINZONA - Aprire le buste, togliere il materiale di voto, cestinare la scheda blu e la busta ormai inservibile, aggiungere al resto della documentazione la scheda verde e imbustare di nuovo tutto. Una trafila che, volente o nolente, le cancellerie comunali o le aziende esterne incaricate di preparare il materiale di voto dovranno affrontare. L’inserimento last minute di Xenia Peran nella lista di Lega Verde per il Consiglio di Stato ha scombinato i piani di Cantone ed enti locali. Procedure e tempi di spedizione del materiale di voto per le elezioni cantonali del 7 aprile son stati rivoluzionati. E così settimana prossima, parallelamente alle sfilate di carri e maschere, si assisterà a un altro tipo di sfilata, più insolita e istituzionale di quella carnascialesca. Da lunedì a mercoledì mattina infatti i funzionari delle cancellerie comunali si dovranno recare in un apposito magazzino a Sant’Antonino per ritirare il nuovo materiale di voto. In un’e-mail indirizzata giovedì ai Comuni, la Cancelleria dello Stato ha fornito indicazioni precise riguardo la procedura da seguire. «Vi chiediamo di attendere le chiamate del nostro personale incaricato e di non presentarvi spontaneamente», si legge nella missiva. Le schede di voto ufficiali di colore blu per l’elezione del Consiglio di Stato dovranno essere riconsegnate al personale del magazzino al momento del ritiro del nuovo materiale di voto, «indicando il numero delle schede ritornate». Dalla sfilata saranno però esonerati quei Comuni che, per la preparazione e la spedizione del materiale, si avvalgono di aziende esterne. Quindi, per le località di Arogno, Bellinzona, Locarno, Lugano, Massagno e Mendrisio «la nuova scheda di voto ufficiale verde per il Consiglio di Stato e le istruzioni di voto con l’elenco dei candidati rettificate saranno recapitate direttamente all’azienda di imbustamento dalle tipografie» indica la Cancelleria dello Stato. Ma non solo. Anche dal profilo finanziario sono stati presi nuovi accordi: «Stiamo discutendo con la Posta gli aspetti legati ai maggiori costi degli invii postali. Stiamo esaminando l’ipotesi dell’assunzione da parte dello Stato dei maggiori costi per gli invii postali (differenza dei costi tra la nuova forma di invio e quella precedente)» recita ancora il testo della Cancelleria. Nel dettaglio poi viene indicato: «Anche in caso di spedizione come posta A, non è necessario mettere l’indicazione “A” nell’affrancatura p.p. La Posta tratterà gli invii in modo automatico quale posta B1 o posta A a dipendenza del momento della consegna delle buste di trasmissione al servizio postale».
Notizie queste che forse hanno rasserenato quei Comuni che già avevano stimato i costi supplementari dell’inciampo procedurale. Sì perché dopo che l’Alta Corte ha accolto il ricorso inoltrato da Peran contro lo stralcio della sua candidatura al Governo, la macchina organizzativa dei Comuni ha dovuto non solo interrompere i lavori, ma anche pensare a un dietrofront per il materiale già pronto e in alcuni casi inviato agli elettori residenti all’estero. «Avevamo già imbustato tutto, ora bisogna ricominciare da capo» ci dicono alla cancelleria di Mendrisio. «Le nostre 10.500 buste circa sono da riaprire purtroppo. Ancora non abbiamo una corretta valutazione dei costi. Certo è che se dovessimo spedire tutto per posta prioritaria bisognerebbe considerare una spesa approssimativa di 50 centesimi per busta, quindi 5.250 franchi» ci spiegano sempre da Mendrisio. Se i costi del nuovo lavoro ancora non si possono conoscere, dal capoluogo momò qualche indicazione circa il lavoro già svolto ci viene dato: «Ammonta circa a un franco a busta». Non solo Mendrisio aveva già tutto il materiale pronto, ma nella stessa situazione si trova Locarno, con i suoi 8.862 iscritti in catalogo. «Per fortuna non avevamo ancora spedito nulla all’estero» ci dice un funzionario della cancelleria. Più contenute saranno invece le spese del Comune di Lugano, che «delle 35.000 buste circa da preparare solo 3.000 erano già state sigillate. In ogni caso, l’importante è poter garantire il rispetto dei termini previsti per l’arrivo del materiale di voto agli elettori , ovvero entro sabato 16 marzo». A dover bloccare i lavori è stata anche la Città di Bellinzona, che delle 26.000 buste da spedire ne dovrà cestinare approssimativamente qualche migliaio. «Non siamo in grado ora di stimare i costi dell’operazione, perché non conosciamo ancora i numeri precisi. Si tratterà presumibilmente di alcune migliaia di franchi di perdita, ma ora sarebbe imprudente dare una cifra precisa» specifica un collaboratore della cancelleria di Bellinzona. A Biasca invece le buste non erano ancora state chiuse, evitando così di dover ricominciare da capo. «Si tratterà di tre ore di lavoro già svolto - ci dice un funzionario del Comune di Chiasso - abbiamo il macchinario che imbusta e quindi potremo rimediare direttamente qui. Delle 4.500 buste in totale, ne dovremo rifare 2.200. Niente di grave, alla fine va fatto, quindi non ha senso montare polemiche fini a sé stesse».