Se un furto in negozio non giustifica l’espulsione

In che modo, nella pratica, è possibile applicare quanto previsto dall’iniziativa popolare, accettata in votazione nel 2010, «per l’espulsione degli stranieri che commettono reati» garantendo il principio di proporzionalità? Una sentenza pubblicata ieri del Tribunale federale rilancia la questione sulla quale allora si sono chinati Camere e cittadini.
Nello specifico, l’Alta Corte ha dovuto chiedersi se fosse giustificato espellere dalla Confederazione uno straniero condannato per furti compiuti in negozi. No, è la risposta dei giudici di Losanna: questo tipo di azione non trova spazio nel catalogo dei reati (adottato dopo il sì popolare all’iniziativa dell’UDC) che portano automaticamente all’espulsione. Con la sua sentenza, il Tribunale federale ha quindi dato ragione a uno straniero nei cui confronti il Tribunale penale cantonale di Zurigo aveva deciso l’allontanamento dal Paese per un periodo di cinque anni.
Manor e Coop, luoghi pubblici
Nel Codice penale, fra i reati che comportano un’espulsione obbligatoria (elencati all’articolo 66), figura il «furto in combinazione con violazione di domicilio». Nel caso in questione il ricorrente era stato condannato, nel complesso, per ripetuto furto, danni materiali, ripetuta violazione di domicilio, nonché ripetuta violazione e trasgressione della legge sugli stupefacenti.
Se, in prima istanza, la corte del Tribunale distrettuale di Zurigo aveva deciso che non fosse necessario cacciare l’uomo dal Paese, il Tribunale cantonale zurighese si era espresso invece a favore di un allontanamento. La ragione per l’ultima condanna: il ricorrente era entrato illegalmente in un ambulatorio dermatologico dell’Ospedale Triemli (nosocomio della Città di Zurigo), dove rubò apparecchi fotografici (con tanto di accessori vari) per un valore totale di 5.000 franchi. Inoltre, il condannato si era recato (benché si trovasse agli arresti domiciliari) in filiali di Coop e Manor per compiere ulteriori furti.
Per i giudici di Losanna ad ogni modo solo i fatti relativi all’ambulatorio devono essere giudicati come reati appartenenti al catalogo che prevede un allontanamento obbligatorio dalla Confederazione. Coop e Manor infatti «sono luoghi, rispettivamente negozi, aperti al pubblico» nei quali «chiunque può entrare, fintanto che lo si fa durante gli orari di apertura», come si legge nella sentenza. Il ricorrente ha insomma sì rubato, ma il furto non è stato compiuto in collegamento ad una violazione di domicilio. Ecco perché per il Tribunale federale non si giustifica un’espulsione. Lo stesso principio a cui ha fatto capo l’imputato nel suo ricorso.
Il caso non è ancora chiuso
Ora che questo è stato accettato, toccherà all’istanza precedente tornare sul caso. Questa dovrà decidere se essersi intrufolato nell’ambulatorio dell’ospedale zurighese e aver commesso un furto basta per vedersi ritirare il diritto a dimorare e soggiornare in Svizzera.