«Sembra che oggi le armi siano in vendita al supermercato»

In caso di un no il 19 maggio l’esclusione da Schengen sarebbe automatica. A meno che la Commissione europea e tutti gli Stati membri siano disposti a fare concessioni alla Svizzera. Viene da chiedere: pensate che Schengen non sia importante o credete nella possibilità di ottenere eccezioni?
«Noi non siamo di principio contro Schengen o l’UE. Noi l’anno scorso abbiamo voluto piuttosto lottare per trovare una soluzione politica di compromesso che non ci portasse a questo referendum. Siamo dell’idea che Schengen sia importante sia per la Svizzera sia per l’Europa, e che quindi ci sia un interesse da entrambe le parti a trovare una soluzione. Quale questa sia non posso ancora dirlo».
Sottolineate che con un sì alle urne scatterebbe un meccanismo d’inasprimento incluso nella Direttiva UE sulle armi che interverrebbe ogni cinque anni e che presto «porterebbe a un divieto assoluto della detenzione di armi semiautomatiche, senza eccezione alcuna». Perché tanto sicuri di questa previsione?
«Non è che “scatterebbe”. Scatta. È uno dei punti della Direttiva e prevede ogni cinque anni - e non dimentichiamoci che la prossima volta non sarebbe oggi più cinque anni, ma sarebbe nel 2020 (la direttiva è del 2017, n.d.r.) – un controllo delle misure e, di conseguenza, un ripensamento se queste non hanno raggiunto l’obiettivo. Se l’obiettivo è combattere il terrorismo, queste misure non portano assolutamente niente. Se già il Consiglio federale dice che è riuscito a evitare in extremis la proibizione completa di tutti i fucili semiautomatici e di questa introduzione a tappeto di controlli psicologici e medici, dobbiamo essere coerenti: il divieto assoluto potrebbe essere con molta probabilità uno dei prossimi passi».
Lo avete ripetuto più volte: per voi l’obiettivo della legge, ovvero combattere il terrorismo viene mancato. Anche l’obbligo di marcare le armi non porterebbe a nulla. Perché?
«Sembra che oggi le armi siano in vendita al supermercato, che chiunque possa comprarle e che non si sappia bene da dove vengano. Non è così. Già oggi sui fucili o sulle pistole le parti principali hanno dei numeri di serie. Grazie a ciò è possibile spiegarne la provenienza. Si sa chi è il produttore, ma anche di che lotto si tratta, a chi è stato venduto, ecc. Cosa dobbiamo marcare ancora in più? È difficile capire quale sia il valore aggiunto. Perché non ce n’è».
Come proseguirà la campagna?
Lo stile della campagna sarà nello stile di come abbiamo lavorato fino a qui. Ciò vuol dire che sarà la campagna della CIT: le 14 organizzazioni che la compongono saranno coloro che la sponsorizzeranno. Poi è chiaro che saremo finanziati anche grazie a donazioni delle singole associazioni o singoli membri. A livello organizzativo oltre al nocciolo centrale che si occuperà della comunicazione saranno queste 14 organizzazione che penseranno a far passare il messaggio al loro interno. A livello cantonale ci saranno dei comitati locali.
