Sempre più macchine: si spera in un’inversione

Mendrisio non riesce a staccare le mani dal volante delle sue auto. Dopo il calo registrato nel post-pandemico 2022, quando il numero di vetture immatricolate in città era sceso da 10.141 a 10.112, l’anno scorso ha fatto registrare un aumento fino a quota 10.328, come ci ha fatto sapere la Sezione della circolazione del Cantone. Il dato condiziona un altro indicatore che, pensando alla diffusa volontà politica di avere una mobilità più sostenibile, risulta problematico per tutto il Mendrisiotto: il tasso di motorizzazione.
Alla fine del 2022 era di 670 autovetture ogni 1.000 abitanti: più elevato rispetto alla media cantonale (632) e a quella nazionale (540). Più elevato e in crescita, come evidenzia il grafico qui sotto pubblicato sulla quinta versione del PAM, il documento con cui la regione chiederà sussidi a Berna per una serie di progetti sul territorio. Lo stesso PAM, con le sue misure, è di per sé una risposta alla dichiarata necessità di ridurre il traffico privato. Lo è perché promuove il potenziamento del trasporto pubblico – i suoi passeggeri sono in aumento, e questa di per sé è una buona notizia per la mobilità nel distretto, ma tra usare di più il bus e rinunciare del tutto alla macchina, la strada è ancora lunga – come pure il miglioramento dei percorsi ciclabili e pedonali.

Ad Andrea Rigamonti, presidente della Commissione Regionale dei Trasporti del Mendrisiotto e Basso Ceresio, abbiamo chiesto quali progetti nello specifico hanno il potenziale maggiore d’invertire la tendenza all’aumento del tasso di motorizzazione, e come mai questo dato è più alto nel Mendrisiotto rispetto agli altri distretti ticinesi. Partiamo dal secondo aspetto.
«Non sono un tecnico, mi esprimo in base alla mia conoscenza del territorio – premette il nostro interlocutore – ma una prima spiegazione a questi dati è la nostra economia: siamo una regione molto dinamica, con tante imprese, il che significa anche tante vetture». Un altro aspetto, che vale anche per il resto del Ticino, è legato alla morfologia del territorio. «Il nostro è collinoso e in parte montagnoso, pensando alla valle di Muggio e al San Giorgio, perciò, per questioni pratiche, spesso una macchina serve».
Detta in altre parole, ci vuole coraggio, oltre che delle ottime alternative di trasporto, per rinunciare, nel Mendrisiotto di oggi, ad avere una macchina. Usarla di meno, tuttavia, anche se non ridurrebbe il tasso di motorizzazione, sarebbe già un risultato positivo per i citati obiettivi di mobilità sostenibile. Il come passa inevitabilmente dal rendere più attrattivi i mezzi pubblici: o con più corse, o con prezzi più bassi, o con ambedue le cose, perché no? «Per gli sconti, la coperta ormai è quella… – osserva Rigamonti – e abbassando le tariffe, aumenterebbero i contributi a carico dei Comuni, che a loro volta li dovrebbero prelevare dai cittadini». Scelte politiche. Come altre che, a mente di Rigamonti, dei risultati li hanno già portati.
«Per cambiare paradigma servono le infrastrutture. Dei buoni esempi in questo senso sono la realizzazione del collegamento ferroviario Varese-Stabio-Mendrisio e della fermata di San Martino. Ma la misura principale in tal senso, per il Mendrisiotto, sarebbe il completamento di Alptransit a Sud, che porterebbe ad avere treni ogni quindici minuti». Una misura lontana nel tempo e non dipendente dalla volontà della regione, purtroppo per essa.
«La più vicina è la creazione di linee di trasporto pubblico transfrontaliere a cavallo della frontiera, possibile grazie agli ultimi accordi sul divieto di cabotaggio». Potrebbe ridurre il numero di auto in circolazione, ovunque esse siano immatricolate.