Scuola

«Senza civica la politica è fumosa»

Dal libro di Aldo Foglia «Per discutere la civica» alle annotazioni del direttore del DECS Manuele Bertoli sull’insegnamento della materia alle medie
Da sinistra Aldo Foglia, Flavia Giorgetti e Manuele Bertoli.
Federica Galfetti
25.03.2019 18:43

MANNO - «Ho avuto la fortuna di studiare diritto e fatico a capire come si possa fare politica senza avere delle basi solide in questo ambito. La mancanza di conoscenze porta al caos, rendendo la politica fumosa, più difficile da capire e quindi più opaca». E’ quanto affermato dal direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) Manuele Bertoli, che ha sottolineato il valore dell’insegnamento della civica nelle scuole, facendo riferimento proprio alle stanze dove la civica viene esercitata. «Le conseguenze sono leggi scritte male, che sono difficilmente applicabili o che non portano da nessuna parte» ha aggiunto Bertoli. L’occasione per parlare di norme giuridiche e civica è stata la presentazione a Manno del volume di Aldo Foglia intitolato «Per discutere la civica», edito dalla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI). L’insegnamento dell’educazione alla civica nelle scuole medie ticinesi ha preso avvio in settembre. Una materia a sé, scorporata dalla lezione di storia entro la quale veniva impartita negli scorsi anni. La civica viene insegnata ora in prima, in terza e quarta media, dall’anno prossimo sarà estesa anche alla seconda. «In prima media sono previste complessivamente 18 ore all’anno, solitamente concentrate in giornate o mezze giornate progetto in qui si vive la democrazia e la cittadinanza. In queste occasioni vengono sperimentati elementi di convivenza e sottolineata la necessità di costruire regole comuni» ha spiegato Bertoli. Per poi proseguire: «In terza e in quarta invece, si ha un’ora quindicinale dedicata in modo più preciso alla conoscenza delle istituzioni, comunali, cantonali e federali». Una nuova articolazione della materia che però non è stata accolta con soddisfazione totale dal direttore del DECS, che mostra una punta di scetticismo riguardo alla parcellizzazione dell’insegnamento: «Mi auguro che in futuro non si vada a esasperare questo spezzatino di materie che risulta poco funzionale all’apprendimento dei ragazzi, i quali hanno bisogno di collegare le diverse conoscenze ed esperienze». Ma quali sarebbero i punti deboli di questa formula? «Semplicemente non mi sembra si facciano passi avanti, in termini amministrativi si rende rigido il sistema e non si sviluppa quell’interdisciplinarietà molto importante in un’epoca complessa come la nostra». E a porre l’accento sulla complessità della società è stata anche Flavia Giorgetti, dottoressa in diritto, che ha presentato il volume di Foglia: «Nel testo non troviamo tecnicismi giuridici, ma contenuti. Vi è un approccio all’insegnamento della civica, che invita a riflettere anche sulle origini dei dogmi di cui ci siamo dotati. Le società – ha proseguito Giorgetti – evolvono e con esse evolve il diritto. E’ per questo che in una realtà complessa come quella di oggi occorre avere le giuste conoscenze, così da capire meglio una società che risulta sempre più inafferrabile». Il manuale, oggi alla sua seconda edizione – riveduta e ampliata –nasce come dispensa per un corso agli insegnanti. «Il confronto negli anni si è rinnovato e la versione di oggi è il risultato anche di nuovi apporti» ha spiegato da parte sua l’autore. «Non è un prontuario, ma fornisce un minimo di concetti utili per capire i motivi per cui si insegna una materia come la civica e perché valga la pena conoscerla bene» ha indicato Foglia. Un altro tema venuto a galla durante il dibattito è stato quello relativo alla disaffezione del cittadino alla cosa pubblica. In particolare, Foglia ha ricordato che «la democrazia è nata come una modalità di governo, dalla spinta di una borghesia che ogni giorno aveva la necessità di portare a casa la pagnotta. Oggi, – ha proseguito – la maggior parte dei cittadini lavora per qualcun altro, come dipendenti e sentono la politica come distante e non se ne interessano».