Il fenomeno

Sergio Mattarella, re indiscusso dei meme

Dall’immancabile «ineludibile», all’esultanza composta di Wembley, passando per il ciuffo ribelle durante il lockdown, fino al #FreeSergio prima dell’inevitabile rielezione – Abbiamo scovato #LeBimbeDiSergioMattarella – Il sociologo Mazzoleni: «Un segnale importante di crescita di engagement politico, anche se esordisce con la cifra della parodia»
© Le Bimbe di Sergio Mattarella
Jenny Covelli
10.02.2022 08:44

Sono trascorsi undici giorni dall’elezione al secondo mandato di Sergio Mattarella quale presidente della Repubblica italiana. «Senso di responsabilità e rispetto delle decisioni del Parlamento debbono prevalere su altre considerazioni e su prospettive personali differenti» ha dichiarato accettando l’incarico, nonostante avesse inizialmente deciso di lasciare il Quirinale (e organizzato il trasloco). Sei giorni fa il giuramento «bis»: «È per me una nuova chiamata, inattesa, alla responsabilità. Alla quale tuttavia non posso e non ho inteso sottrarmi. È ancora tempo di un impegno comune per un’Italia più giusta, più moderna, intensamente legata ai popoli amici che ci attorniano». Questa è la cronaca della rielezione del secondo presidente più votato della storia (dopo Pertini). Ma quello su cui vogliamo qui concentrarci è altro, cioè tutto ciò che ruota attorno alla figura di Sergio Mattarella sui social network. Un fenomeno in particolare: i meme. Il presidente della Repubblica italiana, la più alta carica istituzionale dello Stato, è infatti diventato virale in rete, suo malgrado, e il consenso è davvero ampio.

Una satira affettuosa
Diciamo come stanno le cose: Mattarella è ovunque, ma è rimasto lontanissimo dalla figura del «politico influencer». È stato il «popolo dell’online» a fare tutto, affezionandosi ai suoi modi composti ed educati che non sacrificano la fermezza. «La riservatezza di un politico come il presidente Mattarella, in un ecosistema politico-mediatico di super-esibizione del personale e del privato, ha sicuramente attirato l’attenzione e la curiosità del mondo giovanile, iperattivo sul web e sulle piattaforme social – ci spiega Gianpietro Mazzoleni, già professore di Sociologia della comunicazione e di Comunicazione politica presso l’Università degli studi di Milano -. Non avendo i tratti caratteriali aggressivi o addirittura ‘‘bulleschi’’ di molti politici, risultava difficile e anche ingeneroso colpire un presidente così mite e pacato. Questo spiega molta satira e ironia più affettuosa che ingiuriosa, e la parallela e conseguente narrazione diffusa dal e sul mondo web e sui media tradizionali». Ecco quindi Mattarella che «ascolta cose» con le cuffie, Mattarella che fissa lo schermo del computer mentre stampa il primo certificato digitale dell’Anagrafe, il Mattarella «ineludibile». E dai meme si è passati alle vere e proprie pagine a lui dedicate. Una regina su tutte: Le bimbe di Sergio Mattarella. Che su Instagram oggi supera i 63 mila followers.

Ve lo diciamo subito: le bimbe sono in realtà dei «bimbi». Giovanni, Alessandro e Marco. L’idea è nata nel 2018 quando i tre, che abitano a Milano, erano colleghi nell’ambito dei social network nel mondo televisivo. Era il 27 maggio quando Luigi Di Maio, capo politico del Movimento 5 stelle, disse: «Bisogna mettere in Stato di accusa il presidente Mattarella». L’origine di tutto. «Abbiamo pensato ‘‘ma ti pare che figure come Di Maio e Salvini chiedano l’impeachment di Mattarella?’’. E quindi è nata questa pagina, un po’ per gioco». Un gioco che diverte non solo gli utenti, ma anche chi i meme li realizza. «Quando scorriamo il feed, ridiamo come fosse la prima volta per alcuni post più vecchi», ci confessa Giovanni.

Giovanni, Alessandro e Marco, autori di Le Bimbe di Sergio Mattarella.
Giovanni, Alessandro e Marco, autori di Le Bimbe di Sergio Mattarella.

Una potenza di fuoco da sfruttare
Secondo il professor Mazzoleni - autore insieme a Roberta Bracciale del libro La politica pop online -, «posto che la comunicazione politica è cambiata in molte sue forme e manifestazioni nell’epoca del digitale, questa ‘‘memetica presidenziale’’ è solo uno dei molti casi di memizzazione della politica in Italia e nel resto del mondo. Ormai non c’è politico, leader, partito o evento politico che non sia target di questo tipo di comunicazione graffiante, irriverente, alla fine anche divertente. La levatura politica di un leader di oggi sta anche nella sua capacità di sfruttare la “potenza di fuoco” che questa arte comunicativa mette a disposizione di chi la sa utilizzare. Nel bene e nel male». In questo senso Giovanni, Alessandro e Marco sono molto chiari: «Noi ci arroghiamo la poca modestia di dire che in origine abbiamo un po’ sovvertito l’utilizzo dei social rispetto ai politici. Se nel 2018 venivano usati per criticare, anche satiricamente, il politico, noi abbiamo creato una fan base che invece osannava ed elevava a Dio supremo qualcuno che nulla aveva a che fare con questo tipo di cose». Sarebbero due gli elementi di successo in questo caso: «Mattarella è super partes e non accenna minimamente a modificare i suoi atteggiamenti per i social. Il gioco con il presidente funziona perché lui conduce la sua vita istituzionale e non si scomporrebbe mai per ammiccare a quello che succede sui social».

© Le Bimbe di Sergio Mattarella
© Le Bimbe di Sergio Mattarella

Giovani più vicini alla politica
E se il fenomeno «meme» diventa interessante per capire come cambia la partecipazione politica del «cittadino digitale», secondo Mazzoleni «c’è da supporre che anche questa attività memetica di natura politica, soprattutto giovanile, stia interessando molti cittadini under 35. La “memizzazione di Mattarella”, che è diventata davvero un fenomeno di ampia portata, è un segnale importante di crescita di engagement politico, anche se esordisce con la cifra della parodia. Toccherà alla ricerca misurare questo cambiamento spinto e accompagnato dai meme». I ragazzi di #LeBimbe, dal canto loro, dichiarano di essersi sempre interessati alla politica. «Ma non potevamo immaginare – ammette Giovanni - che nei confronti del presidente della Repubblica ci fosse un affetto tale da parte dei ragazzini. Non è vero che nella narrazione politica non c’è interesse. Chi segue le nostre pagine commenta anche nel merito quello che succede. E io ci leggo la volontà di una certa generazione di cercare figure come Mattarella rispetto ai ‘‘politici dei social’’».

«Eh... Giovanni»
Tra i tanti (soprattutto brutti) ricordi che ci resteranno della pandemia, ce n’è uno legato al presidente italiano che fa sorridere. Un Sergio Mattarella più «intimo» in un fuorionda divulgato dall’ufficio stampa del Quirinale durante il lockdown. Al presidente della Repubblica, prima della registrazione del messaggio alla Nazione, viene fatto notare un ciuffo fuori posto: «Eh... Giovanni (Grasso, lo spin doctor, ndr), non vado dal barbiere neanche io» risponde il Capo dello Stato aggiustandosi i capelli. «Abbiamo rischiato un infarto in quel momento», confessa ridendo Giovanni (quello delle #bimbe). «Marco aveva le notifiche attive sul cellulare e, non appena si è reso conto del video, lo ha salvato e postato così com’era. A oggi siamo convinti che non si sia trattato di un errore, è stato condiviso volutamente. Si è rivelata una buona occasione. Era il modo di Mattarella di dire agli italiani ‘‘restate a casa, che ci resto anche io’’». Anche il professor Mazzoleni è d’accordo. «Rimarrà la memoria di un presidente empatico e vicino alla gente e ai suoi problemi. Ciò è anche un messaggio politico perché, al di là di una colorazione populista, che peraltro Mattarella rifugge per formazione, segnala la vicinanza dell’istituzione più alta al sentire della nazione, in contrasto con gli egoismi e le strumentalizzazioni divisive delle forze politiche».

Infine, la chicca. Il 23 luglio 2021, in occasione dell’80. compleanno del presidente, Giovanni gli scrive una lettera. «Colgo l’occasione del Suo ottantesimo compleanno per rivolgerLe un sincerissimo augurio per questo Suo giorno e per salutarLa prima della fine del settennato». Gli racconta della pagina, dei giovani e giovanissimi che la seguono. «Ci scusi se qualche volta abbiamo un po’ esagerato, ma ci creda, l’abbiamo fatto con l’affetto e l’ammirazione che si rivolge a un nonno che tiene unita la famiglia». Giovanni non dice nulla né a Marco né ad Alessandro, convinto che la cosa inizi e finisca lì. E invece. «Qualche mese dopo ci invitano in un locale a Milano per parlare de #LeBimbe, il venerdì sera. Io il giovedì torno a casa, guardo la cassetta delle lettere e leggo ‘‘Presidente della Repubblica’’. Impazzisco. Il giorno dopo, sul palco, racconto questa cosa. Alessandro e Marco lo scoprono lì».

Mattarella prende penna e carta intestata. E scrive. «Gentile Dottore, ho ricevuto in questi giorni la Sua lettera e la ringrazio molto per le Sue parole così cortesi. La prego di ringraziare gli altri promotori della simpatica iniziativa che ho seguito con qualche personale/iniziale imbarazzo (non si capisce se sia personale o iniziale, la calligrafia non aiuta, ndr). Sono davvero lieto di apprendere, ancora una volta, dell’attenzione dei giovani nei confronti della vita delle istituzioni. Con tanta cordialità, Sergio Mattarella». Una gigante sorpresa per #LeBimbe, «simbolo dell’umiltà e del senso di humor che ha una persona di 80 anni che ricopre quel ruolo». La lettera è stata postata sui social il 27 gennaio. «Era il nostro modo per salutare – conclude Giovanni -. Eravamo pronti all’addio, convinti che lo avremmo visto spesso in Senato, ma in pensione e ‘‘riposato’’. Invece ci hanno spiazzato e lo hanno ‘‘incastrato’’. Da lì è partita la nostra ‘‘nuova’’ missione: #FreeSergio».