Servono ancora alcune spallate per abbattere il valore locativo

Dopo sette anni di tira e molla in Parlamento, l’abolizione del valore locativo sta diventando realtà. Le Camere hanno superato le principali divergenze, approvando un cambio totale del sistema di imposizione della casa. Oggi, il valore locativo (il reddito fittizio che i proprietari della casa in cui abitano devo dichiarare al fisco come se l’affittassero) viene calcolato sia per le residenze primarie, sia per le seconde case. In cambio è possibile dedurre gli interessi ipotecari e le spese di manutenzione. Con la soluzione votata oggi dal Parlamento, il valore locativo sarà abolito per tutti gli immobili. Saranno tolte anche tutte le deduzioni. In altri termini, i proprietari non potranno più detrarre dalla dichiarazione delle imposte gli interessi passivi e i lavori effettuati nelle abitazioni a uso proprio. Quanto all’ammontare della deduzione per gli interessi su debiti ipotecari risulterà dalla quota di beni immobili (esclusa la proprietà abitativa a uso proprio) sulla sostanza complessiva. In altri termini si potranno detrarre solo gli interessi sulla parte dell’immobile affittata.
Compensazione alla prova
Per compensare le perdite fiscali dei Cantoni turistici, il Nazionale ha deciso di dare loro la facoltà di applicare un’imposta immobiliare sulle residenze secondarie. L’abolizione del valore locativo è comunque condizionata all’approvazione di questa nuova imposta. Dal momento che per introdurla occorre una modifica della Costituzione federale, il referendum è obbligatorio. Questo significa che sul valore locativo si dovrà in ogni caso andare a votare. Farà stato la doppia maggioranza del popolo e dei Cantoni.
Nonostante il passo avanti, in Parlamento l’iter non è concluso. Sull’imposta immobiliare manca ancora il sigillo degli Stati, che giusto la settimana scorsa si erano rifiutati di discuterne. La decisione è prevista domani mattina. La Camera dei Cantoni si era anche opposta all’abolizione del valore locativo sulle seconde case, ma oggi ha fatto dietrofront, seguendo le indicazioni della Conferenza di conciliazione. È probabile (ma non assolutamente certo) che domani i «senatori», dopo aver approvato la soluzione del Nazionale sul cambio totale di sistema, facciano altrettanto con l’imposta immobiliare. Certo è che gli otto Cantoni alpini, di cui fa parte anche il Ticino, sono contrari a tutto: ritenendosi colpiti «in modo sproporzionato» non vogliono né il cambio del sistema di imposizione, né l’imposta reale sulle abitazioni secondarie. Il timore, da un lato, è di perdere troppe entrate fiscali, dall’altro che l’introduzione della nuova imposta crei maggiore burocrazia e dia adito a nuove possibilità elusione fiscale irrisolvibili in caso di esecuzione. In fase di consultazione, del resto, questa imposta era stata respinta da 19 Cantoni su 26.
Occhio a venerdì
L’ultimo scoglio a Berna saranno le votazioni finali, in programma venerdì. Agli Stati ci saranno resistenze. Oggi diversi «senatori» hanno espresso disappunto per la soluzione uscita dalla Conferenza di conciliazione. Per Pascal Broulis (PLR/VD) si tratta di «scegliere tra le peste e il colera». Per il vodese non sarà facile far passare il progetto in votazione popolare. Dal canto suo Stefan Engler (Centro/GR), alludendo alla votazione popolare, ha detto che non effettuerà alcun lavoro di ristrutturazione a breve termine della sua casa perché, ha sostenuto, «non credo che il valore locativo sarà abolito tanto presto».
Dubbi sono stati espressi anche al Nazionale, in particolare da Samuel Bendahan (PS/VD): con la riforma sarà più rischioso diventare proprietari, dal momento che non si potrà più dedurre dalle imposte gli interessi ipotecari. «Se questi aumenteranno, non ci sarà un controbilanciamento a livello di imposte», ha spiegato il vodese. A suo avviso, inoltre, la riforma potrebbe favorire il lavoro nero, visto che i lavori effettuati presso la propria abitazione non saranno più deducibili. Contro la riforma, negli scorsi giorni, si erano espressi anche alcuni ambienti legati alla costruzione, perché l’impossibilità di dedurre le spese di manutenzione potrebbe indurre molti proprietari a non più investire nella loro casa.
Montagne russe
È soddisfatto, invece, il corelatore al Nazionale Paolo Pamini (UDC), che però resta prudente sull’esito dell’operazione. «Sono montagne russe prima di Natale. Formalmente non è finita. Domani il Consiglio degli Stati deve ancora accettare l’imposta reale sulle residenze secondarie, una soluzione che consentirebbe ai Cantoni di montagna di coprire il minor gettito fiscale dovuto al cambio di sistema. Venerdì ci sono ancora le votazioni finali. Non è detta l’ultima parola. Siamo ai calci di rigore». Tutto comunque si sta muovendo in direzione della decisione popolare, perché l’introduzione della nuova tassa verrebbe iscritta nella Costituzione. Servirà pertanto la maggioranza del popolo e dei Cantoni. Se dalle urne uscisse un responso negativo, la riforma dell’imposizione della casa cadrebbe».
Pamini vede nell’operazione diversi vantaggi. Innanzitutto c’è un «cambio pulito» di sistema, che toglie il valore locativo per tutti gli oggetti immobiliari. Questa mossa, inoltre, non presta il fianco a possibili abusi: un proprietario, infatti, potrebbe spostare il domicilio e far figurare la sua residenza primaria come casa di vacanza unicamente per poter dedurre le spese di manutenzione effettuate. Quanto ai problemi dei cantoni turistici, come il Ticino, vengono tenuti in considerazione introducendo questa nuova imposta facoltativa. Infine, con l’abolizione del valore locativo (e delle deduzioni) dovrebbe venir meno anche un incentivo all’indebitamento privato, che a differenza di quello pubblico, in Svizzera resta molto elevato, anche a causa del fatto che le ipoteche non vengono ammortizzate.