«Sì all'accordo di solidarietà sul gas con Italia e Germania»

La Svizzera deve poter attingere alle risorse energetiche dei Paesi confinanti in modo da garantire un approvvigionamento anche in caso di emergenza. È il parere del Consiglio nazionale che dopo gli Stati in dicembre ha approvato oggi a larghissima maggioranza l'accordo di solidarietà sul gas con l'Italia e la Germania proposto dal Consiglio federale. Il dossier ritorna alla camera dei Cantoni per una divergenza.
L'intesa fra Berna, Berlino e Roma sottoposta al Parlamento dall'Esecutivo comprende tre decreti: uno riguardante l'approvazione del testo vero e proprio (oggetto di una differenza), e gli altri due relativi ad altrettanti crediti d'impegno per un totale di 1,3 miliardi di franchi.
L'accordo, ha ricordato a nome della commissione Nicolas Kolly (UDC/FR), verrebbe applicato solo in caso di grave scarsità di gas, dopo che saranno state adottate tutte le misure nazionali possibili a disposizione della Confederazione per ridurre il consumo, fra cui figurano la commutazione degli impianti a doppio combustibile, divieti e limitazioni, o ancora il contingentamento per l'industria che fa uso di gas.
Sul territorio nazionale la Svizzera non dispone di elevate capacità di produzione e stoccaggio, motivo per cui, per l'approvvigionamento, la Confederazione dipende dai suoi Paesi limitrofi che hanno accesso al mare. In caso di necessità, l'accordo permette alla Svizzera- da dove transita il gas fra i due Paesi -, alla Germania e all'Italia di presentare una richiesta di solidarietà agli altri Stati contraenti in caso di impossibilità ad approvvigionare in altro modo i clienti protetti, ovvero le famiglie e i servizi essenziali come gli ospedali e i servizi d'emergenza.
L'intesa con Berlino e Roma è fondamentale, a fronte delle attuali tensioni geopolitiche, come ha dimostrato la crisi in Ucraina e i rischi legati all'approvvigionamento energetico in cui potrebbe incorrere la Confederazione in futuro. L'intesa prevede anche il ricorso a un tribunale arbitrale in caso di vertenze fra i firmatari dell'intesa, e ciò per evitare che la Svizzera sia sottoposta alla legislazione europea in questione, come lo sono invece la Germania e l'Italia. Niente Corte europea di giustizia, insomma, ha rassicurato Kolly.
Unico punto di disaccordo col progetto governativo, approvato anche dagli Stati, riguarda la proposta di modificare le competenze esistenti in caso di controversie sull’accesso alla rete del gas mediante una modifica della Legge sull'energia. Il governo vorrebbe infatti obbligare il settore dell’energia ad adottare e attuare misure volte ad assicurare l’approvvigionamento energetico a breve termine. Il plenum ritiene che non vi sia alcun nesso con l’accordo in esame e osserva che il disciplinamento attuale ha dato buoni risultati.
Il progetto, ha spiegato dal canto suo il capo del Dipartimento federale dell'economia, della formazione e della ricerca (DEFR) Guy Parmelin, prevede due crediti d'impegno per adempiere agli obblighi di pagamento e assicurare la copertura delle garanzie statali nell'ambito delle forniture in questione. Tutti i costi verrebbero successivamente fatturati ai destinatari delle forniture di gas, vale a dire ai clienti protetti. «In tal modo la Confederazione non dovrà sostenere alcun onere finanziario supplementare», ha aggiunto Parmelin.
Il primo credito concede una garanzia statale di 300 milioni di franchi con cui la Confederazione potrebbe garantire l'acquisto di gas in caso di misure di solidarietà. Il secondo credito di un miliardo è previsto in particolare per eventuali compensazioni che la Confederazione dovrebbe versare a fronte di misure sovrane adottate in Germania o in Italia a favore della Svizzera.