L'intervista

«Sì, grazie al Municipio di Agno, anche nel 2023 verremo in Ticino»

L’ultima tournée, la prima post-pandemia, è stata un vero successo – In tempo di crisi «non ce lo aspettavamo», racconta la direttrice Géraldine Knie, che conferma: in Ticino, quest’anno, il tendone verrà piazzato nel centro malcantonese
© CdT/Gabriele Putzu

A inizio gennaio, dopo nove mesi in tournée, il Circo Knie è tornato nella sua sede di Rapperswil. Nel 2022 il circo nazionale svizzero ha registrato un record d’affluenza a Lucerna e a Zurigo.

Géraldine Knie, avete appena concluso una tournée che è stata una delle più riuscite di sempre: ve lo aspettavate questo grande successo, in un periodo di crisi come quello attuale?
«Siamo incredibilmente grati al nostro pubblico. No, effettivamente non ce lo aspettavamo. La pandemia è stata una tragedia internazionale. A inizio 2022 eravamo molto contenti di poter tornare in tournée a marzo, e poi è giunta la guerra in Ucraina. Il morale era a terra. Deve inoltre sapere che, fin da bambina, per me prendere commiato dal pubblico è sempre una tragedia. Ogni volta è triste. Quest’anno, con l’emotività data dalla situazione mondiale, è stato ancora più difficile. All’ultimo spettacolo piangevamo tutti».

Da voi lavorano infatti anche alcuni artisti ucraini.
«Sì, sono ancora con noi e possono tutti rimanere nelle nostre roulotte durante la pausa invernale. Alcuni con le loro famiglie. Altri hanno ricevuto visita da familiari che sono tornati in Ucraina, per stare con gli uomini. È una situazione davvero triste. Diversi nostri artisti ucraini stanno da tempo preparando la tournée per il 2023 (che partirà a marzo, ndr). E con che passione e motivazione stanno lavorando. Ammiro la loro forza e ambizione. Danno il 200%. Anche se a casa loro si sta consumando una guerra».

Tra le conseguenze della guerra: il rincaro dei prezzi, tra cui quello per l’energia. Avete previsto programmi di risparmio energetico negli scorsi mesi?
«Certo. E non solo in questi mesi. Già prima abbiamo iniziato a rendere tutto più efficiente. Con oltre 200 collaboratori, può immaginarsi quanto costi l’energia per noi. Abbiamo quindi puntato su lampadine LED e su workshop per tutti i collaboratori per imparare a non sprecare energia elettrica. Siamo un’azienda familiare. Nessuno ci sovvenziona. I costi sono molti e vogliamo poter sopravvivere almeno ancora altri cento anni».

Il prezzo dell’energia vi mette in grave crisi?
«No, perché abbiamo imparato già da molto tempo a pensare prima a possibili buchi. Francamente le lacune finanziarie portate dalla pandemia sono state uno shock. Non esiste cerotto che possa coprirle. Ma anche in questo caso, essendo un’impresa che vive da tanti anni, conosciamo l’importanza di pensare a lungo termine per essere in grado, un giorno, di passare un’azienda sana alla prossima generazione che la gestirà. Devo dire che le paure legate alle finanze sono parte del mio carattere. Sono una persona positiva, ma come direttrice sento molto le mie responsabilità».

Suo figlio, il piccolo Maycol Jr, nel 2022 ha fatto il suo debutto in arena. Lei ha già detto che le piacerebbe se i suoi figli prendessero in mano le redini del circo. Un sogno che si tramuterà in realtà?
«Sa, io sono una mamma che sta dalla parte dei suoi figli, che sono il mio orgoglio e la mia gioia. Sono la loro più grande fan, e loro sono adorabili quando si esibiscono. Ma se uno di loro, o anche tutti e tre venissero a dirmi che non se la sentono di dirigere il circo, lo accetterei. Penso che ognuno debba trovare la propria strada ed essere felice di quello che fa nella vita. Ma francamente, osservando con quanta dedizione lavorano e collaborano nel circo, non devo farmi grandi pensieri. Anche il piccolo Maycolino (in famiglia lo chiamano così, ndr), che ha solo quattro anni, ha un tale senso del dovere. E si diverte. Mi chiede: “Mamma, quanti spettacoli abbiamo oggi?”, “Uno”, “No - mi risponde - io ne voglio due o tre!”».

Suo padre, Fredy Knie Jr, in un’intervista ha raccontato che quando da bambino cadeva dal pony, il padre lo prendeva per mano e gli diceva: «Non piangere ora, Fredy, non fino a quando non sarai dietro al sipario». Anche a lei sono state impartite lezioni dello stesso genere?
«Una volta i metodi educativi erano più rigidi. Io, mio nonno, l’ho vissuto molto diversamente. Con me sono stati meno severi. E anche i miei figli non vengono forzati. Questo mestiere, peraltro, non lo si può imporre. O ci sono la passione e la pazienza necessarie, soprattutto quando si ha a che fare con gli animali, o è meglio lasciar perdere. E poi i bambini devono soprattutto divertirsi».

A novembre era incerto non solo se sareste riusciti a installarvi ad Agno durante la prossima tournée, ma addirittura se sareste riusciti a venire in Ticino. Può confermare che verrete?
«Sì, non potremo installarci come sempre a Cornaredo (questo perché, nei prossimi anni, sul terreno dove solitamente viene messo il tendone, sorgerà il cantiere del Polo sportivo e degli eventi, ndr). Ci è dispiaciuto dover optare per un altro posto, perché il pubblico ticinese, che ci conosce da una vita, sapeva esattamente dove trovarci. Abbiamo cercato ovunque a Lugano, ma abbiamo bisogno di troppo spazio. Non c’era un posto che potesse accogliere tutta la nostra infrastruttura. Ad Agno, il Municipio è stato molto gentile con noi, ha combattuto per noi, e a dicembre abbiamo deciso che nel 2023 ci stabiliremo nel centro malcantonese. Adesso speriamo che il pubblico arrivi».

Vi si fa regolarmente pressione per smettere di includere numeri con animali nel programma. Riesce a immaginarsi un Circo Knie ad esempio senza cavalli, che sono la sua passione?
«Dopo la pandemia, nulla è inimmaginabile. Cosa sia giusto o sbagliato è sempre relativo e ognuno può avere la sua opinione. Per me l’importante è la soddisfazione del pubblico. Se gli spettatori non vogliono più vedere cavalli nei nostri spettacoli, allora lo accetterò. Quello che non mi piace sono i fanatismi. Chi vuole può venire a visitarci durante i nostri allenamenti, che sono aperti al pubblico. Ognuno può farsi un’idea di come i cavalli vengono trattati. E penso che il nostro pubblico sappia che li rispettiamo e li amiamo. Per noi fanno parte della famiglia».

Quali saranno le maggiori sfide per il Circo Knie nei prossimi anni?
«Per quanto riguarda il mio ruolo di direttrice artistica, la sfida rimarrà riuscire a creare ogni anno un programma bello, fresco e innovativo. Non è facile. Mio marito mi aiuta moltissimo, occupandosi della parte tecnica e logistica. È grazie a lui se oggi i pali del tendone sono all’esterno, di modo che ci sia una migliore visione sullo spettacolo. Ma tornando alla sua domanda, penso che il pubblico non debba sapere dei nostri crucci. È compito nostro risolverli. Gli spettatori non devono percepire nulla».

Lo spettacolo deve continuare.
«Esattamente».

A inizio mese si è chiusa una tournée da record in 37 tappe

A inizio mese, dopo 37 spettacoli, il Circo Knie ha concluso la sua tournée ed è tornato alla sua base a Rapperswil. La prima tournée senza restrizioni anti-COVID-19 è stata una delle più riuscite negli oltre cento anni di storia del Circo. A Lucerna e a Zurigo, il circo nazionale svizzero, sotto la guida della direttrice artistica Géraldine Knie, che gestisce l’azienda familiare assieme al marito Maycol Errani e alla cugina Doris Knie, ha stabilito un record di presenze. La maggior parte degli spettacoli in tutte le 23 località visitate hanno registrato il tutto esaurito. La tournée 2022 ha vissuto un momento importante per la famiglia (che nel 2019 aveva festeggiato un secolo di spettacoli sotto il tendone): il debutto del piccolo Maycol Knie Jr figlio di 4 anni proprio di Géraldine Knie e Maycol Errani che, assieme al fratello Ivan (21 anni) e alla sorella Chanel (11), rappresenta l’ottava generazione della dinastia circense. Altro evento importante in famiglia: il 19 gennaio mamma Géraldine ha spento 50 candeline. Fra i temi delicati che il circo deve affrontare c’è il lavoro con gli animali. Sono rimasti pochi i Paesi che in Europa permettono ancora animali nei circhi senza restrizioni. «Un totale di 26 Paesi», ricorda il sito di Peta Svizzera, «limitano gli spettacoli circensi con animali o li vietano del tutto. Tra questi, Croazia, Grecia, Austria e Norvegia. Sempre più Paesi in tutto il mondo stanno introducendo divieti sugli animali per i circhi. Alcuni Paesi vietano gli animali selvatici come elefanti, leoni, tigri e giraffe, mentre altri introducono un divieto generale e non ammettono animali domestici come cavalli, capre e cani». In Svizzera, gli spettacoli con animali selvatici sono ancora consentiti. Il Circo Knie, li ha però già banditi. Nel 2015 c’è stato l’ultimo spettacolo con gli elefanti. Numeri con animali domestici sono invece ancora parte del programma.