«Siamo preoccupati per Carì»

«Diversi residenti di Carì e proprietari di immobili, i quali in passato hanno contribuito finanziariamente alla realizzazione degli impianti di risalita e che ancora oggi continuano a versare le imposte comunali per le loro proprietà, hanno espresso preoccupazione per le scelte adottate dalla società di gestione. Da quanto emerge, l’attuale linea gestionale, se mantenuta invariata nel tempo, rischia di avere gravi ripercussioni sul valore delle proprietà immobiliari» della stazione turistica della Media Leventina. Partiamo dalla fine. Dall’ultimo paragrafo della lettera che una quarantina di cittadini ci ha trasmesso ieri, quale replica alle considerazioni del Municipio che avevamo riportato sul giornale del 27 marzo. Al centro, l’avrete capito, c’è la gestione degli impianti di risalita di Carì. Quello fra le parti è uno scambio epistolare che va avanti, appunto, da due mesi.
«Serve un’attenta riflessione»
Tutto aveva avuto inizio il 6 marzo, con la «segnalazione collettiva con richiesta di chiarimenti» indirizzata all’Esecutivo. I firmatari, provenienti da ogni angolo del Ticino e non solo, invita(va)no le autorità a «pianificare una nuova strategia» per migliorare la gestione aziendale della Nuova Carì impianti turistici SA. La replica del Municipio era giunta a stretto giro di posta, dopo una decina di giorni. «Alla luce dei cambiamenti per i risultati serve tempo: questa è una stagione di transizione», aveva sostanzialmente affermato il consesso. Uno dei punti finiti sotto la lente è quello dei collaboratori impiegati nella SA «nata» nell’ottobre 2024 dall’unione delle precedenti due società (Nuova Carì società di gestione Sagl e Nuova Carì impianti turistici SA) legate alla nota località. SA che «ha deciso di impiegare personale estero invece di rivolgersi al personale locale che negli anni precedenti aveva lavorato per la società di gestione e il cui impiego stagionale rappresentava durante l’inverno un complemento professionale alle loro attività principali», si legge nello scritto inviato alla redazione del Corriere del Ticino.
Cosa c'è sotto la lente
L’Esecutivo, ricordiamo, non aveva negato l’assunzione di dipendenti perlopiù dall’Italia, ma aveva comunque osservato che «il 75% proviene dal Ticino, con oltre il 50% delle Tre valli». I cittadini rincarano la dose, ponendo stavolta l’attenzione su un’altra questione: «Considerando che la società di gestione è interamente di proprietà del Comune e usufruisce di importanti sussidi pubblici (sia da parte del Cantone sia da parte del Comune) si ritiene che questo aspetto meriti un’attenta riflessione alfine di valutare le implicazioni economiche e sociali delle scelte occupazionali». Faido che, rammentiamo, ha aumentato il proprio contributo portandolo a 200 mila franchi annui, mentre l’aiuto cantonale è destinato alla manutenzione ordinaria delle infrastrutture. Ma che va in ogni modo a sgravare i costi a carico della società che si occupa degli impianti di Carì e che - puntualizzano i cittadini - «impiega tre dipendenti durante tutto l’anno per una stazione turistica che apre al pubblico per un massimo di 100 giorni».
La transizione e le prospettive
Ed eccoci, ora, alla futura strategia accennata dall’Esecutivo nella missiva del 17 marzo: «La pianificazione di una nuova strategia, che oltre agli scopi da voi citati ha soprattutto l’obiettivo di garantire un futuro alla stazione turistica, è già in corso. Considerata la tempistica appare però piuttosto ambizioso, se non totalmente utopico, pretendere di vederne i risultati nell’immediato. I numerosi cambiamenti intercorsi sul piano operativo, giuridico e all’interno del Consiglio di amministrazione rendono infatti la presente stagione invernale (quella conclusasi a fine marzo, n.d.r.) definibile a più livelli come di ‘transizione’». Stando ai firmatari della lettera, però, ci si limita «a fare riferimento a questioni amministrative e giuridiche legate alla fusione e riorganizzazione delle società» e ad esprimere «dispiacere per i disservizi riscontrati. La conclusione evidenzia chiaramente l’intenzione di proseguire con la medesima ‘nuova filosofia’ che si è tuttavia rivelata poco funzionale».
«Basta con i favoritismi»
L’ultima annotazione di coloro che hanno sottoscritto la «segnalazione collettiva» riguarda le eventuali assunzioni nei prossimi anni: «È fortemente raccomandabile indire un concorso pubblico o quantomeno adottare una procedura di selezione trasparente e aperta, ad esempio attraverso la pubblicazione dell’offerta di lavoro, l’indicazione di criteri chiari e un processo di valutazione trasparente, al fine di evitare favoritismi, nepotismo o critiche da parte della popolazione e degli organi di controllo».