Siria, gli USA non escludono l'opzione militare

BEIRUT - Gli Stati Uniti non escludono l'opzione militare in Siria se la diplomazia dovesse fallire: lo ha annunciato oggi il vice presidente Usa Joe Biden, le cui dichiarazioni sono state definite "distruttive" da Mosca. È in questo clima che con molta probabilità slitteranno gli attesi colloqui tra governo e opposizioni siriani mediati dall'Onu e previsti per lunedì prossimo.
Durante la sua visita in Turchia, il numero due della Casa Bianca ha oggi detto che "se la via diplomatica non fosse possibile noi siamo pronti per una soluzione militare". Le sue affermazioni sono state poi rettificate dalla Casa Bianca. "Non ci sono cambiamenti nella strategia degli Stati Uniti in Siria - si legge in una nota - Il vicepresidente voleva dire che mentre noi stiamo lavorando per una soluzione politica per fermare la guerra civile in Siria, nello stesso tempo perseguiamo l'Isis anche sul piano militare. Nessuna novità".
Sul campo intanto, raid aerei russi e del regime di Damasco continuano a mietere vittime civili nell'est del Paese in aree controllate dall'Isis. Fonti mediche locali, raggiunte tramite loro contatti nel sud della Turchia, hanno confermato all'agenzia italiana ANSA quanto riferito in precedenza dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus).
Secondo l'Ong, che si avvale di una fitta rete di ricercatori sul terreno, nei bombardamenti di oggi su Khasham, nella regione di Dayr az Zor, 29 civili tra cui una donna e 7 bambini sono stati uccisi. Sale così a 73 civili uccisi il bilancio - sempre riferito dall'Ondus - delle ultime 48 ore di raid aerei russi e del governo siriano a est di Dayr az Zor, nella località di Tayyba, Albulil e Jazeera.
A questi morti vanno aggiunti un numero imprecisato di persone colpite dai jihadisti dello Stato Islamico che terrorizzano la popolazione imponendo con la violenza regole e vessazioni di ogni tipo.
La giornata era cominciata con l'avvio dei colloqui del segretario di Stato Usa John Kerry a Riad, dove da oltre un mese sono riuniti oppositori siriani in esilio con l'obiettivo di formare una delegazione da inviare ai colloqui convocati dall'Onu a Ginevra per lunedì prossimo.
Dallo scoppio, ai primi di gennaio, della crisi politica tra Iran e Arabia Saudita, coinvolti su fronti opposti e a vari livelli nella guerra in Siria, le opposizioni siriane a Riad avevano di fatto annunciato che non intendono dialogare con Damasco e con i suoi alleati, la Russia e l'Iran. L'inviato speciale Onu per la Siria, Staffan De Mistura, ha per questo chiesto a Washington e a Mosca di fare di tutto per convincere le parti a rispettare gli impegni presi a Vienna nelle settimane scorse, quando gli attori locali e regionali si erano accordati di avviare trattative inter-siriane entro gennaio 2016.
In questo quadro, secondo un'indiscrezione pubblicata nelle ultime ore dalla stampa americana, Mosca avrebbe chiesto al presidente siriano Bashar al Assad di farsi da parte per facilitare la transizione politica. Damasco avrebbe risposto di no, ma la ricostruzione dei fatti è stata smentita dal Cremlino.