Il sondaggio

Sociosanitario allo specchio tra critiche, falsi miti e virtù

L’associazione che si occupa della formazione a livello secondario II presenta l’esito di uno studio - Sandra Bernasconi (FORMAS): «Problematici il salario e il carico di lavoro, sottovalutata la formazione continua»
©Chiara Zocchetti
Francesco Pellegrinelli
01.06.2024 06:00

Un sondaggio tra coloro che hanno concluso la formazione per capire le criticità e i punti di forza delle professioni sociosanitarie, in particolare del secondario II. Con questo obiettivo FORMAS, l’associazione per la formazione nelle strutture sanitarie e negli istituti sociali del Canton Ticino, ha realizzato un’indagine che ha coinvolto quasi 700 professionisti del settore. «A vent’anni dalla nascita dell’associazione (costituita per rispondere alla Legge federale sulla formazione professionale entrata in vigore il 1. gennaio 2004, ndr), ci siamo fatti questo regalo. L’obiettivo era valutare lo stato delle persone che abbiamo formato e quindi individuare le problematiche legate alle nostre professioni», spiega al CdT la direttrice Sandra Bernasconi.

Un regalo prezioso anche per mettere a fuoco una tendenza che attanaglia tutto il settore sanitario confrontato da anni con un progressivo calo di personale curante, a tutti i livelli. Una carenza che supera i confini nazionali e che, ancora recentemente, ha visto il Consiglio federale lanciare un progetto per ridurre gli abbandoni nella professione (vedi box a lato).

Tornando allo studio di FORMAS, sono tre le figure professionali passate sotto la lente del sondaggio: l’operatore sociosanitario (OSS); l’operatore socioassistenziale (OSA) e l’addetto alle cure sociosanitarie (ACSS). «L’indagine ha messo in evidenza alcuni aspetti ritenuti critici. L’ambito generalmente più problematico è il salario, seguito dalla possibilità di carriera e il carico di lavoro», avverte Bernasconi. Aspetti sui quali vale la pena continuare a riflettere, ha detto la direttrice, «alla luce della carenza di personale con cui saremo confrontati sempre di più in futuro». Non è un mistero: la popolazione invecchia e, in prospettiva, sarà necessario disporre di un numero sempre maggiore di personale curante. «Pertanto, dobbiamo impegnarci per mantenere il personale formato nel settore», ha aggiunto Bernasconi. Chiaro il riferimento al tema degli abbandoni, balzato più volte agli onori della cronaca dopo la pandemia. «Per poter mantenere la qualità delle cure occorre formare un numero maggiore di diplomati e migliorare le condizioni di lavoro», ha recentemente ribadito la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider.

Le difficoltà di carriera

Tra gli aspetti critici emersi dal sondaggio spiccano le difficoltà, manifestate da diversi professionisti, nel progredire a livello di carriera. «Ci siamo resi conto che le possibilità offerte dalla formazione continua sono poco conosciute e sottovalutate», avverte ancora la direttrice. La formazione continua viene raramente scelta, ma ciò contribuisce a creare la percezione errata che il settore offra poche prospettive di crescita: «Spetta anche al datore di lavoro divulgare meglio queste informazioni, purtroppo avviene raramente». Di qui, la proposta di una maggiore valorizzazione della formazione continua attraverso un maggiore coinvolgimento dei datori di lavoro, ribadisce Bernasconi. «Spesso si crede che le uniche opportunità di crescita professionale siano nel settore terziario e che il secondario non offra possibilità».

Un altro aspetto messo in evidenza dall’indagine è «l’attaccamento psicologico del dipendente al datore di lavoro, inteso come responsabile superiore o di direzione», ha spiegato dal canto suo Cléo Berla, collaboratrice di FORMAS. «Si tratta di un aspetto positivo che mostra al contempo quanto sia importante avere un datore di lavoro che sia presente». L’assenza di una guida chiara può infatti causare confusione e inefficienza tra i dipendenti. «Con un datore di lavoro poco presente la lealtà del dipendente verso la professione può venire meno».

Il rapporto umano

Tra i punti di forza e di soddisfazione della professione, invece, spicca il rapporto umano con le persone accompagnate e il sostegno al loro benessere. «Aiutare e prendersi cura delle persone può portare a un forte senso di realizzazione e gratificazione personale», sottolinea Berla. «Purtroppo, questo aspetto positivo spesso è oscurato da una percezione negativa che ingiustamente svaluta queste figure professionali, riducendole a semplici esecutori di compiti minori, come cambiare cerotti», conclude Berla: «Molto spesso queste figure professionali non ricevono il giusto riconoscimento per l’eccellente lavoro svolto».