La storia

«Sono un pilota di Swiss e mi dimetto per salvare il pianeta»

Il post su LinkedIn di Yann Woodcock è diventato virale: impiegato presso la compagnia di bandiera dal 2011, ha deciso di scendere letteralmente dagli aerei perché l'aviazione «è parte del problema»
© KEYSTONE / CHRISTIAN BEUTLER
Red. Online
11.05.2024 11:30

Una presa di posizione del genere, come spiega BFM TV, è rara. Anzi, rarissima nel mondo dell'aviazione. Yann Woodcock ha affidato a LinkedIn i suoi pensieri e, soprattutto, le sue decisioni. Pilota di linea, dal 2011 è impiegato presso Swiss. La compagnia di bandiera svizzera. Meglio, era. Già, perché Woodcock di fronte al cambiamento climatico in atto oramai da tempo ha deciso di scendere dagli aerei. Letteralmente. Il motivo? L'aviazione è parte del problema e, per questo, Woodcock ha voluto lanciare un segnale forte. Dimettendosi. «Lascio l'eccitante mondo dell'aeronautica, che mi ha permesso di vivere della mia passione dal 2011» si legge nel suo post, pubblicato alcuni giorni fa ma nel frattempo diventato virale. «La passione rimane, ma io me ne vado».

E ancora: «Me ne vado perché mi sono reso conto della portata della catastrofe climatica e del collasso del mondo vivente. Mentre molti credono che possiamo evitare di affondare apportando modifiche superficiali, i fatti scientifici richiedono cambiamenti drastici nel nostro stile di vita. Per questo non voglio più essere parte di un'industria che contribuisce in modo significativo al problema».

Nessun j'accuse particolare, ha chiarito l'oramai ex pilota: «Lungi da me puntare il dito contro chiunque lavori in un'industria che causa il cambiamento climatico. Quindi, anche se può sembrare, la mia decisione non deve essere interpretata come un appello alla responsabilità individuale». Detto questo, a suo dire gli sforzi sostenuti sin qui dal settore per ridurre la sua impronta carbonica (a seconda degli studi parliamo di un 3 o 5% rispetto al totale delle emissioni) sono stati vani. O inconcludenti, nella migliore delle ipotesi. «Sono convinto che la lotta contro la catastrofe climatica sarà collettiva. È stato dimostrato che, anche adottando uno stile di vita irreprensibile, sarebbe difficile per un individuo ridurre la propria impronta di carbonio di oltre il 20-30%. È il nostro sistema economico, basato sull'iper-consumo (di cui il trasporto aereo fa parte), sulla crescita infinita e sulla massimizzazione dei profitti, che deve essere completamente ripensato».

La soluzione? Una e una soltanto, a detta di Woodcock: ridurre il peso dell'aviazione commerciale. «Avremo sempre bisogno dell'aviazione, ma la riduzione dei voli deve essere massiccia» ha scritto. «Spesso si sostiene che senza l'aviazione le società si ripiegherebbero su se stesse. Certo, la possibilità di viaggiare facilmente su scala globale ha talvolta permesso a una minoranza giramondo di aprirsi al mondo e di conoscere altre culture, ma credo sia sbagliato sostenere che andare dall'altra parte del mondo in aereo sia necessariamente equivalente a viaggiare».

Di qui un attacco, nemmeno troppo velato, all'industria del turismo, alimentata a sua volta dall'uso massiccio dei social per creare, artificialmente, «un nuovo bisogno di viaggi aerei che non esisteva nemmeno qualche anno o decennio fa». Woodcock, concludendo, avverte: i cosiddetti carburanti sostenibili o l'idrogeno «non saranno pronti su larga scala prima di raggiungere il punto di non ritorno in termini di riscaldamento globale». Di più, richiedono «una quantità astronomica di energia per essere prodotti».

Woodcock, consapevole di «appartenere alla categoria privilegiata di persone che possono permettersi di ridurre l'orario di lavoro per seguire contemporaneamente un corso», si sta riconvertendo come uomo di legge. Ha iniziato il suo percorso presso il Tribunal des baux et loyers, nel Canton Ginevra, in qualità di giudice assessore. Il suo sogno, ora, è diventare avvocato. «In futuro, intendo utilizzare le mie competenze per continuare a lottare per un mondo più giusto e per difendere le cause per le quali, in questo mondo diseguale, è fondamentale lottare».