Spunta la tribù dei "poliamorosi"

Spunta anche in Ticino un nuovo tipo di approccio relazionale, che in realtà affonda le radici negli anni Settanta e si è evoluto negli ultimi anni: si tratta del poliamore, una modalità di condividere la sessualità e i sentimenti che non pretende l'esclusività dei rapporti. Chi prende la decisione di diventare poliamoroso nutre poca fiducia nei confronti della monogamia e della fedeltà e spesso attribuisce a questi costrutti la causa di tante sofferenze. Sembra impossibile che storie del genere possano funzionare, eppure le testimonianze che abbiamo raccolto di persone che vivono relazioni multiple ci forniscono un punto di vista diverso. «Mi sono accorto che in me c'era qualcosa che non andava già prima», spiega Leonardo, giovane Web designer messicano trasferitosi a Milano. «Non ero geloso e le mie ragazze in qualche modo lo pretendevano, perché per loro la possessività è un ingrediente indispensabile, la cartina di tornasole che certifica l'autenticità dei sentimenti. Per fortuna, tramite Internet, sono entrato in contatto con il gruppo dei poliamorosi italiani e ho capito che c'era chi ragionava come me. Ebbene, ho tirato un sospiro di sollievo, finalmente mi sono sentito normale». Anche Valentina (la chiamiamo così per proteggerne la privacy) sulla cinquantina, di Locarno, ha il suo buon curriculum regolare: un matrimonio durato quindici anni, un figlio, una casa col giardino. Eppure ad un certo punto qualcosa, in quel meccanismo quasi perfetto, si è inceppato. Non si è trattato del classico tradimento, né da una parte né dall'altra, ma i suoi sogni da sposina col vestito bianco sono andati in frantumi e si è accorta che non era quella la vita che voleva. «Che sofferenza!», commenta oggi, a distanza di tempo. «Il matrimonio secondo me non funziona proprio: la monogamia porta la coppia a chiudersi su se stessa e così facendo le toglie l'ossigeno indispensabile. Inoltre, nei rapporti così come sono concepiti tradizionalmente, il singolo perde la sua identità: non sei più Michela, per esempio, ma la moglie di X. Giorgio, invece, è il marito di Y». Durante la fase di separazione dal marito, Valentina si è concessa il lusso di sperimentare, lasciando la porta aperta a diverse opzioni. È stato così, esperienza dopo esperienza, che ha cominciato a rendersi conto di poter condividere l'intimità e i sentimenti con più persone per volta.
«Una nuova modalità relazionale? Non mi pare proprio. È una storia vecchissima cui si è dato un nome diverso. Da sempre l'essere umano ha avvertito il bisogno di moltiplicare l'esperienza erotico-sentimentale e chi ha potuto se l'è sempre permesso». Così reagisce la psicologa esperta di problemi di coppia Vittoria Cesari-Lusso, da noi interpellata. I poliamorosi, le ricordiamo, sostengono che il male d'amore sia la diretta conseguenza della monogamia, un costrutto fittizio, figlio di una società che si è allontanata dalla natura. «Non sa quante volte ho sentito questa storia! - risponde - Chi ragiona così non conosce quale sia il vero fulcro dell'innamoramento: quando facciamo un investimento sentimentale su una persona, questa ci fa sentire unici e speciali. È una sensazione che ci dà benessere, un'esperienza fortemente narcisizzante. È normale che quando lo sguardo dell'amato si sposta verso un nuovo amore, questo ci faccia terribilmente male: si tratta di una ferita narcisistica».