Presidenziali USA

«Stiamo attenti a sottostimare l’America profonda di Trump»

Il presidente onorario dell’Associazione Italia-USA, Mauro Della Porta Raffo, mette in guardia da semplificazioni e letture affrettate della campagna elettorale per la Casa Bianca - «I sondaggi fotografano soltanto il momento attuale, ogni previsione è un autentico azzardo»
Donald Trump sembra essere costretto a rivedere la strategia della campagna elettorale per fronteggiare la nuova avversaria, la vicepresidente Kamala Harris. ©Julia Nikhinson
Dario Campione
21.08.2024 06:00

Scrittore, saggista, profondissimo conoscitore del mondo americano, Mauro Della Porta Raffo aggiorna quotidianamente sul sito della Fondazione Italia-USA (di cui è presidente onorario) le sue analisi sulle imminenti elezioni presidenziali. Riflessioni caustiche, mai scontate, spesso controcorrente, sempre saldamente ancorate alla storia.

«Il passato consiglia di osservare i fatti con prudenza - premette Della Porta Raffo al CdT - prendiamo, ad esempio, i sondaggi, oggi favorevoli a Kamala Harris. Questi sondaggi, se fatti bene e in buona fede, fotografano il momento. Al di là dell’errore statistico del 3,5%, comunque molto ampio, non sono in grado di prevedere il futuro. Il quale, peraltro, cambia rapidamente. Se qualcuno, il 26 giugno scorso, il giorno prima del dibattito televisivo tra Joe Biden e Donald Trump, avesse detto che nei due mesi successivi sarebbe successo quello che poi è effettivamente successo, tutti gli avrebbero dato del matto. Non sappiamo che cosa accadrà domani mattina, figuriamoci il 5 novembre prossimo».

Tutto questo per dire che l’entusiasmo cresciuto nelle ultime settimane attorno alla vicepresidente, seppure sostenuto da rilevazioni demoscopiche favorevoli, potrebbe non essere totalmente giustificato. «Nel 1988, in un’estate elettorale simile a quella che stiamo vivendo, l’allora governatore democratico del Massachussetts, Michael Dukakis, era dato dai sondaggi parecchio avanti nei confronti di George Bush padre, vicepresidente in carica. Alla fine, a novembre, fu sonoramente sconfitto. Non lasciamoci, quindi, trascinare dalle emozioni. È chiaro che i giornali e, soprattutto, le televisioni statunitensi hanno bisogno di dire che siamo di fronte a qualcosa di sensazionale, di unico e mai visto prima, ma non è così. L’elemento nuovo è un presidente costretto ad abbandonare la corsa con la nomination in tasca dopo aver stravinto primarie e caucus; tutto il resto è già successo».

La novità Harris

Vero. Così com’è altrettanto vero che Kamala Harris abbia cambiato lo scenario elettorale. «Non c’è dubbio - dice Mauro Della Porta Raffo - fino a quando Biden non si è ritirato, i repubblicani si aspettavano di dover affrontare un avversario con molti problemi e grandi difficoltà. Ora tutto è mutato. Completamente. In questo momento, a prescindere dal giudizio che ciascuno può dare della persona e della sua storia politica, Kamala Harris rappresenta una novità. E ciò ha un enorme effetto sull’elettorato, in particolare su quello democratico, e sulla stampa. Inoltre, Harris è una donna in grado di rappresentare meglio di altri alcuni settori della popolazione, e questo può favorirla».

Trump deve quindi in qualche modo cambiare strategia. Svoltare rispetto a quanto immaginato nel confronto con Biden. «I repubblicani sono chiamati ad articolare diversamente la propria campagna - sottolinea Della Porta Raffo - e devo dire che non si tratta di un compito semplice. Trump è una persona umorale, ha un approccio molto personale e procede di pancia, come si dice. Gli è andata bene in alcune occasioni, male in altre. Chi lo segue sta insistendo nel suggerirgli di criticare duramente Kamala Harris sul piano della concretezza, evidenziandone gli errori nelle scelte di politica economica o di politica della sicurezza e della migrazione. Ma Trump è abituato a prendere di petto gli avversari, ad attaccarli sul piano personale. È famoso per i nomignoli, i soprannomi, le prese in giro e i veri e propri insulti utilizzati nei comizi. E questo potrebbe essere un problema».

La casalinga di Boise

Il punto è, dice ancora Della Porta Raffo, che gli Stati Uniti restano un Paese profondamente diviso. «Purtroppo, io ho addirittura una visione quasi drammatica della situazione americana. Mi chiedo sempre come una casalinga di Boise, la capitale dell’Idaho, possa andare d’accordo con un abitante di San Francisco o di New York. Sono mondi diversi. Abissalmente distanti. Come dimostra il fatto che i candidati fanno campagna elettorale soltanto nei cosiddetti Stati in bilico, gli Swing States. Nessun repubblicano si sognerebbe di spendere un dollaro in California, allo stesso modo nessun democratico farebbe lo stesso in Oklahoma. Nel 1997, il regista italo-americano Joe Dante girò un film per la Tv che io consiglio sempre di vedere. Era intitolato La seconda guerra civile americana. Quasi 30 anni fa, ormai, Dante ha anticipato le successive trasformazioni degli Stati Uniti, le terribili divisioni che oggi caratterizzano il Paese».

Capire l’America profonda è difficile. Oggi, forse, molto più di ieri. «Gli osservatori, i giornalisti, anche alcuni corrispondenti, quando arrivano negli States si fermano generalmente sulla costa Est, a New York soprattutto. E quando si spostano, prediligono la California. Ma in mezzo - dice Della Porta Raffo - con l’eccezione forse di Chicago, perché in qualche modo a Chicago si va, ci sono i Fly Over States, gli Stati “sorvolati”. Un mondo sconosciuto. Il cui peso, però, è enorme. Quando Trump, nel 2016, disse a Hillary Clinton: “se io vado nella quinta strada e sparo a qualcuno, non perdo neanche un voto”, la sua affermazione sembrò estrema, e lo era. Ma era anche la verità. Per capire l’ America è inutile chiedere un’opinione a Woody Allen, che adoro e di fronte al quale mi tolgo 10 cappelli. Per capire l’America, come diceva Indro Montanelli, bisogna parlare con il lattaio dell’Ohio che, fra l’altro, è uno degli Stati che quasi sempre determina la vittoria finale alle presidenziali».