Strage di Ustica, missile o bomba?

Due esperti - Andrea Artoni e Andrea Purgatori - a confronto con tesi diverse
Carlo Silini
Andrea ArtonieCarlo Silini
06.02.2013 05:14

La ferita è aperta e basta parlarne perché riprenda a sanguinare. Il solo nome della piccola isola nel Tirreno, ignaro lembo di terra colpevole soltanto di essere il più vicino al luogo della tragedia, evoca uno dei momenti più sconcertanti della storia dell?Italia contemporanea: Ustica, 27 giugno 1980, la strage senza colpevoli. Il volo da Bologna verso la morte del DC-9 dell?Itavia; 81 morti innocenti senza un perché che pesano come un macigno sulla coscienza di un Paese inquieto. Ma dopo anni di processi penali e complicate teorie, la sentenza 1871 depositata dalla Terza sezione civile della Suprema Corte, identifica come causa della sciagura l?impatto del veivolo con un missile, condannando lo Stato italiano al risarcimento dei famigliari delle vittime per aver eseguito controlli radar inadeguati. La sentenza, tuttavia, divide ancora gli esperti.

Secondo Andrea Artoni, direttore di "Volare", l'ipotesi della bomba collocata nella toilette del DC-10 resta più difendibile di quella sposata dalla Cassazione. "Che a bordo fosse avvenuta un?esplosione lo rivelarono le analisi chimiche su due valige in similpelle recuperate in mare", sostiene Artoni. "Si trovarono tracce di assorbimento di fumi da esplosione di T4. Fu presto noto che gli esplosivi militari scaduti erano da molti anni utilizzati in ambito civile, come le mine da cava. Non bastava per provare il missile. (...) Nel settembre 1980, al salone internazionale di Farnborough, in Inghilterra, chiesi un parere a un produttore di missili di un paese neutrale. Mi spiegò che la loro carica è il minimo sufficiente a scagliare ad altissima velocità oltre mille pezzi di acciaio del contenitore preformato spezzettato. Questi – resi roventi al calor bianco – lacerano il bersaglio lasciando segni facilmente riconoscibili. Riguardo alla posizione dell?ipotetico caccia, mi si disse che l?attacco sarebbe stato possibile solo con un missile a guida radar, e perciò compiuto intenzionalmente contro quel bersaglio. Mi si fece osservare anche che – sulle due valige rimaste a lungo in acqua di mare calda – il "pitting" dei gas d?esplosione sarebbe stato possibile soltanto se esse ne fossero state investite dentro un locale chiuso. Nell?aria a bassa pressione dei 7.500 metri nessuna carica missilistica avrebbe potuto produrre quell?effetto". 

Si riconosce invece nella sentenza della Cassazione un altro grande esperto della strage di Ustica, il giornalista del "Corriere della Sera" Andrea Purgatori. Come mai, gli chiediamo, l?ultima sentenza della corte in sede civile non si accorda con quella emessa in sede penale? "Quel processo -ci ha spiegato - riguardava i depistaggi, le omissioni e i reati che erano stati commessi da alcuni generali dell'aeronautica dell'arma azzura. Non era un processo per stabilire le cause e i responsabili della strage. Quando sarà chiusa l'inchiesta si terrà il processo e vedremo se la sentenza combacerà con quella in sede civile".

Molti sostengono che sul relitto non sono state trovate tracce di missili.

«È un falso. Esistono diversi tipi di missile e diversi tipi di situazione. Un missile può provocare dei danni alla struttura dell?aereo senza necessariamente lasciare tracce. In secondo luogo, se si sostiene la tesi della bomba resta da dimostrare come fa una bomba che esplode nella toilette di un DC-9 che non arriva a un metro quadrato di superficie, a distruggere l?aereo facendolo cadere in mare e contemporaneamente lasciando intatti la tavoletta del water, il lavandino e altri pezzi del bagno che sono stati trovati».