Sul corpo oltre al DNA, anche i peli?

Nuove rivelazioni sul ruolo di Massimo Bossetti, accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio
Ats
27.06.2014 21:00

BERGAMO - Massimo Giuseppe Bossetti non dovrà solo spiegare perché il suo Dna ricavato da tracce organiche è stato trovato sugli slip e sui leggins di Yara Gambirasio. Il muratore in carcere da oltre dieci giorni dovrà anche dire perché pure alcuni suoi peli erano sul corpo della tredicenne uccisa, scomparsa il 26 novembre del 2010 e trovata morta tre mesi dopo in un campo a Chingolo d'Isola, a pochi chilometri di distanza. L'indiscrezione di un consulente della Procura, però, non risulta agli inquirenti bergamaschi.

Una circostanza, questa, che sembra incastrare il muratore di Mapello, perché se le tracce organiche trovate sul corpo potrebbero essere state "portate" da altri (cioè da qualcuno che potrebbe aver usato i suoi strumenti di lavoro, avrebbe azzardato), difficile invece spiegare la presenza dei peli dell'ex Ignoto 1 sul cadavere. A questa conclusione sono giunti gli esperti dell'Unità operativa di Medicina legale e scienza forensi dell'Università di Pavia. Ed è stato il consulente della Procura di Bergamo, il professor Fabio Buzzi, responsabile dell'Unità operativa ad affermarlo in una trasmissione televisiva quando gli è stato chiesto se il Dna di Ignoto 1 fosse stato trovato anche sui reperti piliferi, nell'ambito di una consulenza che il pm Letizia Ruggeri aveva chiesto circa un anno fa, ma che evidentemente ha subito un'accelerazione e sarà depositata tra breve.

"Esattamente - ha risposto Buzzi ai microfoni di "Segreti e delitti", trasmissione di Canale 5 - e questo dà maggior forza ovviamente a chi dovrà poi procedere all'identificazione personale che a noi non riguarda". "Perché l'aver trovato tracce di materiale biologico addosso agli indumenti di Yara - ha argomentato -, oltre che formazioni pilifere apposte sugli indumenti, è chiaro che dà una forza evidentemente, intuitivamente maggiore a questi due riscontri". Si trattava di peli o di capelli? "Noi non facciamo delle distinzioni", ha risposto, spiegando che la circostanza della presenza dei peli di Bossetti "rafforza l'altra indagine condotta collateralmente sulle cosiddette macchie, sul materiale biologico invece apposto, assorbito dagli indumenti". Un'altro ostacolo per la difesa, quindi, che sta lavorando sui documenti per sciogliere la riserva se presentare il ricorso al Tribunale della Libertà di Brescia per chiedere la sua scarcerazione. Tutto questo mentre la famiglia del muratore continua a difenderlo, in particolare la moglie, Marita Comi, la quale racconta che quella sera Bossetti era con lei e continua a descriverlo come un uomo normale.

Non era a conoscenza del fatto che il marito telefonò alla madre proprio da Chignolo d'Isola il 26 febbraio del 2011, giorno del ritrovamento del corpo di Yara. E ha raccontato ai carabinieri che Bossetti la portò, una volta, nel campo in cui Yara fu ritrovata, ma solo tempo dopo che era stata scoperta la tragedia. "Volevamo vedere il luogo. Inizialmente non trovammo al strada, ma alla fine ci siamo arrivati. Che io sappia mio marito non c'è mai andato". Intanto, sempre Segreti e delitti mostra un "fotogramma inedito", ora in possesso degli inquirenti, di un furgone pick up che potrebbe essere quello di Bossetti. Sono le 18.12 del 26 novembre 2010, giorno della scomparsa di Yara e la telecamera di sorveglianza di una banca nei pressi della palestra di Brembate di Sopra, dove la ginnasta si allenava, registra il passaggio di un furgone simile a quello del muratore mentre percorre Via Rampinelli per poi voltare a destra.

L'Ansa, in tarda serata, ha rimarcato che agli inquirenti bergamaschi "non risultano" risultati sulla comparazione di peli ritrovati sul corpo di Yara Gambirasio che siano riconducibili a Massimo Giuseppe Bossetti. Era stato un consulente della Procura, in una trasmissione televisiva, ad affermarlo, secondo una trascrizione dell'intervista diffusa dalla stessa trasmissione (vedi sopra).