«A colazione ci diamo tutti del tu, poi in seduta le cose cambiano»

Dallo scorso 1. ottobre c’è un ticinese in più nella sala del Consiglio federale. È Andrea Arcidiacono, vicecancelliere e portavoce del Governo. A 58 anni ha deciso di intraprendere una nuova sfida: «Ho dovuto svolgere un apprendistato molto in fretta, ma ho avuto anche fortuna».
Alla conferenza stampa di presentazione ha dichiarato che il suo primo obiettivo era «poter arrivare a mangiare il panettone il 20 dicembre». Missione compiuta. Lo ha potuto mangiare insieme ai sette consiglieri federali?
«Sì, posso dire di essere arrivato a mangiare il panettone (sorride, ndr). I primi mesi sono stati molto intensi. Interessanti, ma intensi. E prima di concludere (quella del 20 dicembre era l’ultima seduta dell’anno, ndr) c’è stato un momento davvero importante, con tutta la comunicazione relativa all’UE. Purtroppo non sono riuscito a portare il panettone, era meglio concentrarsi sulla seduta. Ma il Consiglio federale ha fatto la cena di Natale tutti insieme proprio la stessa sera».
Il suo predecessore, André Simonazzi (tragicamente scomparso lo scorso maggio in seguito a un incidente in montagna), raccontava che prima di iniziare la seduta il Consiglio federale si riuniva in modo informale per bere il caffè. È ancora così?
«Questa tradizione è rimasta. Prima della seduta i consiglieri federali si incontrano in una delle loro quattro sale che hanno a disposizione, prendono un caffè tutti insieme e discutono in modo amichevole e informale. Al tavolo ci siamo anche io, il cancelliere Viktor Rossi e la vicecancelliera Rachel Salzmann. In quel momento ci diamo tutti del tu, poi le cose cambiano. È una delle prime scoperte che ho fatto da quando sono in carica: nel momento in cui si entra nella sala del Governo, i consiglieri federali si danno del lei e c’è tutta una serie di regole scritte e non scritte che devono essere seguite».
Non esiste un vero e proprio apprendistato per diventare portavoce del Consiglio federale. Come si impara la professione?
«Diciamo che ho dovuto svolgere un apprendistato molto in fretta. Ho avuto anche fortuna, la prima settimana non c’era la seduta del Consiglio federale e dunque ho avuto la possibilità di prepararmi con il mio team (il settore comunicazione e strategia conta circa 70 collaboratori, ndr). In particolare con Ursula Eggenberger, che aveva assicurato la transizione dopo la scomparsa di Andrè Simonazzi. Le prime sedute, poi, non erano particolarmente cariche e ho quindi potuto prendere dimestichezza con il ruolo e la funzione».


Ci avviciniamo ai primi 100 giorni dall’entrata in carica: qual è stata la difficoltà maggiore?
«Si tratta di una bella sfida, perché la parte più visibile è la conferenza stampa. Ma dietro c’è tutta la preparazione e durante la seduta del Governo c’è anche la responsabilità di redigere il verbale. Bisogna prestare doppia attenzione. Da un lato le discussioni, dall’altro la comunicazione. Un esempio è il dossier europeo. Bisogna coordinare i vari dipartimenti e fare in modo che ci sia un denominatore comune. Ovvero che la posizione del Governo venga esposta chiaramente. Questa coordinazione interna richiede un grande lavoro dietro le quinte. La gestione del settore comunicazione e strategia è pure impegnativa».
Durante il periodo della pandemia le fughe di notizie hanno compromesso la regolare attività del Governo. Nella sala si percepiscono ancora le tracce?
«Diciamo che non si sente direttamente. Ma ogni volta che c’è un’indiscrezione se ne discute. È una forma illegale di comunicazione, perché si viola il segreto d’ufficio e di funzione. Ora, quando accade, viene sporta denuncia in modo sistematico al Ministero pubblico della Confederazione».
A metà dicembre anche
a seguito del caso «Corona Leaks», il Consiglio federale ha annunciato un giro
di vite. Era necessario?
«A causa delle fughe di notizie le Commissioni della
gestione hanno raccomandato una serie di misure per individuare e reprimere le
indiscrezioni. Una è l’aggiornamento di questo «promemoria». Si tratta di una
sorta di bussola per il Consiglio federale, con delle precisazioni sul modo in
cui si trasmettono le informazioni. Il promemoria prevede
ora esplicitamente che non è consentito trasmettere informazioni o documenti
provenienti dalla consultazione degli uffici e dalla procedura di corapporto a
partiti o ad altri gruppi di interesse o lobbisti. Per l’anno prossimo sono
previsti ulteriori paletti con regole chiare e trasparenti, che aiutano anche a
ridurre il rischio di indiscrezioni».


Durante le sedute del Consiglio federale, con lei e Ignazio Cassis, si parla anche italiano?
«La lingua di riferimento rimane il tedesco, ma è molto importante questa presenza plurilingue. Abbiamo questo ruolo di mediazione, perché siamo una minoranza e possiamo assumere bene questo compito. Alcune sedute di preparazione, come è stato il caso con Ignazio Cassis per il dossier europeo, ci danno la possibilità di parlare in italiano. È una buona cosa sia a livello emotivo, sia a livello di comprensione. Ovviamente comunicare nella propria lingua è più facile».
A proposito di comunicazione: numerose autorità internazionali hanno recentemente deciso di lasciare la piattaforma X (ex Twitter). Cosa farà il Consiglio federale?
«Abbiamo deciso di restare. Abbiamo valutato e siamo arrivati alla conclusione che ne vale la pena. È un canale di comunicazione importante, anche per reagire in fretta agli eventi. Il mio prossimo obiettivo è di consolidare le attività di comunicazione e svilupparle anche in base all’evoluzione dei social media. Ci sono sempre più campagne di disinformazione ed è quindi necessario rafforzare la comunicazione governativa, in particolare nei media sociali».
Per raggiungere la popolazione più giovane sbarcherete anche su TikTok o su altri social media?
«Già da alcuni anni (dal 2022, ndr) abbiamo deciso di essere attivi su Instagram. Un account TikTok, invece, al momento non è previsto. Ogni dipartimento decide cosa fare, ma l’obiettivo è riuscire a mantenere una linea comune e una comunicazione basata sui fatti, che lascia uno spazio misurato alle emozioni».