A Locarno la Svizzera digitale: «Un treno da non perdere»

Il Locarno Film Festival è anche innovazione. Sì, ma è pure un’occasione per confrontarsi sui temi d’attualità. E l’innovazione è attualità, è anzi un modo per interpretare il futuro, i futuri possibili. Oggi (dalle 13.30 al PalaCinema), per esempio, proprio a margine della kermesse, alcuni esperti di fama internazionale discuteranno del potenziale delle tecnologie digitali per la società e la cultura. Parteciperanno anche la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider e il direttore operativo del LFF Raphaël Brunschwig. Si discuterà anche dell’importanza pratica dell’e-ID, su cui gli svizzeri voteranno il 28 settembre. Padrone di casa, per l’occasione, sarà Andreas Meyer, già CEO di FFS, oggi presidente di digitalswitzerland, l’organizzazione mantello intersettoriale per il progresso digitale in Svizzera. Lo abbiamo interpellato anticipando l’appuntamento. Ammette: «Nella mia vita la tecnologia ha un ruolo fondamentale. Da sempre mi piace provare cose nuove. La mia famiglia mi prende in giro per la mia passione per la digitalizzazione. In effetti, nei miei primi anni di carriera, il lavoro con gli ingegneri del Gruppo ABB mi ha influenzato molto». Meyer aveva spinto moltissimo la digitalizzazione anche alle FFS, durante i suoi tredici anni da CEO. Da lì ad assumere l’attuale carica, è stato un attimo. E oggi avverte: «L’attuale posizione economica e l’elevata qualità della vita in Svizzera non sono scontate. Corriamo il rischio di rimanere indietro. In questo senso, digitalswitzerland si impegna a favore di una trasformazione digitale responsabile. In modo da non perdere il treno, ma piuttosto sfruttare la diversità delle nostre regioni con i loro singoli punti di forza».
La forza degli investimenti
L’immagine del treno in partenza è sempre efficace, quando si parla di prospettive, ma anche di tecnologia. Lo vediamo bene nelle discussioni sull’intelligenza artificiale e quando andiamo a osservare le traiettorie della «nostra» gioventù più talentuosa. Insomma, quando guardiamo al futuro. Andreas Meyer fa due esempi: «Nel nostro sistema sanitario potremmo risparmiare sui costi e allo stesso tempo fornire un’assistenza migliore ai pazienti grazie a una cartella clinica elettronica. Oppure nel campo della formazione: alla luce dei rapidi sviluppi tecnologici e dell’attuale situazione mondiale, dobbiamo investire nei talenti, nella ricerca e nello sviluppo nei nostre università tecniche e sfruttare le conoscenze acquisite in questi ambiti. Difficilmente saremo in grado di realizzare da soli le parti essenziali di hardware e software. Dobbiamo però capire e, per quanto possibile, controllare ciò che utilizziamo e ciò che accade ai nostri dati critici e all’intelligenza artificiale. Investimenti come il supercomputer del Politecnico federale di Lugano sono un esempio lampante. Ne servono altri».
Distinguere tra realtà e finzione
L’appuntamento di Locarno ha il titolo seguente: «Realtà o finzione? Il potenziale della tecnologia digitale per società e cultura». Perché oggi è particolarmente urgente mettere in discussione i confini tra realtà e finzione? Lo chiediamo direttamente al presidente di digitalswitzerland: «Al cinema, nei video o nei libri mi piace lasciarmi coinvolgere dalla finzione. È divertente e stimolante. In questo campo l’intelligenza artificiale offre potenzialità completamente nuove. In altri ambiti della vita diventa sempre più difficile distinguere tra realtà e finzione. Questo però è fondamentale per formarsi un’opinione. Perché non devono essere il volume o il numero di like a essere determinanti. O il fatto che, in base ai miei interessi e alle mie preferenze noti in rete, mi vengano proposte solo offerte unilaterali». Insomma, la direzione deve essere quella di uno sviluppo controllato, anche per impedire che il divario digitale diventi un divario culturale. «Sì, tutti devono avere accesso al mondo digitale», sottolinea ancora Meyer. «Ogni persona deve poi comprendere i nuovi strumenti come strumenti di lavoro ed essere in grado di utilizzarli consapevolmente. La comprensione dei contesti, l’istruzione e la formazione continua sono fondamentali». La stessa digitalswitzerland ha un ruolo attivo nella promozione di un approccio consapevole e inclusivo alla tecnologia, «finanziando in modo significativo la formazione professionale nel settore ICT per gli specialisti di domani. Inoltre, ci impegniamo a favore di un dialogo sociale costruttivo. Nel nostro sistema democratico diretto e federalista, affrontare la trasformazione digitale richiede tempo e pazienza. Ma questo è anche uno dei nostri grandi punti di forza: dobbiamo ascoltare le preoccupazioni di tutti quando stabiliamo le regole, trovando - si spera - soluzioni equilibrate ed esemplari. Come nel caso dell’e-ID, per cui in Svizzera abbiamo dovuto fare un secondo tentativo».
L’identità digitale
L’identità digitale sarà di fatto al centro anche dell’incontro odierno. Ma con Andreas Meyer ci soffermiamo ancora un attimo sul tema «realtà o finzione?». E riflette: «Ci preoccupiamo sempre più spesso della veridicità delle parole, delle immagini o dei video e della loro fondatezza sui fatti. Nel mare magnum delle informazioni tendiamo a semplificare eccessivamente. In questo contesto acquistano importanza le persone e le organizzazioni di cui ci fidiamo, ad esempio un determinato giornalista o una determinata testata. La fiducia nasce da regole autoimposte e da un comportamento coerente. Perché non tutto può e deve essere regolamentato dallo Stato. È necessario un buon mix tra regole private e regole statali». La legge sull’identità elettronica, che sarà sottoposta a votazione popolare, rientra comunque nel ragionamento. «L’identità elettronica è un documento d’identità digitale che sostituisce o integra la nostra carta d’identità fisica. Ci consente di aprire conti bancari, stipulare abbonamenti di telefonia mobile o richiedere un estratto del casellario giudiziario in modo molto più semplice, rapido e sicuro. E abbiamo finalmente bisogno di una soluzione digitale che ci permetta di smettere di inviare foto delle nostre carte d’identità in giro per il mondo. Soprattutto in tempi di fake news e disinformazione, l’identificazione affidabile di persone e organizzazioni è fondamentale per poter valutare la credibilità dei mittenti e dei contenuti». Insomma, per riassumere, una tecnologia al servizio della realtà.
«In Ticino investiamo nella digitalizzazione»
La trasformazione digitale è un ambito di sviluppo definito «prioritario» dal Consiglio di Stato. Il quale, lo scorso marzo, ha licenziato due Messaggi governativi relativi all’attuazione della prima fase della Strategia per tale trasformazione e poi all’aggiornamento delle infrastrutture tecniche dell’Amministrazione cantonale. L’investimento complessivo richiesto: 30,4 milioni di franchi. Ne parliamo con il consigliere di Stato, e direttore del DFE, Christian Vitta.
Direttore, quando si immagina che la relazione Stato-cittadino sarà completamente digitalizzata?
«È una questione di tempo. Stiamo vivendo un periodo di transizione in cui la relazione fra Stato e cittadino basata sui canali di comunicazione classici - analogici - convive con quella più moderna di natura digitale. Vi è una fascia di popolazione che oggi predilige ancora il sistema classico e chi invece richiede di comunicare con i nuovi strumenti che la digitalizzazione mette a disposizione. Per questo motivo e per evitare il rischio di marginalizzare una fascia della popolazione, oggi l’Amministrazione pubblica sta sviluppando la digitalizzazione, ma permette contemporaneamente di comunicare ancora anche attraverso i metodi classici. È però solo una questione di tempo: a tendere, la crescente digitalizzazione porterà la relazione tra Stato e cittadino a essere completamente digitalizzata».
Quali opportunità offre la digitalizzazione come risparmi economici per rendere più efficiente la macchina amministrativa?
«Possibilità di automatizzare lo scambio di informazioni, di accelerare l’elaborazione e la verifica di dati. Se allarghiamo lo sguardo all’intelligenza artificiale, la digitalizzazione diventa uno strumento di supporto alla nostra attività quotidiana che modificherà profondamente il nostro modo di lavorare. Sviluppare il tema della digitalizzazione significa andare oltre la sola dimensione tecnologica e affrontare il tema della revisione dei processi e flussi di lavoro, perché solo in questo modo si potranno avere benefici in termini di efficienza ed efficacia. Inizialmente il processo di digitalizzazione genera importanti costi d’investimento che genereranno solo in seguito risparmi finanziari».
L’e-ID potrebbe diventare lo strumento chiave per accedere ai servizi digitali del Cantone?
«Potersi identificare elettronicamente in maniera sicura e univoca nel rapporto con lo Stato è fondamentale per poter sviluppare ed estendere la digitalizzazione nell’offerta di servizi. Nel caso del nostro Cantone il previsto portale - sportello digitale - prevede l’accesso attraverso l’e-ID».
Il Ticino è considerato, si veda il Regional Innovation Scoreboard, una regione tra le più innovative. Come mantenere, ora, questo vantaggio acquisito?
«Continuando a sostenere e sviluppare l’innovazione sul nostro territorio. Questo passa anche attraverso la promozione dell’innovazione nell’ambito digitale e il passaggio di conoscenze fra il mondo della ricerca e quello imprenditoriale».