La conferenza

A Lugano il «calcio d'inizio» per la ricostruzione dell'Ucraina

Il presidente della Confederazione ha confermato a Davos la due giorni ticinese nella quale saranno presentati i progetti per la ricostruzione del Paese oggi in guerra — Possibile la presenza di Zelensky — Invitate 40 nazioni e 18 organizzazioni internazionali
© KEYSTONE / LAURENT GILLIERON
Dario Campione
24.05.2022 23:02

Dalle riforme alla ricostruzione. La futura Ucraina potrebbe nascere a Lugano, all’inizio di luglio, nella conferenza internazionale che Kiev e Berna avevano deciso di organizzare in Ticino prima che scoppiasse la guerra. Un evento che, dopo l’invasione russa, ha ovviamente mutato pelle, diventando il possibile «calcio d’inizio» di una partita completamente nuova.

È stata questa l’espressione utilizzata dal presidente della Confederazione, Ignazio Cassis, nell’incontro con la stampa tenuto ieri a Davos, a margine dei lavori del World Economic Forum (WEF), assieme al primo ministro ucraino Denys Shmyhal collegato in videoconferenza da Kiev: calcio d’inizio.

«La comunità internazionale è profondamente scossa da quanto sta succedendo - ha esordito Cassis - la sfida che ci attende è enorme, com’è evidente da quello che vediamo ogni giorno. Per noi, portare a termine questo impegno è un onore, ma anche una grandissima responsabilità. Vogliamo fare in modo che Lugano sia il punto di partenza per la ricostruzione dell’Ucraina. E, per questo, discuteremo delle priorità, dei metodi e dei principi da adottare, ma anche della configurazione da dare a questo processo di rinascita in ogni settore: le infrastrutture, l’economia, l’ambiente e la socialità».

Neutrali ma non indifferenti

Il ruolo della Svizzera, nazione vocata alla mediazione, è confermato secondo Cassis come centrale. «Intendiamo dare un forte contributo alla stabilità in Europa, ribadendo come la nostra neutralità non significhi indifferenza alle sofferenze della popolazione».

La Ucraine Recovery Conference, il cui acronimo sarà “URC 2022”, si terrà quindi il 4 e 5 luglio prossimi a Lugano. L’invito a partecipare è stato spedito a 40 Stati e 18 organizzazioni internazionali. Ed è stato firmato da Cassis e da Volodymyr Zelensky. Entrambi dovrebbero dirigere in forma congiunta la conferenza, ma al momento non è possibile dare per certa la presenza del presidente ucraino. «Dipenderà dalle circostanze», ha detto Cassis rispondendo a una domanda dei giornalisti sulle misure straordinarie di sicurezza che presumibilmente saranno adottate durante la due giorni ticinese.

Zelensky potrebbe in realtà partecipare in videocollegamento o essere rappresentato dal suo primo ministro. Denys Shmyhal, lo stesso che ieri ha ripetuto la volontà del Governo di Kiev di «ricostruire al più presto il Paese. Sono trascorsi tre mesi da quando Mosca ci ha invaso. I russi continuano a seminare il caos, e le conseguenze economiche della guerra sono enormi. Ma noi rimetteremo in piedi i nostri villaggi e le città, le strade e le attività. Siamo molto grati agli amici svizzeri per l’aiuto e il sostegno. Assieme a loro chiediamo alla comunità internazionale di darci le necessarie risorse finanziarie. La vittoria del nostro Paese sarà la vittoria di tutta l’Europa».

Le risorse necessarie

Quanto servirà, allora, per la ricostruzione? E chi pagherà? I costi, al momento, sono stimati in circa 600 miliardi di dollari. Lunedì scorso, Zelensky aveva accennato alla proposta di istituire un fondo dotandolo inizialmente del “tesoro” russo sottratto ai vari oligarchi e congelato in Occidente in seguito alle sanzioni.

«La Svizzera non si è ancora espressa su questo tema - ha detto il presidente della Confederazione ai giornalisti - decideremo quando sarà il momento, anche sulla base delle scelte che saranno fatte dagli altri Paesi». Sicuramente, l’appuntamento di luglio a Lugano servirà a individuare i possibili «donatori». Una piattaforma - “United24” è il suo nome - intanto è già stata lanciata per organizzare e raccogliere i finanziamenti.

L’obiettivo della conferenza ticinese, ha specificato il responsabile del DFAE, è inoltre stabilire i parametri di riferimento e le regole. «Dobbiamo essere d’accordo sul linguaggio, sui principi e su come assicurarci che i soldi arrivino davvero nel posto giusto. Ecco perché ricostruzione e processo di riforma non sono in concorrenza tra loro, anzi: l’Ucraina deve la resilienza dimostrata anche alle riforme già attuate, e il modo in cui avverrà la ricostruzione e le riforme che la accompagneranno sono importanti quanto le risorse impiegate».

I tempi di questa ricostruzione non potranno, in ogni caso, essere brevi. «Non dobbiamo farci illusioni: la sfida è immensa, i problemi giganteschi» ha detto ancora il presidente della Confederazione. E tuttavia, «non è mai troppo presto per iniziare», nemmeno se sul terreno si continua a combattere. A un giornalista romando che gli chiedeva se fosse logico parlare di ricostruzione a guerra in corso, Cassis ha risposto in modo chiaro: «L’obiezione è legittima, tutti vorremmo che il conflitto finisse prima dell’inizio della conferenza, ma la strada per la rinascita dell’Ucraina passa da un processo politico e diplomatico necessariamente lungo e sostenuto su larga scala. La Svizzera e l’Ucraina pensano che sia giusto e utile avviare questo processo prima possibile. E lo faranno a Lugano».

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