Svizzera

«A San Gallo solo per caso»

La sindaca Maria Pappa torna sugli scontri di venerdì sera: «Per ora abbiamo evitato nuovi danni e nuove violenze, ma il problema non è risolto e riguarda l’intera società»
© Keystone/Michel Canonica
Paolo Galli
06.04.2021 06:00

Eravamo rimasti alle brutte immagini di venerdì sera. Una San Gallo difficilmente riconoscibile, teatro di scontri e di violenze, con la pandemia sullo sfondo, facile alibi. Ripartiamo da lì. Intanto, che cos’era successo? Nella prima serata di venerdì, alcuni giovani avevano attaccato la polizia in pieno centro. Gli agenti, bersagliati da oggetti e bombe molotov, si erano visti costretti a reagire sparando proiettili di gomma e utilizzando spray al peperoncino, concludendo infine il loro intervento in piena notte. Due i feriti, diciannove i fermi.

La strategia preventiva

Una città tenuta in ostaggio un’intera serata da un gruppo di teppisti - la maggior parte delle centinaia di giovani radunatisi venerdì in centro era infatti pacifica -. Una città, sarebbe meglio dire, tenuta in ostaggio un intero weekend. Sì, perché sabato attraverso i social media erano rimbalzati vari appelli a nuova violenza, a nuovi scontri con le forze dell’ordine. Appelli presi sul serio - e non poteva essere altrimenti - dalle autorità. Numerosi infatti sono stati i controlli, lungo l’intero fine settimana. Soltanto nella tarda serata di sabato sono state controllate circa 500 persone; una sessantina delle quali fermata per controlli più approfonditi, che hanno portato a rintracciare alcol etilico e bottigliette vuote - il materiale necessario per creare ordigni esplosivi -, ma anche articoli pirotecnici. Una strategia repressiva che ha dato i suoi frutti, evitando sul nascere ogni nuova possibile tensione. Ne abbiamo parlato con la sindaca, Maria Pappa. Lei stessa venerdì sera era scesa in piazza per cercare il dialogo con i giovani. Lei stessa si è detta sorpresa da quanto accaduto, dalla violenza scaturita, dal nulla. Dopo un weekend senza nuovi scontri, ammette però «un certo sollievo». «Sì, sollievo, ma restano anche tante domande. Se tutto ciò che abbiamo fatto, a livello di reazione nei giorni successivi, è stato corretto». Domande che denotano un elevato senso di responsabilità, che non cancellano però la tensione esplosa venerdì e da allora rimasta nell’aria. «La tensione resta palpabile, anche perché non sappiamo cosa aspettarci. Il problema infatti non è risolto. Per ora siamo riusciti a evitare nuovi danni, d’accordo, ma il problema è più grave, tocca l’intera società. Non possiamo risolverlo semplicemente come città, da soli, ma va affrontato con la regione e con il Governo federale. È un problema che coinvolge l’intero Paese».

Il ruolo della comunicazione

I disordini sono scoppiati a San Gallo, ma potevano scatenarsi ovunque - non possiamo dimenticare i fatti della foce - «Sì, le autorità hanno confermato che si è trattato di un caso - continua Pappa -, anche perché ai giovani di San Gallo se ne sono aggiunti anche tanti altri, provenienti da altre città svizzere, da Zurigo, da Basilea. Attraverso i social era stata richiamata l’attenzione di quei giovani desiderosi di un po’ di “azione”». Quella stessa azione già scaturita ai margini della festa della settimana precedente sulla collina di Drei Weieren. I due eventi sono correlati. Le violenze scoppiate il 26 marzo hanno portato a quelle del 2 aprile. E ora? «Per ora abbiamo reagito nell’immediato per evitare nuovi danni. Ma la soluzione va ricercata nel dialogo, nella società stessa. Tanti ancora faticano a capire il momento che stiamo vivendo, le restrizioni, la mancanza di prospettive, di tempistiche certe. Per questo dico che occorre ancora tanta comunicazione». La sindaca sottolinea: «Venerdì ho parlato con tanti giovani, tutti diversi tra loro. Non tutti erano degli irresponsabili, anzi, la maggior parte era a conoscenza dei limiti civili da non oltrepassare. Certo, qualcuno era arrabbiato dopo quanto accaduto una settimana prima, anche perché forse non si era accorto delle irregolarità commesse durante quel raduno. Ma è vero che le domande emerse attorno a questo presente sono state parecchie. Forte l’impressione di perdita di una parte della propria giovinezza». È un problema di società, sì.