La proposta

A sessanta in autostrada per evitare gli ingorghi

La Confederazione valuta l’introduzione della misura per far fronte al sovraccarico di traffico — Il TCS: «Solo un adeguamento delle infrastrutture può risolvere il problema» — Bruno Storni (ATA) è del parere opposto
Le code e i rallentamenti sono all’ordine del giorno sulle autostrade ticinesi. © ti-press/Francesca Agosta

Autisti bloccati in ingorghi nei tratti di autostrada che collegano le città: un problema che conosce chiunque vi ci sia già trovato nelle ore di punta. L’anno scorso, sulle strade nazionali svizzere, si sono registrate circa 32.500 ore di congestione. Code che costano tempo, certo. Ma anche denaro. Le nuove stime dell’Ufficio federale dello sviluppo territoriale mostrano che questi costi sono in continuo aumento. Nel 2019 sono ammontati a circa 1,67 miliardi di franchi, scrive il Tages-Anzeiger: 380 milioni di franchi in più rispetto al 2015, a cui si aggiungono i costi per l’ambiente, il clima, l’energia e gli incidenti. Nel complesso, le uscite superano abbondantemente i 2 miliardi di franchi. Per avere un effetto diretto sul flusso del traffico, l'Ufficio federale delle strade (Ustra) sta esaminando diverse soluzioni: una, controversa, è la possibilità di rallentare la velocità sulle autostrade a 60 chilometri orari.

Oggi, su alcuni tratti, la velocità viene già temporaneamente abbassata a 80 km/h. «Stiamo valutando se, presso i sistemi segnaletici per la limitazione dinamica della velocità, il traffico possa risultare scorrevole ancora più a lungo a 60 chilometri orari», ha confermato un portavoce di Ustra al giornale zurighese. In pratica si tratta di regolare automaticamente la velocità massima consentita in base al volume di traffico rilevato. Ustra sta attualmente utilizzando dei modelli di calcolo per esaminare gli effetti dei 60 km/h. Se i risultati saranno positivi, si potrà avviare un test pilota. La decisione sarà presa l'anno prossimo.

L'introduzione di un limite simile renderà meno attraente l'autostrada e quindi comporterà un aumento del traffico nelle città e nei paesi. 
Laurent Pignot, portavoce TCS

Per la Confederazione, la riduzione della velocità a 80 chilometri orari, già applicata più volte sulle reti nazionali, ha dimostrato la sua validità. Il traffico scorre meglio e sulle tratte così attrezzate si verificano meno incidenti. Il TCS, meno ottimista, si oppone all’introduzione dei 60 km/h in autostrada. «Da un lato, l’introduzione di un limite simile la renderà meno attraente e quindi comporterà un aumento del traffico nelle città e nei paesi. Infatti, l’autostrada in Svizzera funge da via alternativa alle città», indica al Corriere del Ticino il portavoce Laurent Pignot.

«D’altro lato, le soluzioni finora introdotte per far fronte ai picchi di traffico, come i semafori per entrare in autostrada o la riduzione temporanea della velocità, non rappresentano risposte definitive al sovraccarico di traffico. Solo un tempestivo e specifico adeguamento delle infrastrutture stradali può risolvere questo problema. La rete autostradale, progettata per una popolazione di 5 milioni di abitanti, deve ora servire 8 milioni di persone, le cui esigenze di mobilità sono esplose negli ultimi anni, anche per il tempo libero».

Una moratoria sugli ampliamenti?

Bruno Storni, vicepresidente dell’Associazione traffico e ambiente (ATA), la vede diversamente: per il consigliere nazionale socialista, l’idea presa in considerazione da Berna «è intelligente. E va a inserirsi in una serie di misure e tendenze ​che da una parte rendono più efficienti le strade esistenti, e dall’altra man mano faranno scendere il volume del traffico. Come ad esempio l’aumento del telelavoro e il mobility pricing». Il primo fenomeno, previsto anche dalla Confederazione, dovrebbe alleggerire le autostrade soprattutto nelle ore di punta, al mattino e alla sera. Il mobility pricing andrebbe a controllare il traffico nel suo complesso, variando il costo dei viaggi in base al tempo e al luogo.

L'idea presa in considerazione da Berna è intelligente.
Bruno Storni, vicepresidente ATA

Ma non è tutto: il trasporto pubblico nei prossimi anni verrà ulteriormente potenziato. Senza scordare, infine, che car pooling e car sharing sono termini che guadagnano importanza. Mentre diventa sempre più prioritario limitare le emissioni di gas serra, parlare di investimenti nelle infrastrutture stradali ha senso solo se non le si intende espandere. Ecco perché l’ATA - spiega Storni - sta valutando se lanciare un’iniziativa popolare per «una moratoria degli ampliamenti autostradali. In modo da sostenere solo risanamenti, interramenti e migliorie ambientali ma non un aumento di capacità».

Già, perché il Governo federale sta pianificando estensioni fino al 2040 e oltre. Il Parlamento ha già approvato (per un costo totale di 5,9 miliardi di franchi) 11 ampliamenti, alcuni dei quali sono già stati costruiti. Entro il 2030 sono previsti altri 17 progetti per un costo di 11,6 miliardi. Altri 11,2 sono stati stanziati per 12 progetti fino al 2040. Dopodiché, l’espansione continuerà con 19 progetti per un valore di 5,5 miliardi. In totale, si tratta di 59 progetti che probabilmente costeranno circa 34,2 miliardi. Il programma di espansione è stato sottoposto a consultazione in primavera. Il Parlamento se ne occuperà nel 2023.

L’ATA non ha ancora deciso la durata della eventuale moratoria sull’espansione. Tuttavia, Storni ritiene che dieci o più anni siano realistici. Tempo sufficiente, ad ogni modo, per reagire all’ulteriore crescita del traffico con altri mezzi, afferma il deputato ticinese. Mezzi come l’introduzione del limite a 60 km/h in autostrada.

Intanto, scrive ancora il Tages-Anzeiger, l’Ustra sta equipaggiando 1.600 chilometri di autostrada con sistemi che consentono il controllo dinamico della velocità. I sistemi, che dovrebbero essere operativi entro il 2026, sono stati installati nei grandi agglomerati urbani da Zurigo-Winterthur a Ginevra-Losanna.

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