Berna

«Abbiamo commesso un errore, le FM continueranno a vivere»

La radio analogica a modulazione di frequenza non sarà abbandonata alla fine del 2026 – Il Parlamento ha deciso di fare marcia indietro – Contrario il Consiglio federale: «Troppi costi» – L’associazione delle emittenti private: «Le nuove concessioni dovrebbero essere valide dieci anni»
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Luca Faranda
09.12.2025 19:30

Lunga vita alle FM. La radiodiffusione su onde in modulazione di frequenza, introdotta negli anni Cinquanta, proseguirà ben oltre il 31 dicembre 2026. Il crollo degli ascolti registrato dalle emittenti della SSR - che prima di tutti ha compiuto questo passo, in accordo con il settore - hanno dapprima fatto cambiare idea alle radio private svizzere e poi anche alla maggioranza del Parlamento. Tradotto: le antenne FM non saranno disattivate il 31 dicembre 2026.

Oggi, il Consiglio degli Stati ha infatti approvato definitivamente una mozione (con 21 voti a 18 e 5 astenuti) proveniente dal Consiglio nazionale che chiedeva di «rinunciare alla disattivazione della radiodiffusione FM attualmente prevista per il 31 dicembre 2026 e di prorogare invece le attuali concessioni FM o di indire una nuova gara pubblica per la loro attribuzione, se del caso mediante asta, a partire dal 1. gennaio 2027».

Il primo passo

Ma come si è arrivati a questo punto? Riavvolgiamo il nastro. Nel 2014, l’Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM), le radio private e la SSR hanno iniziato a pianificare il passaggio dalla radio analogica a quella digitale. In poche parole, hanno deciso di abbandonando le FM e di dare la priorità alla diffusione tramite DAB+ e internet. Per permettere questa transizione digitale, la Confederazione ha investito in questi anni una cifra che si aggira attorno agli 84 milioni di franchi. Già dal 2020, inoltre, non c’è più l’obbligo di diffondere programmi via FM. Nel frattempo, la decisione di disattivare queste antenne è stata prorogata due volte. Il Consiglio federale aveva tuttavia stabilito un termine definitivo: il 31 dicembre 2026.

La SSR, in accordo con il settore privato, avrebbe dovuto spianare la strada:ha così disattivato le antenne FM già alla fine del 2024, con due anni di anticipo rispetto alle altre emittenti. Tuttavia, non tutto è andato come previsto.

Ascolti in picchiata

Secondo i dati pubblicati in luglio da Mediapulse, nei primi sei mesi l’audience è diminuita complessivamente del 25%. Il crollo si è avvertito soprattutto in Ticino (-27% rispetto al primo semestre del 2024) e in Romandia (-23%), con una migrazione sia verso le radio private regionali (come Radio 3i e Radio Ticino), sia verso le emittenti straniere come quelle italiane. Nella Svizzera tedesca, il calo è stato del 18%.

Dati che hanno fatto scattare l’allarme nel settore: l’Associazione svizzera delle radio private (ASRP) ha dato ascolto ai colleghi provenienti soprattutto da Romandia e Ticino, chiedendo alla politica di fare subito marcia indietro. La Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni ha così proposto la mozione, accolta da entrambe le Camere.

«Sì, è stato un errore», riconosce il direttore generale dell’ASRP, Peter Scheurer. Una decina di anni fa era stato creato «DigiMig» (Migrazione Digitale), un gruppo di lavoro che includeva radio private e SSR per gestire il passaggio dalla radio analogica (FM) alla radio digitale (DAB+). «Già allora ci chiedevamo se fosse opportuno o meno spegnere le antenne FM. Ma ci siamo resi conto di quanto siano importanti solo dopo che la SSR ha fatto questo passo», riconosce Scheurer. A differenza della SSR, le radio private dipendono economicamente dalla pubblicità locale e regionale (e non solo dal canone). Il rischio di un crollo degli ascolti avrebbe avuto gravi ripercussioni. «Per la Romandia e il Ticino, infatti non c’è una barriera linguistica così accentuata con le emittenti francesi e italiane. Con lo Schwizerdütsch è diverso», spiega il numero uno dell’Associazione svizzera delle radio private, aggiungendo che però anche nella Svizzera tedesca ci si è resi conto che il passaggio dalle FM al digitale (DAB+ o internet) non è avvenuto come previsto.

Le autoradio

La Svizzera (seppur con una migrazione annunciata da anni) sarebbe stata una delle prime nazioni a muoversi in questa direzione, anche se la tecnologia non è ancora esaurita. Le FM, seppur sempre meno utilizzate, continuano a essere presenti su circa 1,7 milioni di veicoli (su 4,8 milioni) che circolano in Svizzera. «Le autoradio rappresentano un metro di paragone: sarà necessario attendere che la popolazione cambi gradualmente il proprio veicolo. Ci vorranno ancora dai 5 ai 7 anni», stima Scheurer, ricordando che ormai da tempo tutte le vetture nuove dispongono della tecnologia DAB+ o di internet.

Bisognerà, dunque, attendere almeno il 2031 per osservare un vero cambiamento nella fruizione della radio? Non è chiaro, ma il testo della mozione indica chiaramente che «l’attribuzione delle concessioni FM deve proseguire. Occorre tutelare le radio private elvetiche ed evitare che gli ascoltatori, soprattutto quelli della Svizzera romanda e del Ticino, si rivolgano all’estero. Una nuova gara pubblica potrebbe altresì generare ulteriori entrate. Il termine per la disattivazione dovrebbe essere rinviato almeno sino alla fine del 2031 e stabilito d’intesa con le radio private».

L’Associazione, però, questa volta non intende fissare una data. Non sarà il 2031. «Preferiamo lasciare la questione aperta. Non vogliamo rifare lo stesso errore», tiene a sottolineare Peter Scheurer, il quale auspica che le autorità federali diano una certa sicurezza nella pianificazione. «Partiamo dal presupposto che l’UFCOM concederà le concessioni per dieci anni (e, dunque, non solo fino al 2031).

«Ci mettiamo al lavoro»

«Il Consiglio federale e l’UFCOM erano contrari a questa mozione, ma questo è ciò che il Parlamento vuole e quindi cominciamo a lavorare per mettere a disposizione le concessioni dal 2027», ci spiega dal canto suo Bernhard Maissen, direttore dell’Ufficio federale delle comunicazioni, senza entrare nei dettagli sulla possibile durata delle concessioni. «Penso che comunque questa sia una tecnologia ormai obsoleta, ma le radio vogliono disattivare le FM solo quando la popolazione non ascolterà più la radio in modo analogico», aggiunge Maissen, ricordando però che i costi per la manutenzione delle antenne sono elevati. «Per la SSR, ritornare sulle FM costerebbe tra 15 e 17 milioni all’anno e più o meno la stessa somma la dovranno prevedere anche i privati». Il mantenimento dell’infrastruttura analogica costa ogni anno diversi milioni di franchi ed è denaro prelevato dal canone, ha provato a spiegare in aula il consigliere federale Albert Rösti, ricordando anche che ormai molti trasmettitori sono stati nel frattempo disattivati. Nulla da fare. Le FM sopravviveranno almeno fino a quando i radioascoltatori continueranno a collegarsi su queste frequenze.

Il Ticino esulta, la SSR prende tempo

«Abbandonando la diffusione in FM alla fine del 2024, la SSR ha rispettato l’intesa raggiunta oltre 10 anni fa con la Confederazione e il settore radiofonico. In tal modo ha dato prova di solidarietà, spianando la strada alle emittenti private che dipendono dai ricavi pubblicitari. Tuttavia, con la decisione del Parlamento di prorogare la diffusione in FM, il contesto è cambiato: la politica e una parte della popolazione vogliono che la diffusione in FM continui. La SSR prende atto di tale decisione e valuta varie opzioni; ulteriori informazioni saranno fornite non appena possibile». La Società svizzera di radiotelevisione (SSR SRG) ha deciso così di prendere tempo, limitandosi a questa breve presa di posizione per commentare la decisione definitiva presa oggi dalle Camere federali. Se e quando sarà possibile tornare ad ascoltare sulle FM i canali della RSI (come Rete Uno, Rete Due e Rete Tre) dipenderà dunque da una decisione della «casa madre», la SSR.

Concessione speciale?
A livello tecnico, infatti, la SSR non può tornare subito a trasmettere in modo analogico. L’Ufficio federale delle comunicazioni ha sottolineato che «una concessione FM, una volta restituita (come fatto dalla SSR a fine 2024, ndr), non può essere ripresa». In base a quanto deciso dal Parlamento, è previsto che verranno assegnate nuove concessioni a partire dal 2027. Solo allora la SSR, se lo desidera, potrà riattivare le onde FM. L’UFCOM lascia però la porta socchiusa: in caso di richiesta formale da parte della SSR, l’Ufficio federale valuterebbe la possibilità di concedere un’eccezione.

Per il momento, però, la Società di radiotelevisione sta ancora facendo i calcoli: rinunciando alle trasmissioni FM l’azienda risparmia circa 15 milioni di franchi l’anno, ha ricordato la direzione a Radio SRF. Fare marcia indietro significherebbe investire denaro in un periodo di risparmi, per una tecnologia in fase di dismissione invece che per i programmi».

«Buona notizia per il Cantone»
In Ticino, però, c’è anche chi può festeggiare per la decisione delle Camere federali. «È un’ottima notizia. Ho sempre pensato che l’abbandono delle FM fosse una follia», ci spiega Sacha Dalcol, direttore di Radio 3i, aggiungendo che l’emorragia di ascolti registrata dalla SSR è la dimostrazione che la radio attraverso le FM è ancora molto ascoltata. «C’era un rischio concreto di ripetere lo stesso errore anche con le radio private. Secondo me si dovrebbe dismettere una tecnologia solo quando non viene più utilizzata. E non è questo il caso», aggiunge Dalcol, ricordando che Radio 3i ha ottenuto la concessione fino al 2035. Ciò permette di avere più sicurezza nella pianificazione.

Ma quali sono i piani ora? «Rimaniamo in attesa di sapere come il Governo intende procedere, ma siamo soddisfatti per questa decisione. È una buona notizia per tutto il Canton Ticino». Il rischio era infatti che molti radioascoltatori migrassero verso emittenti italiane.

Preoccupazione elevata
Dello stesso avviso anche Marcello Tonini, amministratore delegato di Radio Ticino, che accoglie favorevolmente la decisione del Parlamento. «La preoccupazione di uno spegnimento era elevatissima, ma il Parlamento ha preso atto delle problematiche relative all’enorme perdita di ascolti», aggiunge, ricordando che ciò, per le radio private, avrebbe avuto conseguenze anche sul mercato pubblicitario. «Possiamo tirare un sospiro di sollievo, ma già dall’inizio ritenevano un errore lo spegnimento delle antenne FM. Quanto accaduto alla SSR lo ha dimostrato. Per noi è stata una sorta di enorme regalo e sarebbe stato un errore ancora più grave decidere di proseguire con la disattivazione anche per le radio private»

Per Tonini, il passaggio al digitale (anche per una questione di costi per la manutenzione delle antenne) nei prossimi anni «è giocoforza obbligatorio per tutte le emittenti. Dobbiamo adattarci ai nuovi modi di fruizione, anche tra i giovani»