«Abolire le rendite per figli nell'AVS per aumentare le prestazioni complementari per i pensionati»

Le rendite per figli nell'AVS vanno abolite a favore di un contemporaneo aumento delle prestazioni complementari per i pensionati con figli a carico. Lo chiede il Consiglio nazionale che ha approvato oggi, con 117 voti contro 62 e 8 astenuti, una mozione in tal senso della sua Commissione della sicurezza sociale e della sanità.
In apertura di dibattiti, il relatore commissionale Benjamin Roduit (Centro/VS) ha detto che «bisogna essere chiari»: «non si tratta semplicemente di tagliare le rendite per figli nell'AVS». «Si tratta invece di prenderci le nostre responsabilità e fare in modo che gli aiuti stanziati vadano a chi ne ha realmente bisogno».
Per il vallesano «si tratta anche di porci le giuste domande in merito alla sostenibilità economica e la giustizia sociale dell'AVS». L'anno scorso 23'000 pensionati hanno ricevuto una rendita per figli, una buona parte dei quali - il 30% - sono residenti all'estero, in particolar modo in Thailandia. I costi sono stimati a 230 milioni di franchi.
Inoltre, il sistema privilegia i genitori pensionati con un reddito elevato rispetto a quelli con un reddito basso, in quanto l'ammontare delle rendite per figli dipende dall'importo della rendita principale. Per Roduit si potrebbe quindi affermare che «i costi crescenti delle rendite per figli indeboliscono la perennità della previdenza vecchiaia». Sono inoltre «discriminatore e minano la solidarietà intergenerazionale».
La commissione ha comunque previsto delle misure accompagnatorie, ha proseguito il vallesano, la riforma ad esempio non concerne le rendite già in essere. La mozione prevede inoltre esplicitamente il versamento di prestazioni complementari per i pensionati che necessitano di un sostegno finanziario supplementare a causa dei figli a carico. Questa soluzione ha inoltre il merito di escludere i pensionati che vivono all'estero (le PC non possono essere versate fuori dalla Svizzera, ndr.).
Per la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider non c'è però la necessità di agire: «uno studio condotto nel 2019 sulla situazione economica dei pensionati con figli dimostra che tali rendite raggiungono il loro obiettivo». Grazie a questi versamenti, i giovani in questione non devono vivere in condizioni economiche più sfavorevoli rispetto ai figli di genitori che non hanno ancora raggiunto l'età pensionabile. Al contrario, l'abolizione di queste rendite aumenterebbe il rischio povertà dal 28 al 41%, ha sottolineato la ministra dell'interno.
Se le rendite dovessero venir soppresse, una parte dei giovani adulti vedrebbe ridursi le proprie possibilità di seguire un'istruzione superiore, ha proseguito Baume-Schneider. In effetti, la perdita della rendita potrà difficilmente essere compensata da altre fonti di reddito, tanto più che, raggiunta l'età pensionabile, i genitori non hanno più diritto agli assegni familiari e il loro reddito subisce un calo fisiologico. Il proposto aumento delle prestazioni complementari sarebbe inoltre insufficiente per la consigliera federale, in quanto non tutte le persone con figli a carico possono beneficiarne.
Secondo Baume-Schneider il mantenimento degli assegni familiari è giustificato anche dal punto di vista dell'evoluzione della società. Non è infatti insolito avere figli dopo i 40 anni. La questione delle rendite per i figli sarà poi nuovamente esaminata nell'ambito del messaggio sulla stabilizzazione dell'AVS per il periodo 2030-2040 che il Consiglio federale trasmetterà al Parlamento entro fine 2026, ha concluso Baume-Schneider chiedendo al plenum, invano, di bocciare la mozione.
L'atto parlamentare passa ora al vaglio del Consiglio degli Stati.