Abusi in ambito religioso, GAVA traccia un primo bilancio e invita le vittime a farsi avanti

Il Gruppo di ascolto per vittime di abusi in ambito religioso (GAVA), attivo in Ticino, compie i primi passi nel suo lavoro di sostegno e vicinanza alle persone che hanno subito violenze o abusi all’interno di contesti ecclesiali. E lo fa tracciando un primo bilancio e rilanciando l’appello alle vittime: farsi avanti, raccontare la propria esperienza, rompere il silenzio. Un passo difficile, ma che può contribuire – anche simbolicamente – a fare luce e verità.
A sostenerlo è il vescovo Alain de Raemy, Amministratore apostolico della Diocesi di Lugano, che ringrazia «di cuore chi, con la dovuta esperienza e consapevolezza, dà la sua totale disponibilità per l’ascolto e la vicinanza alle persone vittime di abuso». «Non è per niente facile parlare delle proprie ferite», afferma il vescovo, «ma i testimoni e le persone vittime vanno accolti con umanità e accompagnati con professionalità. Proprio come garantisce GAVA».
Nel contesto di un lavoro più ampio avviato dalla Conferenza dei vescovi svizzeri, il vescovo ricorda anche il progetto di ricerca storica affidato all’Università di Zurigo, che sta analizzando gli abusi avvenuti nelle scuole cattoliche. L’invito, rivolto in particolare alle vittime di episodi avvenuti in Ticino, è chiaro: «Ogni testimonianza serve davvero per il bene di tutti».
Chi desidera contribuire alla ricerca – con assoluta garanzia di riservatezza – può farlo attraverso il sito www.abusocontestoecclesiale.ch oppure contattando direttamente il team via mail all’indirizzo [email protected].
Il vescovo ricorda inoltre la procedura stabilita dalla Conferenza episcopale svizzera: ogni segnalazione di abuso deve essere indirizzata prioritariamente al Servizio per l’aiuto alle vittime di reati (LAV), presente in ogni Cantone e raggiungibile in Ticino al numero verde 0800 866 866 o all’indirizzo email [email protected].
«Sì, venga sempre offerto e dato l’aiuto necessario a chi è stato vilmente ferito e abbandonato», conclude il vescovo de Raemy. «La loro testimonianza è per noi di grande aiuto. E la denuncia fatta dalle vittime permetta a chi ha ferito o coperto di assumersi la propria responsabilità per un cammino di giustizia e verità, a beneficio di tutti». Un impegno che il vescovo dice di assumersi personalmente, con la preghiera «che include tutti, senza nessuna eccezione».