Addio a Heinrich Villiger, il gran patron dei sigari svizzeri

È morto Heinrich Villiger, celebre imprenditore della Svizzera centrale che per decenni è stato alla testa di Villiger, storica azienda di Pfeffikon (LU) che produce e vende sigari, cigarillos e altri prodotti a base di tabacco, nonché in passato anche biciclette. Aveva 95 anni.
Il decesso, avvenuto venerdì, è stato comunicato oggi dalla famiglia. Fino all'ultimo Villiger è stato presidente del consiglio di amministrazione della sua impresa, mentre aveva lasciato il posto di direttore operativo a 85 anni.
Dopo aver conseguito la maturità commerciale, nel 1950 era entrato nell'azienda di famiglia, creata nel 1888. In seguito a un'ulteriore formazione all'estero nel 1954 era diventato socio della ditta. Nel 1966, alla morte del padre, aveva assunto la guida della società, in un primo tempo insieme al fratello Kaspar Villiger - che ha attualmente 84 anni - fino a quando questi diventò consigliere federale PLR (1989-2003).
L'azienda si è sviluppata con successo sotto la guida di Heinrich Villiger, sottolinea la famiglia. «Amava i sigari e i cigarillos, era un imprenditore appassionato e un coraggioso visionario che ha lasciato un segno duraturo nell'industria del tabacco in Svizzera e altrove», si legge nel comunicato, in cui si parla di lui anche come di un «patron vecchia scuola».
Villiger ha sempre difeso il fumo come un piacere da opporre alle restrizioni legali. In un'intervista rilasciata a un giornale nel 2015 aveva affermato che chi fuma il sigaro lo fa per voluttà e non ha bisogno di essere particolarmente sensibilizzato sui rischi per la salute.
Il suo successore alla testa del consiglio di amministrazione è già stato nominato, deciso da Villiger stesso: si tratta dell'attuale vicepresidente Jvo Grundler. Il gruppo Villiger ha attualmente 1200 dipendenti. Produce circa 1 miliardo di sigari e ha un fatturato annuo di circa 140 milioni di franchi. La società era famosa anche per la produzione di biciclette, attività che è però stata ceduta nel 2003.