Agli svizzeri piace digitale

Gli svizzeri amano sempre più utilizzare i mezzi di pagamento senza contatto per i loro acquisti, tanto che questi ultimi ora rappresentano quasi un terzo di tutti i pagamenti. Infatti i pagamenti con smartphone o smartwatch in novembre hanno rappresentato il 30,7% di tutte le transazioni, in progressione di 3,9 punti percentuali rispetto a un analogo rilevamento di maggio.
Al secondo posto figura la carta di debito (24,4%, in flessione di 1,8 punti), tallonata dal contante (24,2%, -1,5 punti). Se per riferimento si prende invece l’ammontare della spesa, i dispositivi mobili rimangono al primo posto, ma non di molto (25,6%, +2,2 punti), davanti a carta di debito 24,0% (+1,0%) e quella di credito (23,8%, +2,0%): a perdere in questo caso sono contante (-3,7 punti) e fattura (-2,4 punti).
È quanto emerge da una indagine realizzata dall’Università di San Gallo (HSG) e dalla scuola universitaria professionale di scienze applicate di Zurigo (ZHAW).
I piccoli acquisti
Da sottolineare che nei negozi stazionari monete e banconote (28,2%, -1,7 punti) rimangono il mezzo di transazione preferito, ma solo per un soffio: seguono carta di debito (28,0%, -2,1 punti) e dispositivi mobili (24,4%, +4,3 punti).
Un fattore importante nella scelta del metodo di pagamento è l’importo in gioco: la percentuale di pagamenti in contanti è massima per corrispettivi inferiori a 20 franchi e diminuisce costantemente più la spesa si fa ingente. Per i pagamenti superiori a 500 franchi la più gettonata è la carta di credito.
Lo smartphone è però molto popolare, indipendentemente dall’importo. «Nell’ultimo sondaggio è emerso per la prima volta che anche pagamenti molto piccoli, inferiori a 5 franchi, sono stati effettuati più frequentemente con il cellulare che in contanti», spiega Tobias Trütsch, economista presso l’HSG, citato in un comunicato.
Metodo molto sicuro
Come considerare questa tendenza? Ci sono anche problemi di sicurezza? Ne abbiamo parlato con Edoardo Beretta, professore titolare di Macroeconomia all’Università della Svizzera italiana (USI). «L’atto del pagamento digitale in sé - commenta - soprattutto nei punti vendita fisici, ma anche in quelli online, è tendenzialmente sicuro, anche se molto dipende da modalità di connessione di rete, stato di aggiornamento del dispositivo elettronico, autenticazione a più fattori e via dicendo. Certamente, tali device sono “finestre sul mondo” caratterizzate da opportunità ma anche rischi, entrambi derivanti dal fatto di essere collegati con l’esterno e particolarmente immediati nei loro processi».
Per quanto riguarda gli emittenti, cioè le società che gestiscono questi canali di pagamento, esiste un problema di solidità e di sicurezza? «È chiaro - illustra - che ciascun operatore ha le sue caratteristiche, anche se in generale i sistemi di pagamento utilizzati in Svizzera paiono piuttosto sicuri. Il tema è forse un altro: solo cartamoneta e monete di conio sono “moneta di banca centrale”, cioè di diretta emissione dell’istituto bancario centrale e detenibile da soggetti economici diversi dalla banche (come appunto i consumatori). Tutto il restante “panorama” è “moneta di banca commerciale”, ovverosia riconducibile a singoli istituti bancari».
Ma questo fa la differenza? «Dipende - risponde - dalla situazione economica: certamente, l’eccessivo affidamento a singole forme di pagamento, che nel caso di quelle digitali dipendono da questioni come il corretto approvvigionamento energetico, il funzionamento dei sistemi di pagamento e via dicendo, non è mai consigliabile in un’ottica di diversificazione dei rischi».
Educare a un uso corretto
Si parla spesso dell’eccessivo indebitamento di alcune famiglie, che utilizzano la carta di credito per arrivare alla fine del mese. Questo fenomeno può peggiorare con l’uso di questi nuovi canali di pagamento? «Nel tempo - rileva Edoardo Beretta - vi sono stati diversi studi che hanno evidenziato come i pagamenti digitali, soprattutto laddove permettano di acquistare “a credito” e vengano utilizzati senza particolari conoscenze finanziarie, possano contribuire al sovraindebitamento dei soggetti economici. Tale risultato non sorprende, essendo gli individui da tempi remoti ancora legati alla “fisicità” della moneta. Per capirci: quando si paga in contanti, gli individui percepiscono più facilmente il progressivo “alleggerirsi” del portafoglio come un segnale di spesa da monitorare per evitare di rimanere senza banconote e, quindi, almeno temporaneamente, capacità di spesa».
«Tale principio - prosegue - ricorda il gesto delle “mani vuote”, che si fa con i bambini piccoli o anche con gli animali domestici, per indicare che qualcosa è “finito” e quindi non lo si può più avere. È, quindi, fondamentale che i consumatori sfruttino la caratteristica di maggiore tracciabilità degli strumenti di pagamento digitali per verificare con regolarità il proprio regime di spesa».
Gli strumenti di pagamento continuano ad evolvere. In Cina ora è possibile pagare facendo passare il palmo della mano su un sensore. Quindi dal contante si è passati alle carte di credito, poi agli smartphone e ora alla lettura del palmo della mano. Secondo lei quest’ultimo modo di pagamento verrà adottato anche in Svizzera? «Credo (e spero) di no, anche se la risposta la potranno dare solo i consumatori. In altre parole, sono gli individui con le loro preferenze di pagamento a stimolare il settore tecnologico a sviluppare (o meno) nuove modalità».
«Velocizzazione estrema»
«Il fatto - conclude Edoardo Beretta - che tali forme di “velocizzazione estrema” dei pagamenti mediante dati sensibili quali appunto la lettura del palmo della mano oppure il riconoscimento del viso trovino spesso il favore di Paesi, in cui la tendenza al controllo della società è già spiccata, oppure provengano dalle Big Tech, dovrebbe forse indurre ad una riflessione approfondita. Nel campo degli strumenti di pagamento i prossimi possibili sviluppi possono essere previsti nei pagamenti biometrici, che comprendono le impronte digitali, la scansione dell’iride, il riconoscimento facciale o vocale, e via dicendo. Questi rappresentano, senz’altro, la nuova frontiera».