Confederazione

Altre cento richieste di risarcimento per le vittime di collocamenti coatti

Ancora numerose le domande di indennizzo giunte dopo la scadenza del termine da parte di persone che furono vittime di "misure coercitive a scopo assistenziale"
Archivio CdT
Ats
08.03.2019 12:44

BERNA - Un centinaio di richieste di risarcimento da parte di ex vittime di collocamenti coatti sono pervenute alla Confederazione dopo la scadenza del termine fissato al 31 marzo 2018. Berna le accetterà solo in casi eccezionali, ha indicato oggi a Keystone-ATS Raphael Frei, portavoce dell'Ufficio federale di giustizia (UFG), confermando informazioni dei giornali CH-Media.

Le richieste presentate entro il tempo prestabilito da parte di ex cosiddetti "Verdingkinder" - bambini e adolescenti vittime di "misure coercitive a scopo assistenziale" fino all'inizio degli anni '80 - sono state quasi 9000. Già un anno fa l'UFG aveva comunicato che il termine non sarebbe stato prorogato. Le richieste pervenute in ritardo - ribadisce - saranno esaminate solo in casi assolutamente eccezionali, per esempio se il termine è stato superato a causa di una grave malattia fisica o psichica del richiedente.

Il consigliere nazionale socialista di Basilea Città Beat Jans aveva chiesto in dicembre in una mozione al Consiglio federale di prolungare il termine sino a fine 2022, ma il governo si è detto contrario, temendo che se lo facesse i 300 milioni di franchi messi a disposizione per i risarcimenti non basterebbero. Inoltre una simile proroga andrebbe contro il desiderio delle stesse vittime di un rapido esame delle richieste.

Lunedì prossimo informerà sullo stato dei suoi lavori la commissione di esperti incaricata di riesaminare la storia degli internamenti amministrativi disposti prima del 1981, commissione istituita nel novembre 2014 e presieduta dall'ex consigliere di Stato zurighese socialista Markus Notter. Sarà tra l'altro presentato il risultato di una inchiesta scientifica su quanto avvenuto dal punto di vista delle vittime.

Fino al 1981 - rammenta l'UFG sul suo sito internet - decine di migliaia di bambini e adolescenti furono collocati su decisione amministrativa in aziende artigianali o agricole dove erano considerati come manodopera a basso costo, in istituti severamente gestiti o addirittura in penitenziari, talvolta senza decisione giudiziaria. In questi istituti "hanno patito violenze fisiche e psichiche, sfruttamenti, maltrattamenti e abusi sessuali allora separati dai loro genitori e dei fratelli".

Le donne potevano vedersi costrette ad abortire, a farsi sterilizzare o a dare in adozione il proprio figlio o figli. Alcuni bambini e adolescenti - scrive ancora l'UFG - sono stati collocati in istituti o centri medici dove hanno subìto sperimentazioni farmacologiche o sono stati sottoposti a test con sostanze sconosciute e medicalizzazione forzata.

Molte di queste persone vivono tuttora in condizioni di difficoltà finanziarie o psicologiche a causa degli abusi, delle umiliazioni e della stigmatizzazione di cui sono stati oggetto per decenni. Secondo le stime del governo le persone ancora in vita che hanno subito collocamenti coatti dovrebbero essere tra 12'000 e 15'000.

Alla fine del 2014 l'imprenditore Guido Fluri ha consegnato una iniziativa popolare per la riparazione che chiedeva 500 milioni di franchi per le vittime. A distanza di neanche due anni le Camere hanno approvato un controprogetto indiretto che prevedeva un fondo per il contributo solidale di 300 milioni, in modo da poter destinare a tutti un contributo solidale di un massimo di 25'000 franchi.