Arrocco Cassis-Berset? C’è chi frena e chi spinge

L’elezione del Consiglio federale, o anche di un solo nuovo membro, può diventare l’occasione per una rotazione dei dipartimenti. Oggi si riunisce per la prima volta il Governo rieletto mercoledì. Una discussione su un’eventuale ripartizione verrà affrontata solo se almeno un consigliere federale ne fa esplicitamente richiesta entro la sera precedente la seduta. Se nessuno si fa avanti i lavori procedono secondo programma. In caso contrario, se ne discute e si cerca di trovare una soluzione, che non necessariamente può soddisfare il o i diretti interessati. L’unico cambiamento ipotizzabile, sempre che venga messo all’ordine del giorno, è un arrocco fra Alain Berset e Ignazio Cassis. La sinistra non ha mai nascosto la sua ostilità alla linea adottata dal ministro degli Esteri ticinese, che nel 2017 aveva preso il timone del DFAE dopo l’era Burkhalter, e spinge per un cambiamento. Al tempo stesso, Berset è titolare da otto anni del medesimo dipartimento (il più grosso insieme al DATEC di Simonetta Sommaruga) e potrebbe essere intenzionato a cambiare aria. Una parte della stampa, in particolare quella appartenente al gruppo Tamedia, sta facendo pressione per un’operazione in questo senso.
Sentore di stabilità
Cassis ha già dichiarato con largo anticipo che intende restare dov’è. In un’intervista rilasciata al Corriere del Ticino del 26 ottobre aveva detto che vorrebbe concludere al DFAE un lavoro che richiede dieci anni. Il ministro ticinese ha incassato l’aperto sostegno della collega di Governo Karin Keller-Sutter. Intervistata dalla SRF, ha detto innanzitutto di non attendersi cambiamenti, perché tutti i colleghi sembrano intenzionati a tenersi i loro dipartimenti. In ogni caso «è buona cosa se Cassis continuerà a dirigere gli Affari esteri». Secondo Keller-Sutter «non si può sempre puntare su un solo consigliere federale. I consiglieri federali sono lì per sostenersi a vicenda. Nella politica europea, è chiamato in causa l’intero Governo».
L’attacco del PPD
A rilanciare le speculazioni sui dipartimenti è stato il presidente del PPD Gerhard Pfister (cfr. CdT di ieri) che ha chiesto la sostituzione del segretario di Stato Roberto Balzaretti (caponegoziatore sull’accordo quadro con l’UE) e auspicato da Cassis, qualora venisse confermato alla testa degli Esteri, più leadership. Richiesta, quella relativa a Balzaretti, subito rispedita al mittente da Cassis, che ha ribadito il suo sostegno al diplomatico ticinese (CdT di ieri), «che svolge un ottimo lavoro e gode della mia piena fiducia». Favorevole ad un arrocco fra Cassis e Berset è il consigliere nazionale Marco Romano, convinto che una rotazione dei dipartimenti possa soltanto avere effetti «salutari».
«Servono scossoni»
«Ci sono due dossier centrali: la questione dei rapporti con l’Europa e la previdenza. E sono tutti e due incagliati. L’accordo quadro, così com’è, è morto. Serve un input, che può venire da una diversa gestione politica, da parte di una nuova figura. Idem per il discorso sulle pensioni. Berset ha perso una votazione popolare e ha difficoltà a sostenere nuove idee. Viceversa, Berset si è già mosso bene a livello europeo nell’anno presidenziale, mentre Cassis prima di entrare in Governo si era occupato dei temi relativi alla previdenza e alla sanità». Ma davvero basta un semplice avvicendamento di persone per risolvere questi dossier? «Non è solo una questione di rapporti interni al Governo. È fondamentale il dialogo con tutti gli attori coinvolti. Avere nuove persone al tavolo rende più semplice riaprire certe discussioni e generare nuove dinamiche. Servono scossoni». C’è anche un problema del PPD con Cassis? «No. Vogliamo aiutare il Consiglio federale, affinché si facciano progressi su due dossier importanti ».