Attentato di Zugo: due consiglieri di Stato ricordano la strage

I due consiglieri di Stato zughesi Heinz Tännler (UDC) e Beat Villiger (Alleanza del Centro) ripercorrono gli attimi di paura vissuti dai granconsiglieri durante l’attentato al Parlamento di Zugo di vent’anni fa e raccontano come hanno affrontato le conseguenze.
La mattina del 27 settembre 2001 il Gran Consiglio era riunito per la sessione ordinaria di fine mese, quando Friedrich Leibacher, un forsennato in rotta con le autorità locali, irruppe nella sala armato fino ai denti e sparò all’impazzata. Nel bagno di sangue perirono undici membri del Parlamento e tre del Governo. Dei quindici feriti diversi erano in sospeso tra la vita e la morte.
Tännler, attuale direttore delle finanze, afferma ora che «in tutti questi anni sono riuscito ad acquistare una certa distanza con i fatti». Ma anche a vent’anni di distanza egli è in grado di descrivere dettagliatamente come ha vissuto quei momenti: un deputato socialista è corso nell’aula e ha gridato «tutti al coperto!». «Mi sono gettato sotto il podio della parte sinistra dell’aula», racconta a Keystone-ATS il 61enne che è riuscito in questo modo a mettersi in salvo. Le immagini del bagno di sangue sono ancora vivide.
Al colloquio con l’agenzia di stampa è presente anche Villiger, attuale responsabile della sicurezza in seno all’esecutivo. Quando si riunisce l’attuale Parlamento, i due sono gli unici in aula ad aver vissuto in prima persona quei momenti drammatici. Villiger ricorda: «in quell’attimo mi sono congedato dalla vita». Poi nella sua mente sono comparse le immagini dell’11 settembre, con le persone che si sono gettate dal World Trade Centers. Anche lui si è lanciato da un’altezza di sette metri, fratturandosi tra l’altro tre vertebre lombari.
Sono momenti toccanti, quando i due raccontano della loro terribile esperienza. «Beat, credo che sia la prima volta da quando sediamo insieme in governo che ci scambiamo esperienze sull’attentato», dice Tännler. Entrambi sono nell’esecutivo dal 2007; in precedenza sono stati membri del Parlamento per molti anni.
Il fatto che finora i due non si sono mai intrattenuti sulla questione è certamente dovuto all’atteggiamento di Tännler che, già a partire da poche settimane dopo l’accaduto, non ne ha più parlato con nessuno, ad eccezione della sua famiglia. «Volevo andare avanti, tornare alla normalità.»
Villiger ha scelto un’altra strategia per convivere con quanto vissuto: di tanto in tanto ne parla con amici o ex granconsiglieri presenti in aula quel giorno. Il 64enne afferma di essere diventato molto più emotivo, di «avere la lacrime facile». Sentir parlare di un altro attentato lo tocca molto. Nelle prime settimane dopo i fatti «semplicemente non esistevo»: egli sentiva un vuoto infinito e ha messo su carta quanto successo per sé stesso, ma poi non ha mai letto quelle parole. In ogni caso, il tempo cura le ferite, ha aggiunto.
Entrambi hanno tratto beneficio dalla solidarietà nella popolazione. Anche le messe funebri hanno aiutato. Ma da allora Tännler non ha mai più partecipato a una cerimonia di commemorazione. A suo avviso è arrivato il momento di riflettere su come Zugo voglia trattare la ricorrenza in futuro; a questo proposito le opinioni divergono. In occasione del 20esimo anniversario è prevista una cerimonia ecumenica cui parteciperà anche il presidente della Confederazione Guy Parmelin.
L’agenda della politica cantonale è tornata presto a una certa normalità, affermano i due. Mentre per quanto riguarda la sicurezza, molto è cambiato. L’aula del Gran Consiglio è stata ristrutturata; nel 2003 il Parlamento ha autorizzato una spesa di 7,5 milioni di franchi per migliorare la sicurezza delle autorità, dell’amministrazione e dei tribunali.
Tännler sostiene che il suo senso personale della sicurezza non è stato minato a causa dell’attentato. Villiger concorda, anche se - ammette - si verificano sempre situazioni che lo spaventano: un bicchiere che cade a terra, una finestra che sbatte. Il collega democentrista non vuole invece più sedere rivolgendo le spalle alla porta e afferma di avere ormai un altro rapporto con la morte e la finitezza - una cosa che realizza nuovamente ora, con la pandemia.
«Oggi sarebbe molto più difficile compiere un attentato del genere», rileva il direttore della sicurezza. Inoltre secondo Tännler l’atteggiamento nei confronti di cittadini arrabbiati è diverso, più sensibile e premuroso: «se qualcuno mi telefona in ufficio ascolto in ogni caso cosa ha da dire». Anche Villiger afferma di prendersi regolarmente tempo per cercare il dialogo con simili persone. Eppoi lo scambio con la polizia è stato migliorato e la legge sulle armi inasprita.
Nel cantone vi sono tra dieci e venti individui da tenere sott’occhio, una cifra aumentata negli ultimi anni, verosimilmente anche perché dopo l’attentato sussiste una maggiore sensibilità.