La storia

Bello pedalare, e non c’è da sudare

Rubbee permette di trasformare qualsiasi dueruote in una bicicletta elettrica: «E il costo è nettamente inferiore se paragonato a quello di una e-bike» afferma il rivenditore Flavien Cassier
© Rubbee
Marcello Pelizzari
13.04.2021 15:57

Sotto questo sole è bello pedalare, sì. Ma c’è da sudare. Ricordate Francesco Baccini e i Ladri di Biciclette? Il brano, fortunatissimo, è del 1990. Oltre trent’anni dopo, però, l’orizzonte è cambiato. Grazie alle cosiddette e-bike, ma anche a un prodotto che trasforma qualsiasi dueruote «normale» in una bicicletta elettrica. Parliamo di Rubbee, un sistema facilissimo da installare e dalla resa clamorosa. Esiste in tre versioni, che differiscono per autonomia e velocità di punta. E promette, appunto, la spintarella necessaria per pedalare senza sudare. In Svizzera, soprattutto in Romandia, Rubbee sta spopolando. Tant’è che il rivenditore ufficiale sta aspettando con ansia le nuove consegne dal produttore, attese per maggio.

Ai tempi erano i camion

Rubbee non è una novità in senso stretto. Il sistema, infatti, fu brevettato nel 2013. E fu finanziato tramite Kickstarter, il famoso portale web per cercare finanziamenti. «L’idea è venuta a un giovane che lavorava in una società lituana specializzata nell’elettrificazione dei camion» spiega Flavien Cassier, cofondatore e CEO di DIGnGO, sito dedicato alle vacanze in bicicletta e, parallelamente, rivenditore per la Svizzera di Rubbee. «Quel giovane, ad un certo punto, disse: mi piacerebbe elettrificare la mia bici. Detto, fatto. Si è lanciato in questo progetto e ha funzionato. Da parte nostra, abbiamo notato un interesse che andava oltre il discorso professionale. Ovvero, abbiamo capito che il prodotto poteva interessare a tutti e non soltanto alla nostra azienda. E così ci siamo offerti per essere i rivenditori a livello svizzero. Rubbee risponde a un preciso bisogno della popolazione. La scorsa stagione abbiamo venduto 3-400 unità, ora stiamo aspettando i nuovi motori ma le richieste sono già parecchie».

Per una e-bike con le stesse prestazioni dovresti spendere almeno duemila franchi

Un vantaggio doppio

Un bisogno, va da sé, legato a doppio filo alla riscoperta della mobilità lenta. Meno stressante e più vicina all’ambiente rispetto all’automobile. «Rispetto alle bici elettriche vere e proprie – prosegue Cassier – c’è un vantaggio non indifferente: non devi compare appositamente una bicicletta. Il sistema, come detto, si adatta a qualsiasi bici normale tranne le fat bike. E c’è anche un vantaggio in termini di costo: per avere le stesse prestazioni con una e-bike dovresti spendere almeno duemila franchi. Il motore più performante di Rubbee, quello con tre batterie, costa invece meno di 900 franchi».

L’interesse per questa soluzione, diciamo così, ibrida è forte. «Se ne sta parlando anche in Australia e Nuova Zelanda, mentre in Svizzera riceviamo feedback positivi dai nostri clienti. Il sistema si monta facilmente, non dà problemi, è affidabile. Diverse persone, poi, ci contattano perché pensano siamo il fornitore. Abbiamo ricevuto richieste da Canada, Stati Uniti, perfino Iran. Ma in questo caso, beh, possiamo fare poco: inoltriamo il tutto produttore».

Fra ambiente e mobilità

Scegliere la mobilità lenta, oggi, significa abbracciare la questione ambientale. «Sicuramente la nostra clientela è sensibile al cambiamento climatico, in particolare nelle fasce più giovani» ribadisce Cassier. «C’è, però, anche un discorso di comodità. Molte persone scelgono la bici per muoversi in città, quindi in un contesto urbano. La gente, al di là dell’inquinamento, è stufa di vedere automobili. Di vedere traffico. E percorre sempre meno chilometri con la macchina. Con Rubbee chiunque può spostarsi comodamente e velocemente. Anche prima, magari, le persone sceglievano la bicicletta per andare al lavoro. Ma arrivavano in ufficio sudate e necessitavano di una doccia. Ora, con questo sistema, possono arrivarci sì pedalando ma senza faticare troppo. Con Rubbee, è chiaro, uno può spostarsi anche in campagna o addirittura in montagna. Ci sono dei pensionati, ad esempio, che prendono e si fanno 3-4 chilometri per andare dal loro panettiere preferito. Ma l’utilizzo primario del sistema è pensato per città come Losanna, Ginevra o ancora Lugano».

Pedalare senza sudare, dicevamo. Ma attenzione: «Bisogna comunque muovere i pedali a una certa velocità, almeno 5 km/h, altrimenti il sistema non entra in funzione. Non è una moto, ecco. Bisogna compiere comunque un minimo sforzo». Quanto alle varie opzioni a disposizione, Cassier precisa che «un buon 85% della clientela acquista il sistema con tre batterie» grazie al quale è possibile raggiungere una velocità di 32 km/h. «Ma volendo si può bloccare la velocità a 25 km/h, così non è necessario munirsi di targa come prevede il regolamento stradale. C’è un altro vantaggio di cui finora non avevo parlato: in discesa, il sistema si ricarica e permette di guadagnare qualcosa».

Resta da capire se, al netto dell’interesse crescente per la mobilità lenta, strade e corsie pensate appositamente per i ciclisti sono sufficienti. «Se penso al Vaud, dove risiedo, direi che il problema non si pone» conclude Cassier. «Il confinamento dello scorso anno, per dire, ha dato un’ulteriore spinta. Città e comuni hanno dipinto e creato sempre più corsie ciclabili nel contesto urbano. Anche in Ticino, sì. E nel Vaud, ancora, diversi comuni sovvenzionano Rubbee».