Rivelazioni

Berset non ne sapeva nulla? La politica ora vuole risposte

Le Commissioni della gestione del Parlamento vogliono fare luce sulla vicenda della fuga di notizie al Blick – Marti ha ipotizzato anche un tentativo di destabilizzazione ai danni di Cassis – Chiesa: «Rischio di una crisi nel Governo»
©ALESSANDRO DELLA VALLE (Keystone)
Luca Faranda
17.01.2023 06:00

Alain Berset era davvero all’oscuro di tutto? Il suo «braccio destro» ha agito in modo indisturbato alle sue spalle? Quante altre rivelazioni scomode verranno alla luce nei prossimi giorni? Il presidente della Confederazione, da sabato, è sempre più nella bufera a causa delle «soffiate» di Peter Lauener - ex capo della comunicazione del Dipartimento federale dell’interno (DFI) - al gigante mediatico Ringier, di cui fa parte il Blick. Il gruppo CH Media nel weekend ha svelato i primi retroscena dello scambio di informazioni confidenziali tra Peter Lauener e il CEO di Ringier, Marc Walder. L’accusa è che in cambio di «soffiate» sulle misure proposte per contrastare il coronavirus, il Dipartimento di Berset riceveva come contropartita articoli acritici e un certo sostegno dai media del gruppo Ringier. Ieri, CH Media ha rincarato la dose, sostenendo che ci potrebbe anche essere stato un tentativo di destabilizzazione ai danni del consigliere federale Ignazio Cassis. 

Da Crypto alla pandemia

CH Media, grazie alle sue fonti, ha avuto accesso alle e-mail e soprattutto ai verbali degli interrogatori (ora il Ministero pubblico della Confederazione sta indagando anche su questa fuga di notizie) condotti dal procuratore pubblico straordinario della Confederazione Peter Marti per violazione del segreto d’ufficio. Un’inchiesta avviata dapprima per il caso Crypto (Lauener, sotto inchiesta insieme ad altri funzionari per aver trasmesso informazioni ai media, era anche stato imprigionato per alcuni giorni), che in seguito è stata allargata per chiarire eventuali altri possibili casi di violazione del segreto d’ufficio in relazione alla politica del Consiglio federale durante la pandemia. Il procuratore federale, nel corso dei suoi interrogatori, ipotizza che in passato - nell’ottobre 2020, sulla base di uno scambio di mail tra una giornalista del SonntagsBlick e l’ex capo della comunicazione del DFI - ci possa essere stato un tentativo di mettere in cattiva luce Cassis. La risposta di Lauener: «Non dico nulla». Anche lo stesso Berset, interrogato da Marti come persona informata sui fatti, non ha voluto prendere posizione sulla questione. Da sabato, il friburghese ha deciso di mantenere un profilo basso, limitandosi a condannare le «indiscrezioni illegali» del gruppo CH Media. Da noi contattato, pure il Dipartimento di Ignazio Cassis non ha voluto esprimersi sulla questione. Tutte queste fughe di notizie rischiano però di incrinare i rapporti in Consiglio federale. Berset quest’anno è presidente della Confederazione «e in quanto tale ha una responsabilità particolare per la collegialità e lo spirito di squadra all’interno di quest’organo», scrive CH Media, senza nascondere che probabilmente ci potranno essere altre rivelazioni nei prossimi giorni.  

Ringier si difende

Ringier, dal canto suo, ieri ha respinto le accuse secondo cui le notizie esclusive pubblicate dai suoi media durante la pandemia sarebbero state il risultato di contatti diretti tra il CEO Marc Walder e il DFI. Secondo i vertici del gruppo mediatico,che hanno inviato una mail interna ai dipendenti, all’origine delle notizie che anticipavano le decisioni del Governo ci sono unicamente fonti della redazione. Secondo Ringier, il fatto che il CEO di un gruppo editoriale mantenga contatti con personalità di spicco della politica, dell’economia, della società, della ricerca e della cultura è un fatto comune. Ritengono inoltre che ciò non abbia alcun influsso sulle notizie pubblicate. 

Rischio di connivenza

La domanda che ora tutti si pongono è se - e in che misura - Berset (che non è indagato) fosse a conoscenza di queste soffiate. «Solo i più ingenui possono credere che non fosse al corrente. Ma le cose sono due: o c’è davvero una crisi nella conduzione del Dipartimento - se il friburghese davvero non sapeva nulla - oppure rischia di esserci una connivenza», afferma il «senatore» ticinese Marco Chiesa, secondo cui «oggi la Svizzera ha un presidente della Confederazione estremamente fragilizzato. E ciò non è sicuramente nell’interesse del Paese». Il presidente dell’UDC è anche nella Commissione della gestione del Consiglio degli Stati, che all’inizio della prossima settimana si riunirà per parlare di questa vicenda. «Bisogna assolutamente fare luce e mi auguro che per una questione politica e istituzionale così importante si abbia la decenza di non trincerarsi dietro a scuse e a questioni giuridiche che potrebbero inficiare il processo di trasparenza. Sono fatti talmente gravi che bisogna prendersi la responsabilità di quello che si è fatto». Per le Commissioni della gestione (CDG) delle due Camere, che valuteranno i passi da compiere, le possibilità d’azione sono comunque limitate, visto che «rispettano il procedimento in corso del procuratore pubblico straordinario e la separazione dei poteri», spiega la presidente della commissione del Nazionale Prisca Birrer-Heimo (PS/LU) a Keystone-ATS.

Chieste le dimissioni

Nel frattempo, la pressione su Berset continua ad aumentare e dopo essere stato travolto dalle critiche per la terza volta nel giro di pochi mesi - dopo le questioni private relative al suo volo privato in Francia e nel caso della tentata estorsione (e del ruolo della procura federale) da parte di una donna - c’è chi chiede le sue dimissioni, come il consigliere nazionale Alfred Heer (UDC/ZH). Per Chiesa, tuttavia, è ancora presto: «Vorrei prima approfondire la questione, perché porterebbe a una crisi all’interno del Governo. Ad ogni modo, era un segreto di Pulcinella che un determinato media usciva costantemente con informazioni privilegiate e con articoli acritici per mettere pressione sul Governo e sull’opinione pubblica. Ma l’UDC lo diceva già in tempi non sospetti». Chiesa si chiede inoltre quali altri informazioni - oltre a Crypto e alle anticipazioni sulle misure legate al coronavirus - siano state trasmesse (e in che modo) dal dipartimento di Berset a Ringier ed eventualmente ad altri gruppi mediatici.