Bilaterali III: i partiti approvano la decisione del Consiglio federale, tranne l'UDC

Raccoglie pareri complessivamente favorevoli fra i partiti, tranne l'UDC, la decisione odierna del Consiglio federale di indire un referendum facoltativo, e non obbligatorio, sugli accordi bilaterali III con l'Unione europea. Se da più parti viene sottolineata la coerenza e costanza del Governo, il capogruppo democentrista alle Camere, Thomas Aeschi (ZG), parla addirittura di scelta «scioccante».
Secondo il consigliere nazionale zughese il passo intrapreso dall'esecutivo comprometterebbe la democrazia diretta svizzera, si legge in un post pubblicato su X. Con quattro voti a tre, il governo non ha voluto sottoporre alla maggioranza dei cantoni il «trattato di sottomissione con l'Ue», rincara la dose Aeschi.
Quest'ultimo punta inoltre il dito contro i consiglieri federali Elisabeth Baume-Schneider, Beat Jans, Martin Pfister e Ignazio Cassis, che hanno a suo dire votato per la sola maggioranza popolare, mentre Karin Keller-Sutter, Guy Parmelin e Albert Rösti si sarebbero opposti. Come noto, le votazioni in seno all'esecutivo sono però segrete.
Di tenore diametralmente opposto le prese di posizione di tutti gli altri partiti. Soddisfazione è stata espressa dal Centro, per bocca della consigliera nazionale Elisabeth Schneider-Schneiter (BL). Il governo lancia un segnale di continuità e coerenza politica, il tutto preservando il margine di manovra di parlamento e cantoni, rileva la basilese, anch'essa su X. Sullo stesso media, la formazione politica prende atto della decisione e afferma che «analizzerà in dettaglio i risultati dei negoziati, prenderà posizione e contribuirà in maniera costruttiva al dibattito».
Di coerenza parlano anche i Verdi liberali: il governo mantiene la linea di politica europea applicata fino ad ora, sostiene su X la capogruppo alle Camere Corina Gredig (ZH), che definisce la decisione «obiettiva» nell'interesse della sicurezza, della prosperità e dell'affidabilità. «È tempo di avanzare nelle nostre relazioni con l'Ue», aggiunge da parte sua la vice presidente del partito Céline Weber (VD), sempre su X.
Per il PLR è positivo che il Consiglio federale stia portando avanti attivamente i lavori sul dossier europeo, si legge in una nota inviata a Keystone-ATS. Il partito invita sostenitori e oppositori dei nuovi accordi a non perdersi in battaglie farsa e ricorda che sarà il Parlamento, in ultima analisi, a decidere la necessità o meno della doppia maggioranza, quella dei cantoni oltre a quella del popolo. Ciò che è rilevante - puntualizza la formazione - è il contenuto dei trattati.
Tutti i precedenti accordi stipulati con l'Unione europea sono stati sottoposti, in sede di votazione, solo alla maggioranza popolare, commenta su X il consigliere nazionale socialista Eric Nussbaumer (BL). L'affermazione per cui è necessaria anche quella dei cantoni è a suo dire un'invenzione degli oppositori. Nel suo messaggio, il basilese ricorda le intese sul trasporto aereo e su Schengen/Dublino, entrambe soggette a referendum facoltativo.
Secondo Nussbaumer, che fa parte della Commissione della politica estera del Consiglio nazionale (CPE-N), rivendicare la maggioranza dei cantoni è solo una manovra dei contrari per rendere più difficile democraticamente l'aggiornamento dei trattati.
Un plauso alla decisione del Governo giunge anche dai Verdi. «La Costituzione è chiara - un referendum obbligatorio non è previsto», rileva in un comunicato la loro vicepresidente, nonché vicepresidente della CPE-N, Sibel Arslan (BS). È positivo - aggiunge - che il governo si opponga all'attacco populista di destra sferrato dall'UDC allo Stato di diritto.