Birdstrike, un pericolo sempre presente nei cieli

Che cosa si intende, di preciso, per bird strike o birdstrike? La domanda e il termine hanno guadagnato, di nuovo, i titoli dei portali online (per tacere delle ricerche su Google) in seguito allo schianto del volo 7C 2216 di Jeju Air in Corea del Sud. E questo perché i piloti, poco prima della tragedia, avevano segnalato alla torre un possibile impatto con uccelli. Detto che, da solo, un bird strike non può spiegare un disastro simile, è interessante notare come il fenomeno, di per sé, sia frequente. Anzi, frequentissimo. Fra il 1990 e il 2019, come abbiamo già riportato, secondo le statistiche della Federal Aviation Administration statunitense ci sono stati qualcosa come 227.005 episodi nella sola America.
Il primo incidente documentato tra un uccello e un aereo a motore, spiega invece l'ENAC, l'Ente nazionale italiano per l'aviazione civile, avvenne in Ohio nel 1908. Un'altra epoca. Da allora, il settore si è chinato sulla problematica a più riprese. Senza scomodare l'impresa di Chesley Sullenberger, che nel 2009 riuscì ad ammarare nell'Hudson, a New York, dopo che il volo US Airways 1549 colpì uno stormo di oche canadesi mettendo fuori uso all'istante entrambi i motori, diversi scali in questi anni hanno adottato misure (anche importanti) per consentire ai piloti decolli e atterraggi in sicurezza. Amsterdam, ad esempio, aveva avviato un curioso progetto pilota. Piazzando, strategicamente fra due piste, su un terreno di due ettari pieno zeppo di scarti di barbabietole da zucchero, una ventina di maiali. I quali, presto, hanno trasformato la zona in un paradiso fangoso. Allontanando stormi di oche e altri uccelli che amano particolarmente la barbabietola.
E gli aeroporti svizzeri? Quali pratiche e soluzioni hanno adottato per far sì che aerei e uccelli non si incrocino? Soprattutto, qual è la portata dei citati birdstrike nel nostro Paese? Di che numeri parliamo? Abbiamo girato queste domande, come avevamo fatto poco più di un anno fa a margine dell'incidente all'aereo delle Frecce Tricolori all'aeroporto di Torino Caselle, direttamente agli scali.
Piccoli predatori al lavoro
Come da prassi, il più grande aeroporto della Confederazione, Zurigo-Kloten, non comunica i dati relativi ai birdstrike verso l'esterno. Ma, sottolinea la portavoce Bettina Kunz, «siamo in linea con la media europea». E i metodi per tenere a bada (o lontani) gli uccelli? Su tutti, spicca l'utilizzo di piccoli predatori come volpi e donnole, «specificamente incoraggiate a decimare la popolazione di topi di campagna e altri piccoli mammiferi», al fine di ridurre la disponibilità di cibo per gli uccelli da preda. E ancora: «Attorno alla pista 16/34 è presente anche una recinzione alta 40 centimetri. Lungo questa recinzione ci sono trappole vive per topi che le volpi possono aprire e svuotare con il muso e la zampa. Abbiamo anche costruito due tane artificiali per le famiglie di volpi sul terreno dell'aeroporto. Inoltre, la gestione dell'habitat in generale (ad esempio, la manutenzione dei prati o la regolazione del livello dell'acqua) riduce al minimo l'attrattiva dell'aeroporto per gli uccelli. Adottiamo anche misure attive contro gli attacchi degli uccelli durante i pattugliamenti, ad esempio dissuadendo gli uccelli con suoni bioacustici. Pure il fissaggio di fili e punte ai posatoi riduce l'attrattiva dell'habitat per i rapaci».
«È raro che una collisione causi danni importanti»
Da Zurigo a Ginevra-Cointrin, dove il numero di incidenti legati a un impatto con uccelli – ci spiega una delle responsabili della comunicazione dello scalo, Taline Abdel Nour – nell'ultimo decennio è oscillato fra 50 e 60 collisioni all'anno. Detto ciò, «raramente una di queste collisioni causa danni importanti a un aeromobile». Addirittura, «i piloti si accorgono raramente di un birdstrike» secondo la portavoce. «Spesso, piuttosto, sono le ispezioni in pista, che effettuiamo sei volte al giorno, a indicarci che c'è stato un impatto con uccelli. E questo perché ritroviamo le carcasse degli animali».
Quanto ai metodi anti-uccelli, l'aeroporto romando è piuttosto attrezzato: «Schieriamo agenti dedicati dall'alba al tramonto per monitorare il perimetro aeroportuale, utilizziamo allarmi sonori, laser e anche mezzi pirotecnici non letali» chiosa la nostra interlocutrice.
Tagliare l'erba? Solo una volta all'anno
Il Servizio comunicazione di EuroAirport, l'aeroporto di Basilea-Mulhouse-Friburgo, dal canto suo spiega che la prevenzione dei birdstrike da tempo «è una delle priorità dello scalo in materia di sicurezza aerea». Di riflesso, «è stato istituito un servizio specifico per combattere in modo proattivo questo rischio nel rispetto dell'ambiente e della fauna selvatica in particolare».
Sono due, essenzialmente, i modi per tenere gli uccelli lontani dalle piste, prosegue il Servizio comunicazione. Il primo: una gestione efficiente degli spazi verdi. «A EuroAirport, gli spazi verdi vengono tagliati una sola volta a fine anno, a eccezione dei bordi delle piste, che devono essere tagliati più spesso per motivi di sicurezza. Lo sfalcio unico e tardivo favorisce la biodiversità e aiuta le api e altri insetti a trovare cibo. Inoltre, questa pratica favorisce la nidificazione di specie di uccelli che prediligono gli spazi aperti come l'allodola e ha un effetto positivo sulla riduzione del rischio di birdstrike, poiché le specie di uccelli più grandi come i rapaci o i trampolieri generalmente evitano l'erba alta». Il secondo: l'uso di allarmi sonori per spaventare gli uccelli. «Il personale del Servizio di prevenzione dei pericoli per gli animali di EuroAirport utilizza principalmente suoni emessi da altoparlanti o cartucce a percussione».
