Svizzera

Burocrazia alle stelle: l’economia svizzera chiede interventi immediati

Quattro grandi associazioni denunciano costi evitabili per 30 miliardi l’anno e sollecitano il Consiglio federale a tagliare regolamenti, digitalizzare i processi e alleggerire il carico su PMI e agricoltura entro fine legislatura
©Chiara Zocchetti
Ats
24.11.2025 10:59

Le associazioni economiche e agricole hanno lanciato oggi l'allarme sulla burocrazia e hanno chiesto alla politica di intervenire. Economiesuisse, l'Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM), l'Unione svizzera degli imprenditori (USI) e l'Unione svizzera dei contadini (USC) hanno chiesto in una conferenza stampa al Consiglio federale e al Parlamento "interventi concreti" entro la fine della legislatura.

Secondo una recente ricerca condotta dalla società di consulenza Volkswirtschaftliche Beratung e dall'istituto Ifo, oltre 30 miliardi di franchi di costi burocratici potrebbero essere evitati ogni anno se le autorità rendessero i processi più efficienti e implementassero maggiormente soluzioni digitali. Gli oratori hanno ricordato che paesi come Svezia e Danimarca hanno già adottato standard di efficienza molto più elevati.

L'accumulo di norme ha effetti concreti sull'economia: nella precedente legislatura il Parlamento ha modificato o creato 203 leggi e ordinanze, è stato fatto notare. A metà dell'attuale legislatura, la tendenza resta "chiaramente" all'aumento della burocrazia. Lo studio evidenzia che, se la Svizzera avesse ridotto le procedure amministrative al ritmo di altri Paesi comparabili, il PIL pro capite sarebbe oggi circa il 5% più alto.

Secondo le associazioni economiche e agricole, una riduzione significativa dei carichi amministrativi libererebbe l'equivalente di oltre 55'000 posti di lavoro a tempo pieno, oggi assorbiti da compiti non produttivi.

Ad agosto, il Consiglio federale ha chiesto a diversi dipartimenti di elaborare proposte per alleggerire le regolamentazioni esistenti e rivedere alcuni progetti in corso. Con la conferenza stampa odierna, le quattro associazioni chiedono che si passi dalle parole ai fatti.

Citato in una nota, il presidente di Economiesuisse Christoph Mäder sottolinea la necessità di digitalizzare completamente i rapporti tra imprese e amministrazione, di fermare l'introduzione di nuove regole legate alla sostenibilità e rivedere diverse norme ambientali ed energetiche. Fabio Regazzi, presidente dell'USAM, ricorda che le PMI soffrono più delle grandi aziende in un sistema amministrativo diventato troppo pesante e che migliorare l'esecuzione non basta: occorre "combattere la regolamentazione intrinsecamente superflua".

L'USI condivide questa analisi: il presidente Severin Moser afferma che la Svizzera non è più un modello in materia di aliquote fiscali e auspica una riforma strutturale del primo pilastro, anziché aumentare tasse e contributi per compensare l'invecchiamento demografico.

Dal fronte agricolo, Markus Ritter, presidente dell'USC, denuncia esigenze burocratiche che frenano gli investimenti sostenibili, citando in particolare i vincoli alla costruzione di serre o tunnel in plastica, strumenti considerati efficaci per aumentare la produzione e ridurre i rischi legati al clima.

Per le quattro associazioni, ridurre la burocrazia non è un obiettivo fine a sé stesso: meno regole migliorano il benessere, aumentano la competitività e le entrate fiscali nel lungo periodo. Un'economia più snella attira investimenti, favorisce nuove imprese e crea posti di lavoro stabili. Per questo è necessaria una riduzione complessiva della burocrazia in Svizzera, sostengano Economiesuisse, USAM, USI e USC.